Capitolo XIX

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“Eccoti!” esclamò mia madre, aprendo prontamente la porta prima ancora di darmi il tempo di estrarre le chiavi

“mamma!”, la salutai io, “perché uscivi da casa?”

“non stavo uscendo”, rispose tranquilla lei, sorridendomi, “ti ho visto dalla finestra con Andrea, davanti casa” spiegò

“ah” fu la sola cosa che riuscii a dirle

grazie al cielo io e lui avevamo preso l'abitudine, nei paraggi di casa mia, di non assumere comportamenti che sarebbero potuti divenire sospetti e, per questo, anche se mia madre ci aveva scorti a nostra insaputa, non avrei dovuto avere questa gran tensione

“ti ho portato la valigia in casa, così domani puoi già iniziare a farla senza che tu vada in garage” mi informò lei con voce dolce mentre mi toglievo la giacca

“fantastico, grazie mamma” ringraziai io

“quando ti sei sistemato puoi venire in cucina? Ti dovrei fare alcune raccomandazioni”

un piccolo brivido mi salì alla schiena e, per qualche secondo, faticai a rispondere, fortunatamente senza che lei se ne accorgesse; aveva notato in Andrea qualcosa di strano per cui lei voleva avvisarmi di starne attento? Poteva essere così evidente la sua l'omosessualità? Magari la frase “si vede da certi tuoi comportamenti”, che mi aveva rivolto tempo fa Vane, valeva anche per lui: abbandonai parzialmente quell'idea, io stesso all'inizio non avevo capito il suo orientamento

“certo, arrivo subito” le risposi infine, seguendola in cucina.

Ci misimo seduti e le sue parole iniziarono a riempire la stanza

“io ti ho lasciato questa opportunità di partire e divertirti con i tuoi amici”, introdusse lei, “ma devi farmi alcune promesse”

la guardai con aria interessata, appoggiando i polsi sul bordo del tavolo, “parla, non tenermi sulle spine”  pensai tra me

“copriti molto bene quando esci, lì ci sarà sicuramente molto freddo, inoltre non accettare passaggi in macchina da sconosciuti: con il padre di Andrea ci siamo chiariti che, una volta che lui ritornerà a casa in macchina, voi dovrete andare a piedi dovunque vorrete andare”

“ok mamma, c'è altro?” chiesi io, fremendo

“sì, cerca di fare attenzione in tutto quello che fai e sii razionale. Tieni sempre il cellulare carico così ti potrò chiamare quando sei fuori dalla casa”

“ma certo mamma, non ti preoccupare” il mio tono era estremamente dolce: in quel momento avevo capito che l'unica cosa che la faceva preoccupare era la mia incolumità, la sua agitazione in quanto madre era quasi tenera.

Guardai le mie mani appoggiate al tavolo e le ritrassi sotto di questo, adagiandole sulle mie gambe “mi dimentico sempre dell'anello”, pensai, “anche se probabilmente non ne darebbe nessun peso”

lo sfilai lentamente e lo misi in tasca ritornando con le mani al tavolo

“te la caverai da sola?” chiesi, stupidamente

“per questo non ti devi preoccupare, tesoro”, mi strinse una mano con la sua, “pensa solo a divertirti ed a passare un bel compleanno”

“lo farò mamma, grazie di avermi dato questa possibilità”

la vidi sorridere.

La casa si avvolse pian piano di un'atmosfera quasi magica, potevo odorare l'aria delle vacanze, sentire l'aria frizzante di montagna e riempirmene i polmoni; non c'era niente di più bello che fantasticare su quello che sarebbe potuto capitare nei prossimi giorni.

Mi sentivo, ancora una volta, come un bambino di dieci anni, che aspetta l'arrivo di Babbo Natale e non lascia da parte ogni singolo dettaglio per rendere la sua accoglienza la più speciale che potesse incontrare, e, proprio come lui, mi coricai col sorriso sulle labbra.

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