"Necessitava di un tocco delicato".

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Le sue mani attorno al mio collo, si chiudono in una morsa, e mi spingono dentro la stanza.

-Ti prego, non farlo. Dico col poco fiato che mi rimane, e forse dotato di qualche pena nei miei confronti, mi lascia andare, e cadere sul letto.

Lo guardo, massaggiandomi il collo.

-Ho potuto sentire la tua paura per qualche nano secondo, ed ora ho fame. Dice piegandosi alla mia altezza.

Indietreggio dalle sue labbra.

-Mangia qualunque altra cosa, ma non me, non voglio finire così. Dico fissandolo negli occhi, che pian piano, mutano da gialli ad azzurri.

-Voglio nutrirmi di te, fino in fondo, voglio mangiare la tua mente, logora di sconfitte e di traumi.  Dice avvicinandosi al mio orecchio.

Un brivido percorre la mia schiena.

-Vuoi mangiare la parte amara che ho?Dico guardandolo.

-Non è amara, è dolce. Dice avvicinandosi.

Mi abbandono accasciandomi, e lui, ai piedi del letto, rimane inginocchiato a fissarmi.

Nota i segni sul mio collo e sul mio viso, da lui provocati.

Vedo la sua mano avvicinarsi a me, ed inizialmente pensavo di scansarmi, ma poi, ormai esausta, lascio che faccia di me ciò che vuole, e strizzo gli occhi per non vedere.

Con innaturale delicatezza da parte sua, sento il suo guanto di seta, passare piano sulla mia guancia, e sul mio collo.

Riapro lentamente gli occhi, e rimango sorpresa nel vedere, che non mi sta facendo del male.

-Ora non hai più nulla. Dice indietreggiando leggermente, e continuando a fissarmi.

Mi alzo dal letto, e vado in bagno, davanti allo specchio.

-Come hai fatto? Dico passandomi una mano sul collo e sul viso, senza più il minimo segno, e poi anche sulla caviglia, che ora non fa più male.

Mi raggiunge in bagno, e prende ad accarezzarmi i capelli.

Incomincio ad essere imbarazzata dal suo comportamento tanto dolce, non avendo mai avuto questi trattamenti, neppure da mia madre.

Ma stendo i miei nervi, e mi rilasso al suo tocco, pur mantenendo in allerta la guardia.

Mi volto verso il suo viso, e quasi d'impulso, passo la mia mano su di esso, accarezzandolo piano.

Sembra diventare umano per qualche secondo, chiudendo gli occhi, e sospirando rilassato.

Ma poi all'improvviso, il mio telefono inizia a suonare, e dev'essere sicuramente Zayday.

Si volta di scatto verso il rumore che proviene da camera mia, e lo raggiunge.

Con un suo artiglio, nero ed affilato, taglia il filo della cornetta, e si gira poi verso di me.

Si avvicina pericolosamente, ed i suoi occhi sono tornati gialli e demoniaci.

-Tu non ritornerai a Detroit, tu non tornerai da lei. Dice scadendo bene ogni singola parola.

Sento la mia fisionomia cambiare, e da rilassata, divento nervosa.

Mi scosto lontana da lui, e faccio avanti e dietro per la stanza, col suo sguardo che non mi molla neppure per un secondo.

-Non puoi decidere per me. Dico a denti stretti.

Si avvicina a me, e prendendomi dai fianchi, mi solleva e sbatte al muro, tenendomi stretta.

-Ho detto che non ci tornerai. Dice avvicinando il suo viso al mio.

Sollevo lo sguardo, quasi a voler schivare le sue labbra.

-È così che ti comporti, piccola stupida? Dice ormai infuriato dal mio atteggiamento.

Mi accascia sulla sua spalla, ed io quasi immobile, non riesco a tentare la fuga.

-Ora, dormi. Dice, e dopo il buio, non vedo più nulla.

Che cosa vuole farmi?

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Il mio obiettivo, era  cercare di far nascere il loro feeling lentamente, perché ho letto da altre storie, che stavano già insieme già al primo capitolo.

Quindi se sono lenta, è perché sto cercando di creare un legame forte, prima che possano stare davvero insieme, perciò, non siate impazienti.

A presto, springtrap

pennywise, stay away from my heartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora