Lei non è come me.

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-Signora Smith?- chiesi alla signora che mi aveva aperto la porta.

-No, sono la domestica. Come posso aiutarti?

-Stavo cercando Ashley.

-Ah si, ti vuoi accomodare un attimo quanto la chiamo?

-Va bene, grazie.

Appena entrata rimasi a bocca aperta. La casa era proprio come me l'aspettavo. La domestica mi fece accomodare nel salotto e notai subito che era il doppio del mio. C'era un pianoforte vicino alla finestra. Che bello! Quindi qualcuno suona... C'erano due divani rossi in pelle e un tavolino in vetro con sopra un vaso di rose. La cosa che più attirò la mia attenzione fu la biblioteca che s'intravedeva dalla porta aperta. C'erano tanti di quei libri e per un momento pensai che i signor Smith avrebbero inaugurato da un momento all'altro la nuova biblioteca della città.

Intanto mi ero accomodata su uno dei divani e stavo osservando il quadro sulla parete di fronte. C'era raffigurata una ragazza con i capelli raccolti in una treccia e con un vestito rosso e gonfio come quelli che portavano le donne nobili di qualche decennio prima. Aveva un'aria spensierata, ma lo sguardo la tradiva. Gli occhi erano tristi e se è vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima, allora quella ragazza non era per niente come voleva mostrarsi.

-Scusa se ti ho fatta aspettare.-disse Ashley fermandosi per prendere fiato e riportandomi con i piedi per terra.

-Oh, non preoccuparti. Sei pronta?

-Si, possiamo andare. -disse indicandomi l'uscita.

-Linda, può dire ai miei che sono uscita a fare un giro con Wendy?- si rivolse alla domestica.

-Certo signorina, però mi raccomando, non faccia tardi.

-Tranquilla Linda, per cena sarò a casa.

Uscimmo e per iniziare il giro turistico scelsi il parco che frequentavo da piccola e dove ho sempre continuato ad andare per pensare, ma questo non glielo dissi.

-Come mai ti sei trasferita qui?- le chiesi ad un tratto.

-Perché mio padre ha ricevuto un posto di lavoro qui e siccome io e Josh amiamo Londra non ci siamo opposti al trasferimento.-rispose tranquillamente.

-Ancora non ho visto però tuo fratello.-dissi girandomi per guardarla negli occhi.

-Ah beh, lui è un dormiglione... Non si è svegliato in tempo e pomeriggio era chiuso in camera sua con le cuffie. Se ti vuoi fermare a cena da me potrai conoscerlo.

-Hmm non so, dovrei avvisare i miei.

-Tranquilla, se non vuoi ti capisco.

Santo cielo, ma a questa ragazza non si può dire proprio di no!

-Dammi un secondo quanto chiamo mia madre.

-Wendi, veramente, non voglio che tu ti senta obbligata.

-Ashley, se non voglio fare una cosa non mi faccio problemi, quindi stai tranquilla.

Dopo aver chiamato per informare i miei del fatto che non avrei cenato a casa, Ashley iniziò a pormi domande sulla mia vita e sui miei genitori. Le raccontai che mio padre era un poliziotto e mia madre invece era bibliotecaria. Le raccontai che ero figlia unica, ma questo non aveva fatto di me una viziata figlia di papà e lei si mise a ridere quando imitai Emily Fisher. Avevo sempre odiato quella ragazza perché si credeva superiore agli altri solo per il conto in banca di suo padre.

Dopo un pò che stavamo passeggiando le proposi di andare a mangiare un gelato da "Scoop". Il miglior gelato di tutta Londra lo fanno là, almeno per me...

Senza nemmeno rendercene conto si erano fatte le 19:30 e la dovevo riportare a casa.

Non è una cattiva ragazza... È simpatica e gentile.-pensai.

Aveva aiutato una signora ad attraversare la strada senza che glielo chiedesse lei.

Chissà quali altre qualità ancora possedeva...

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