“Posso avere il tuo cappotto?” mi disse Andrea non appena chiuse la porta d'ingresso
me lo sfilai velocemente e glielo porsi guardandomi intorno: il particolare che mi saltò subito all'occhio fu il fatto che quella casa non sembrava avere stanze, ma ogni angolo aveva la sua particolare funzione. Alla destra della porta d'ingresso vi era l' angolo cucina, dove il ripiano centrale fungeva sia da piano cottura, sia da tavolo per i pasti, come è di consueto in Inghilterra; alla sinistra vi era l' angolo soggiorno, formato da due sofà, un tavolino di cristallo nero e bianco e da un paio di piantane, mentre, di fronte, dietro ad un sofà di dimensioni più ridotte, vi erano due gradini che portavano alla camera matrimoniale, nascosta dietro ad una specie di porta di vetro formata da rettangoli fissati in verticale e tenuti fermi all'estremità da dei bulloni, che permettevano di farli ruotare su se stessi per far circolare aria e per garantire privacy. Tutto in quella casa era perfetto: il pavimento, formato interamente da parquet chiaro, splendeva a tal punto da poter intravedere la sagoma del mio corpo e l'arredamento, inconfutabilmente di stile moderno, era senza dubbio molto costoso.
Lasciai cadere la tracolla fissando la libreria sulla zona soggiorno, rimanendone incantato dall'ordine con cui erano stati disposti i libri, per poi fai scivolare lo sguardo più verso di noi, ad ammirare la moltitudine di cd, sistemati per genere, vicino ad un televisore al plasma enorme affissato al muro, simile a quello, di dimensioni più ridotte, nella zona cucina.
“E' stupenda” dissi a voce alta, senza neppure accorgermi
“son felice che ti piaccia” mi rispose lui sorridendomi, orgoglioso
mi prese per mano e mi fece sedere sul sofà di color crema del salotto
“posso portarti qualcosa da bere?”, mi chiese pacatamente, “stavo pensando di prendermi qualcosa”
“quello che vuoi” risposi io distratto dalla pila infinita di cd
“ok, farò di mio gusto allora”, mi informò lui sorridendo per il mio stupore riguardo alla casa, “arrivo subito”.
Si diresse velocemente al piano della cucina ed aprì uno stipetto, cominciando a cercare: quel rumore di bottiglie di vetro che urtavano una contro l' altra mi conferiva un bizzarro senso di tranquillità e decisi di alzarmi dal divanetto per curiosare tra le scaffalature: i cd erano ordinati per genere ed ogni membro della famiglia aveva un suo spazio riservato per mettervi i propri; percorsi con gli occhi tutte le etichette fino a trovare lo spazio di Andrea. Sfilai il primo e ne lessi “Silverstein”, trasalii.
“Conosci quel gruppo?” era la sua voce pacata dietro di me, mi girai lentamente con il cd tra le mani e lo vidi avvicinarsi con due drink su coppette Martini
“è il mio gruppo preferito” risposi io, sorridendogli, mentre prendevo il bicchiere che mi aveva porto, avvicinandolo alle labbra per berne una piccola dose
“siamo in due allora” terminò lui, dando una sorsata del suo drink
“cos'è?” chiesi, cercando di capire il sapore deciso
“è un Martini Sweet” mi rispose lui normalmente, prima di sorseggiarne un altro po'
“è buono, non l' avevo mai assaggiato” ammisi io.
Ci sedemmo sul sofà appoggiando i bicchieri sul tavolino di cristallo e cominciammo a parlare della band, a mano a mano che il discorso procedeva mi accorsi che mi ritrovavo sempre di più a fissare la sua camicia nera, aperta leggermente sul petto nudo, la quale mi dava la possibilità di intravedere le sue bellissime forme, che avevo già avuto l' occasione di ammirare durante gita in bicicletta. I suoi pantaloni neri, così attillati, mettevano ancora più in evidenza delle giornate passate le sue forme, ed i suoi capelli, così tremendamente perfetti e scalati, gli conferivano ancor più un aspetto a dir poco sensuale.
“qualcosa non va?” mi chiese lui ad un tratto, notando il calo di attenzione a proposito dell'argomento del colloquio
“no è tutto apposto” risposi, allungando una mano al tavolino per prendere il cocktail. Difficilmente avrei potuto intuire quanto quella risposta fosse stata decisiva per Andrea, aveva già potuto avere la dimostrazione di quanto io lo bramassi quel giorno in quella spiaggia, in cui mi mise al dito l'anello, simbolo del nostro Amore. Questa risposta, che avevo dato in modo così frettoloso e pressoché timida, non che il mio sguardo così desideroso di ammirare il suo corpo, aveva dato lui la conferma di quanto lo desiderassi anche in quel momento, pochi attimi ed avrei cominciato a capire quanto la cosa fosse reciproca: sentii la sua mano afferrarmi il polso con decisione, ma allo stesso tempo gentile, impedendomi di raggiungere il bicchiere, quindi appoggiò la mia mano sulla sua gamba, avvicinandosi per baciarmi.
