9. Chissà se si è già pentito di aver dato vita a questa sceneggiata.

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10 gennaio 2018

Voi non ci crederete – perché all'inizio non ci credevo neanch'io - ma Francis è qualcosa tipo ricco sfondato. Qualche giorno dopo aver accettato la sua stramba proposta, mi è arrivato un messaggio da parte dell'amico di mio fratello.

Francis_D_Lambert

Dovresti darmi il tuo numero, cara fidanzata.

Un brivido freddo mi è salito lungo la spina dorsale, ma ho cercato di ignorarlo pensando alla città dei miei sogni.

Francis_D_Lambert

È un brutto vizio quello di visualizzare e non rispondere.

Ho continuato ad ignorarlo visto che gli dava tanto fastidio, piegando alcuni vestiti che avrei messo in valigia.

Francis_D_Lambert

Non è divertente.

Samantha_deG_

Lo è.

Mi ritrovo a ridacchiare. Forse sarà più divertente del previsto.

Michele entra in camera in quel momento e si appoggia al muro accanto al comodino. «Francis è giù» mi informa. «Ti aspetta».

Chiudo la valigia con un colpo secco, d'improvviso nervosa. Sto davvero per partire con un mezzo sconosciuto per far finta di essere la sua finta ragazza al matrimonio di sua sorella?

A quanto pare, sì.

«Cerca di prendere il buono da tutto questo» dice Michele, afferrando la valigia.

«Ce la faccio» cerco di oppormi, ma lui mi spintona leggermente ed inizia a scendere le scale.

I saluti con la mia famiglia risultano meno penosi del previsto. Sono molto eccitati all'idea di me che fingo di essere chi non sono, come se fossi in un film. Si raccomandando di non combinare guai e non mettere troppo in difficoltà Francis.

In cortile, Michele e Francis parlottano fra loro. Quando si voltano verso di me, il mio finto ragazzo mi sorride. «Andiamo? Il jet privato ci aspetta».

Ecco, sì. Ha proprio detto "jet privato" così, come se avesse detto "abbiamo il treno alle dieci".

Io ero tipo «Cosa aspetta chi?» perché il mio cervello si era scollegato per un attimo. Ho anche pensato che scherzasse, ma dopo aver salutato Michele, siamo saliti su un taxi che ci ha portato su una pista di atterraggio desolata tranne che per un jet pronto a partire.

No, non scherzava. E, alla fine, non mi sono lamentata più di tanto. Non capita tutti i giorni di avere il proprio sedere poggiato su comodi sedili in pelle, bevendo succo d'arancia in un bicchiere che, probabilmente, è fatto di cristallo. Rettifico, lo è certamente. E questo succo è davvero ma davvero buono ed è scientificamente provato che è il cristallo a renderlo migliore.

Per un attimo mi ritrovo da sola a fissare il finestrino del jet. Francis sta parlando con il pilota da un bel po' e così, per mia sfortuna, mi ritrovo a pensare ancora una volta alla situazione in cui ho accettato di essere coinvolta. Mi ritrovo a chiedere come sia possibile che l'ex ragazza di Francis non abbia mai voluto incontrare la sua famiglia.

Sarebbe il momento migliore per dire «Okay, raga, fermi tutti. Voglio scendere. Addio Francis», ma non lo faccio. Non lo faccio perché nonostante abbia una paura folle di quello cui sto andando incontro, allo stesso tempo è la cosa più fantastica che mi sia mai successa.

Nonostante la situazione appaia più surreale che in un sogno, mi rendo conto che non ho alcun tipo di rimorso e che sto per fare una delle vacanze più belle della mia vita. Incontrare la famiglia di Francis e fingere di essere la sua ragazza, per me è un effetto collaterale.

Che sarà mai? (spoiler per voi sconosciuti che mi state leggendo su questo blog: ricordatevi queste ultime parole famose).

«A che pensi?» chiede Francis, sedendosi di fronte a me.

Bevo un sorso del mio succo. «Niente» mento, ma so che nemmeno lui ci crede. «Toglimi una curiosità» chiedo piuttosto per sviare l'attenzione da me.

Francis mi sorride e chiede un bicchiere d'acqua all'hostess.

«Perché hai deciso di chiedere a me di fare questa follia?» chiedo. «Di punto in bianco poi».

Francis scoppia a ridere. «Michele è mio amico, mi ha parlato spesso di te e ti ha sempre descritto come una persona molto particolare» spiega. «L'idea di chiederti di essere la mia finta ragazza è venuta dopo, troppo tardi per conoscerti un po' prima».

Resto in silenzio, cercando di mettere insieme i pezzi del puzzle attraverso quello che mi sta raccontando. «Ero molto nervoso rispetto a quello che avevo da dirti» dice poi, con uno strano luccichio negli occhi. «La sera di Capodanno mi ero convinto» spiega ancora, «e forse ero anche sul punto di dirtelo, ma mi sono fermato».

Francis beve un po' d'acqua ed io mi ritrovo ad aspettare con impazienza il resto della storia. «Non volevo sembrare un maniaco, volevo dirtelo nel modo migliore possibile».

«Non che tu l'abbia fatto nel migliore dei modi» puntualizzo. «Voglio dire, è una cosa... particolare, ci voleva un minimo di preparazione».

Francis alza un sopracciglio, guardandomi scettico.

«Che c'è?» chiedo, innocentemente.

«Mi avresti ascoltato?» chiede retorico, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Mi è più vicino, così indietreggio col busto finendo spalmata sul sedile di pelle. «Se non ti avessi lanciato la 'bomba' addosso, non mi avresti nemmeno guardato».
Ci rifletto su. