Epilogo

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Epilogo

Mattina, un altro giorno aveva inizio, un altro giorno identico a quelli precedenti.
Si guardò intorno sbuffando, perché non riusciva a ricordare ciò che era successo appena due mesi prima?
I ricordi erano confusi e frammentati: perché si trovava ad Hogwarts, nella Sala Grande?
Perché era in compagnia di Michael e Sophie?
Perché aveva l'impressione di dimenticare una cosa importante, per lui così fondamentale?
Si passò le mani sul viso, trattenendo un urlo: voleva ricordare, subito.
Non riusciva più a reggere quella sensazione di vuoto e mancanza che provava nel cuore, eppure fino a due mesi prima lui era riuscito a riprendersi, era riuscito a scavalcare quel baratro enorme in cui stava per cadere.
Era tornato da un punto di non ritorno quando ormai nessuno riusciva più a risollevarlo.
Si alzò affranto da quel letto, ormai troppo scomodo per il suo corpo. Anche quella sera aveva sognato, era qualcuno di importante, o almeno aveva percepito quella sensazione di felicità che tanto aveva agognato fino a quel momento.
Come ogni mattina seguì la solita routine: doccia, colazione e l'apertura del negozio.
Con l'inizio dell'anno scolastico c'era stato il boom delle vendite, scherzi di ogni tipo venivano comprati in continuazione  e spesso si era ritrovato a dover riempire gli scaffali tre volte in un giorno.
Con la riapertura di Hogwarts sia Ron che Ginny avevano dovuto lasciarlo da solo in negozio, ogni tanto vi si recava Bill giusto per fare ciò che poteva nel suo tempo libero.
A volte si domandava... sarebbe mai riuscito a portarlo avanti senza l'aiuto del suo gemello?
Sarebbe mai riuscito a rendere duraturo quel sogno che tanto avevano agognato e realizzato?
Era un carico pesante solo per lui.
La campana posta sulla porta del negozio si aprì "Benvenute" esclamò sorridendo, da quel giorno ad Hogwarts quella donna  quella bambina, Sophie, si erano recate spesso lì per capriccio della piccola.
"Ciao George!" esclamò la piccola allegra portandogli la solita coroncina di fiori, questa volta dalle sfumature simili alla notte "Sono delle viole nere" proferì la donna "Sono tra i fiori preferiti di Lucy" sussurrò la bambina tirandogli la manica del completo elegante.
"Lucy...?" chiese lui confuso, perché la testa gli doleva tanto.
"Sì, Lucy, mia sorella" rispose ovvia, come se entrambi la conoscessero perfettamente.
"Non le dar retta, ultimamente parla spesso di questa Lucy, penso sia una persona immaginaria"
"Non è vero nonna! Lucy esiste, perché non la ricordate?" urlò con le lacrime agli occhi la bambina, eppure... a quel nome George aveva avuto come una scossa nostalgica all'interno del suo cuore.
Una scossa che lo faceva tremare, perché queste sensazioni?
"Tu la ricordi, vero? Vero?"
"Io..."
"Andiamo Sophie, George deve lavorare"
"Ma lui voleva bene  a Lucy, come lei gliene voleva a lui. Lucy ha promesso di tornare, so che tornerà" urlava in lacrime, disperata, Sophie mentre la nonna la portava via.
Lucy... Lucy... perché aveva la sensazione che lei esistesse sul serio?
La sensazione di averla conosciuta e di aver vissuto con lei cose importanti.
Perché non riusciva a ricordare?
Che fosse collegata ai suoi ricordi confusi?
Scossè la testa, cercando di non pensarci, tornando al suo lavoro.