Portai la mano ad appoggiare sulla sua spalla, avvicinandomi mentre le nostre lingue si accarezzavano l'una con l'altra in modo bramoso, quindi si avvicinò al mio orecchio accarezzandone il lobo con la punta della lingua, scendendo al collo. La mia mano si mosse rapidamente tornando ad appoggiarla al retro del suo, come era successo nel bagno della scuola, lui, per tutta risposta, cominciò a baciarmelo dal centro scendendo fino alle clavicole per poi salire fino all'attaccatura della testa, tirando dolcemente la pelle verso di lui con gli incisivi, le orecchie iniziarono a ribollire e il mio respiro ad accelerare, mi lasciai cadere di schiena sul sofà chiudendo gli occhi, mentre Andrea si stendeva sopra di me.
Potevo sentire i nostri cuori battere all'impazzata, i nostri corpi roventi e i suoi respiri pesanti sfiorarmi la pelle fino a farmela accaldare ancora di più, scesi con le mani alle sue natiche, premendole verso di me; di tutta risposta sentii lui premere il suo bacino al mio, spostandosi con le labbra fino ad incontrare le mie e riprendere a baciarmi, in modo passionale. Ad un tratto si alzò e mi prese per mano facendomi alzare, continuando a baciarmi, e portandomi verso il soggiorno.
Percorremmo alcuni metri finché non raggiungemmo la sua camera, alla sinistra rispetto quella dei suoi genitori, e mi fece sdraiare sul suo letto.
Si mise sopra di me continuando a baciarmi appassionatamente, quindi mi accarezzò l'addome alzandomi la maglietta, fino alla cinta dei pantaloni; rallentai i baci accarezzandogli i capelli con la mano tremola e lui, notandolo, si fermò
“stai bene?” mi chiese con voce malferma
“sono solo insicuro” risposi io, tremando leggermente
“credevo che lo volessi” disse lui prendendo la mia mano nella sua e stringendola
“lo voglio, è solo..” mi bloccai imbarazzato
“la prima volta” finì lui, sorridendomi dolcemente, annuii;
“lasciati solo andare, non pensare” mi suggerì ad un orecchio lui mentre con una mano si sbottonava la camicia nera, scoprendo il petto
appoggiai l' indice al centro di quest'ultimo e lo percorsi fino ad arrivare all'addome, lui, per tutta risposta, mi sfilò la maglia iniziando a baciarmi un capezzolo, immediatamente inarcai la schiena respirando più forte, portando una mano tra le sue gambe a fare pressione da sopra i pantaloni.: lo sentii ansimare un paio di volte.
La sua lingua cominciò a percorrermi il petto fino all'addome mentre le sue dita presero a slacciarmi i pantaloni ed a sfilarmeli, gli accarezzai una guancia e lui salì alle mie labbra mentre la sua mano prese a muoversi dentro i miei boxer: iniziai a gemere, quindi, istintivamente, presi a slacciargli i pantaloni e feci lo stesso, vedendolo chiudere gli occhi e provare piacere.
In poco tempo ci ritrovammo nudi, ci stringevamo assuefatti dai profumi delle nostre pelli; lo stringevo sopra di me mentre mi baciava il petto
“lascia le gambe sopra le mie spalle” mi disse lui ad un tratto, prendendo ad accarezzarmi il viso, non dissi una parola osservando ogni suo movimento.
“Se senti troppo male, fermami” avvisò.
Lo sentii entrare ed io soffocai un lamento: faceva male, molto male. Una lacrima scivolò fuori dai miei occhi e mi rigò il volto ormai arrossato.
Come per provvedere a questo, premette le labbra sulle mie per poi concentrarsi sul mio collo, mentre lo sentivo muoversi lentamente; era come se tutto il resto del mondo non esistesse più. Eravamo solo noi due, in quel letto, ma quel “solo” era tutto quello che volevo; vivevamo l'uno dell'altro e ci alimentavamo della nostra passione, respirando il nostro Amore.
“Ti amo“ mi disse, quando fu al mio fianco,
“ti amo” risposi, stringendomi a lui e, dopo esserci saziati di baci, ci ritrovammo a dormire abbracciati.
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Come un fiore
RomanceL' amore è un sentimento così straordinario da travolgerci in pieno quando meno ce lo aspettiamo. Rimaniamo ammutoliti con un'enorme espressione da ebete stampata in faccia ma non ci interessa: abbiamo smesso di fregarcene dell'esterno. Ma cosa su...