third

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Jake Anderson dopo più di un anno si era rifatto vivo e alla sua vista si risvegliarono in me i peggiori ricordi. Eravamo amici sin dall'infanzia fino a quando lui non rovinò tutto alla festa dei miei 16 anni: Jake era il migliore amico perfetto se non qualcosa di più da parte mia, mi era stato vicino per tanti anni e pensavo potesse essere così per sempre, ma non fu così. Iniziò a frequentare una brutta compagnia che lo rovinò lentamente ed io mi accorsi dei suoi cambiamenti troppo tardi, quando ormai lui aveva rovinato anche me... Provavo chiaramente qualcosa nei suoi confronti a tal punto di avere la mia prima volta con lui, dopo l'accaduto pensai che le cose potessero cambiare in meglio, ma anche qui mi sbagliai, perché invece le cose peggiorarono. A mia insaputa tutto era stato registrato, dal primo all'ultimo secondo, sotto il volere dei ragazzi della sua compagnia e purtroppo, come se non fosse abbastanza, quel video non lo videro solo loro: il giorno della festa del mio sedicesimo compleanno Jake, davanti a tutti gli invitati, mise il filmato sulla tv e quando capii di cosa si trattasse una combinazione di disprezzo e vergogna mi attraversò tutto il corpo, mentre ragazzi e ragazze ridevano di me. A causa del video incominciai ad avere una brutta reputazione, quando camminavo la gente incominciava a ridere e a fare battute spregevoli nei miei confronti. La voce si sparse anche tra gli adulti e i miei genitori non riuscirono più a parlare con nessuno senza ricevere commenti disgustosi verso la loro figlia, me. A causa di questo decidemmo di trasferirci nella nostra attuale città, lasciandoci alle spalle il triste avvenimento. Io riuscii a farmi una nuova vita e non trovai nessuno che sapesse dell'esistenza del video, non ero mai ritornata a pensare a quell'episodio fino ad ora.
Ritornai alla realtà scacciando via i miei pensieri e con rapidità chiusi la porta a chiave, sbattendola in faccia a Jake.
"Chloè sei ancora arrabbiata per quel che è successo quasi due anni fa?" urlò per farsi sentire ed io sentii un po' di tristezza nella sua voce.
"non sai come l'ho vissuta io" aggiunse incominciando a battere il suo pugno con forza contro la mia porta.
"Chloè tu mi piacevi"
Quelle 4 parole furono la goccia che fece traboccare il vaso, infuriata aprii la porta e mi sfogai:
"Pensi che qui la vittima sia tu? Sei stato tu quello che ha provato vergogna mentre camminava nei corridoi della scuola oppure quello che cambiò città a causa dell'umiliazione? Non puoi permetterti di venire a casa mia e fare la figura del dispiaciuto perché se fosse realmente così me lo avresti già dimostrato" gli urlai contro mentre delle lacrime scorrevano sulle mie guance. Da parte sua, come pensavo, non ricevetti nessuna risposta, il suo sguardo era rivolto verso il basso e stava giocando con il sul braccialetto, come era solito fare quando era nervoso, rimasi qualche secondo a fissarlo ma poi, sfinita, chiusi la porta e mi accasciai contro essa asciugandomi con la manica della felpa le poche lacrime, e nel frattempo sentii Jake allontanarsi da casa mia.

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