Era quasi ora della chiusura, il cielo esterno si stava scurendo lasciando spazio al colore notturno proprio come quello di quei fiori.
La strada era semideserta, se non per qualche negoziante che chiudeva il proprio negozio, proprio come lui in quel momento.
Alcuni passi risuonavano leggeri per la strada, attirando la sua attenzione.
Si girò mentre la figura minuta di una persona si avvicinava a lui. Le luci dei lampioni illuminarono la ragazza in questione lasciandolo sconvolto e senza fiato.
"Lucy..." e tutto sembrò farsi chiaro: i ricordi, la sensazione di calore intorno al cuore, la nostalgia spazzata dalla gioia e le lacrime che scivolavano copiose sul viso di lui.
"Sono tornata, George" rispose lei in un sorriso allegro, come mai le aveva visto in viso.
I vestiti di quel giorno, quella maglia e quel pantalone ormai rovinati dal tempo e dalla polvere, il viso sporco ed i capelli arruffati ma nonostante tutto sul viso aveva quel sorriso che le illuminava tutto, mettendo in secondo piano lo stato pietoso in cui si trovava.
In poche falcate la raggiunse, avvolgendola in un abbraccio caldo "Bentornata, Lucy" sussurrò al suo orecchio per poi tornanre dritto davanti a lei, con le mani poggiate sulle sue spalle "Ho avuto così paura di perderti... e alla fine, ti avevo perso"
"Ma ora sono qui"
"Non farlo mai più, promettimelo"
"Promesso"
"Ora andiamo dagli altri, saranno felici di rivederti" ma Lucy lo fermò, tirandogli una manica "Aspetta, devo dirti una cosa"
"Cosa?"
"Grazie di tutto, George" sussurrò baciandogli una guancia per poi sorridergli allegra.
Anche lui sorrise prendendole il viso tra le mani "Grazie a te, Lucy" rispose posando le sue labbra con quelle di lei.

"Come hai fatto a tornare?" chiese Michael stringendola ancora tra le sue braccia, era così bello vedere che le parole di Sophie fossero vere, reali.
Era così bello vederli sorridere nuovamente dopo tutto quel dolore e quei due mesi di puro vuoto.
"La pietra, garantiva protezione all'utilizzatore, sono stata per settimane bloccata all'interno di essa accumulando l'energia necessaria per poter riaprire il portale"
"E la pietra?" chiese la nonna in appressione, facendo separare i due e controllando se la ragazza avesse delle ferite "E' andata distrutta non appena sono tornata qui, non esiste più"
"E quell'uomo cattivo?" Sophie le si gettò al collo, trattenendo i singhiozzi, lei era l'unica ad essersi ricordata di sua sorella.
"L'oblio la prosciugato da ogni forza" sussurrò scuotendo la testa, George dedusse che non voleva ricordare i dettagli.
"Bentornata Lucy" proferirono tutti in coro e finalmente anche lei pianse, ma questa volta non erano lacrime di dolore ma bensì di gioia.
La stessa ed identica gioia che aveva riportato lei nella sua vita, la stessa e identica gioia che aveva provato stringendola nuovamente tra le sue braccia, la stessa ed identica gioia che provava in quel momento.

Ed eccoci alla fine.
So che la storia non è stata un granchè, ma se avessi continuato a temporeggiare non sarei riuscita più a concludere niente e non volevo lasciarla in sospeso.
Oggi mi sento totalmente libera visto che ho dato finalmente una fine anche ad essa, era quasi un anno che andava avanti ed era giunto il momento.
E' affrettata?
Sì, lo ammetto.
Ha un lieto fine? Sì.
Potrei riprenderla in futuro per dare più spiegazioni?
Probabile.
Se sono contenta della piega che ha preso?  In parte sì, ma ormai avevo perso l'entusiasmo per questa storia ed in questo capitolo finale, in questo epilogo, lo si vede tantissimo. Ma, ripeto, ho preferito darle un finale piuttosto che vederla marcire lì per secoli o doverla cancellare.
Ma ora, che dire, ringrazio chi si è armato di pazienza e l'ha seguita fin qui.
Ringrazio a chi ha lasciato una recensione.
Spero che, nonostante tutto, vi sia piaciuta.

Vera.

Le cicatrici del cuore - George Weasley Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora