6. Come stelle danzanti (Pt. 2)

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Il giorno seguente, Stefano si svegliò con un terribile mal di testa, dovuto a una notte tormentata da mille pensieri.
Dopo una lunga riflessione, era deciso a parlare con Leah. Certo, tutto poteva avere una semplice spiegazione, ma avrebbe rischiato. 

Avrebbe rischiato di fare la figura dell'idiota con un'estranea, affidandosi solo alla fede che aveva in uno sguardo.

Stava considerando molto, basandosi su molto poco. 

Mentre superava il terzo isolato, ripeteva mentalmente cosa avrebbe potuto dirle, per scoprire se Leah fosse proprio come lui, per scoprire se avesse finalmente trovato qualcuno con cui aprirsi.

Al momento, quella ragazza oscillava dall'essere una luce in un mondo grigio, all'essere un ennesima falsa speranza; e purtroppo Stefano ne era consapevole.

Arrivò a scuola ben dieci minuti prima del suono della campanella, affinché il suo intento potesse andare a buon fine.
Iniziò a guardarsi intorno, cercando di scorgere la ragazza. 

Era salito al secondo piano, ed aveva controllato all'interno delle aule, ma nessuna traccia di Leah. Scese di nuovo le scale, si avviò verso la segreteria, per chiedere informazioni.

Era probabile che seguisse soltanto il corso, senza frequentare le altre lezioni... Eppure non aveva senso. 

Stefano si fermò davanti l'ufficio della scuola, dove all'interno sedeva una delle collaboratrici.

«Buongiorno. Come posso aiutarti?» chiese la signora seduta, mentre sorseggiava un bicchiere di caffè. 

«Buongiorno. Sì, la ringrazio. Avrei bisogno di sapere...» per un attimo Stefano si fermò. 

Non poteva chiedere informazioni su un altro studente. Rifletté in fretta poi continuò: 

«Avrei bisogno di sapere, da parte del Prof. La Rocca, se una nuova studentessa abbia firmato correttamente i moduli di integrazione» spiegò. 

La donna attese, poi si alzò dalla sedia. 

«Certo. Nome?» chiese mentre ispezionava alcune pile di documenti. 

«Johnson Leah» rispose Stefano. 

La collaboratrice alzò le sopracciglia, e prese una cartella: 

«Oh, la studentessa americana. Comunque, ecco qua» concluse, mentre posava i documenti sul tavolo. 

Stefano li raccolse, e ringraziò la donna, mentre si dirigeva di corsa verso il retro del cortile, dove avrebbe potuto leggere indisturbato.

Arrivato, si sedette sopra un muretto, con la cartella in mano.

 Per un attimo pensò di fare uno sbaglio, un grande sbaglio. 

'Voglio solo sapere se seguirà le lezioni, non sto commettendo un omicidio' pensò Stefano, giustificandosi. 

Aprì la cartella, e il primo documento che trovò era il modulo di trasferimento, con una firma in basso : "Marco Johnson" che probabilmente doveva essere il padre, e probabilmente aveva origini italiane.
Allegato, c'era un permesso speciale per alcune zone di scavo specifiche nel territorio etneo.

Stefano si chiese come fosse possibile che una ragazza avesse accesso alle zone di scavo più importanti della Sicilia, dopotutto, aveva diciassette anni. 

La luce oltre il muro - Racconti e PoesieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora