eleventh - day eight

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camminai a passo veloce verso il mio armadietto, era appena inizia la pausa e il corridoio principale era già pieno di alunni e, quasi, non si riusciva a camminare. So che so sembrare esagerato, ma, purtroppo, questa è la scuola più gettonata della città quindi, ogni giorno, mi ritrovo ad avere a che fare con centinaia di persone in preda alle crisi adolescenziali o alla massima eccitazione. Ormai non guardavo neanche più in faccia le persone che mi passavano in fronte a me, la strada che portava al mio minuscolo armadietto la sapevo a memoria e, in più, ero impegnata a leggere i nuovi aggiornamenti di Kass: nuovi ragazzi e shopping si erano inseriti nella sua vita e, ormai, spruzzava felicità da tutti i pori o, meglio dire, da ogni lettera di un suo messaggio.

tutte queste cose potevi
raccontarmele a scuola ma tu,
disgraziata che non sei altro, hai
deciso di rimanere a poltrire a casa
tua.
12.17 inviato

digitai velocemente il breve messaggio ma, appena schiacciai il tasto di invio, andai a sbattere contro qualcuno, perdendo l'equilibrio e rischiando finire sul pavimento insieme al mio amato telefono. Eppure, la persona ancora misteriosa, riuscì a prendermi al volo con maestria ed io, vedendo il telefono ancora fluttuare nel vuoto, allungai il mio piccolo braccio per afferrarlo, il quale ritrassi appena non sentii il peso del telefono sulla mia mano.
"prego" disse una voce non troppo mascolina ma, per fortuna, gradevole all'udito.
"oh scusami, grazie per avermi evitato un'altra delle mie tante cadute ma io adesso dovrei andare al mio armadietto, e anche con fretta, perché vorrei tanto mangiare" dissi abbastanza velocemente, senza incontrare i suoi occhi per evitare di allungare la conversazione.
"non vuoi degnare neanche di uno sguardo colui che ti ha salvato la vita?" disse con un pizzico di ironia nel suo tono della voce e, da persona con un animo buono, alzai lo sguardo incontrando i suoi occhi color nocciola, per poi riconoscere i suo volto.
"Derek?" chiesi stupita.
Non vedevo questo ragazzo da circa cinque anni, era diventato ormai un amico di famiglia o, quasi, un fratello per me; ma il nostro rapporto si concluse a causa di un suo trasferimento e, da quel momento, non ricevetti neanche una sua notizia.
"ciao tesoro" disse allargando le braccia per farmi spazio tra esse e io rischiai di cadere di nuovo, buttandomi con forza e affetto su di lui.
"non eri tipo, uhm, in Europa?" dissi alzando il capo.
"ero, ma ai miei genitori, e a me, mancava troppo questo posto quindi abbiamo deciso di ritornare alla vita di qualche anno fa. Mi sono iscritto alla prima scuola che ho trovato e guarda un po' chi mi sono ritrovato davanti" mi spiego mostrandomi la sua dentatura perfetta con un magnifico sorriso.
"ma è fantastico! Qui ci vuole un bel pranzo insieme, vado a prendere qualche soldo e sono subito da te" dissi allungando la gamba per andare verso l'armadietto ma lui mi bloccò.
"ci penso io ai soldi tanto, come tu sai, non mi mancano. Ora vieni con me" disse vantandosi leggermente e prendendomi per mano, facendomi ricordare tutte le volte che aveva compiuto questo semplice gesto.
Mi portò in uno dei numerosi bar della scuola, comportandosi come se fosse da una vita qui e, nel frattempo, sguardi di ragazze si posarono su di lui e, successivamente, su di me, confabulando probabilmente su una possibile relazione fra noi due.
"prego madame" disse spostandomi la sedia per farmi sedere.
"sei stato in Francia?" chiesi perplessa appena lui si sedette, non sapeva neanche una mezza parola in francese quindi, qualche dubbio si creò nella mia mente.
"Italia, sai, ho mangiato molta pizza in questi anni" disse imitando l'accento italiano, o almeno, ci provava.
"anche io, sai, anche qui si mangia la pizza" lo presi il giro provocando una sua leggera risata.
Ciò che avevamo ordinato arrivo subito dopo aver dato le nostre ordinazioni e, senza esitazioni, Derek incominciò a riempirmi di domande. I nostri argomenti oscillavano tra scuola-famiglia-amicizia, senza toccare l'argomento "amore", qualche volta lui riusciva ad essere più pettegolo di Kass (ed è difficile superarla), quindi mi stupii non sentire questo argomento uscire dalle sue labbra, ma, con tempismo perfetto, arrivò anche esso.
"lo hai il fidanzatino allora?" chiese mentre sul suo viso si mostrava un espressione mista tra curiosità e, uhm, speranza? I miei pensieri, alla sua domanda, andarono su Lucas, la nostra non era certo una "quasi" relazione e lui, da patto, cercava solo di farmi innamorare di lui e non ci sarebbe riuscito.
Scossi la testa come risposta perché, la mia bocca, conteneva dello squisito cibo e, come diceva mia mamma, 'non si parla con la bocca piena'.
"e tu?" dissi appena deglutii il boccone e lui, con grande immaginazione, imitò la mia risposta però aggiungendo un movimento di dita.
Guardai l'orologio sul mio polso sinistro e, appena il mio sguardo si posò sulle lancette di esso, la campana di fine pausa suonò, facendo sobbalzare dallo spavento Derek.
"ho una lezione importante, devo andare, per qualsiasi cosa sai dove trovarmi, il mio armadietto è il 213, abito sempre nella stessa casa e il mio numero di telefono è sempre lo stesso" dissi alzando la voce per farmi sentire e di fretta, tornando nel corridoio principale.
"ti scrivo piccola" alzò a sua volta la voce e io, con le dita, gli feci il segno dell'okay.
Con una leggera corsa arrivai al mio piccolo armadietto e trovai Lucas, appoggiato ad esso, con un espressione mista tra tristezza e rabbia.
"'fanculo Chloè" disse a denti stretti per poi voltarmi le spalle, lasciandomi ferita e perplessa.
Girai lo sguardo verso l'armadietto e vidi un post-it rosa fluo attirò la mia attenzione:
per pranzo vediamoci al parco in cui siamo andati giorni fa, ti aspetto. -Lucas
Cazzo.

scusate se non ho aggiornato per
molto tempo ma ho avuto da fare
++
il personaggio di Derek è rappresentato
da Dave franco.

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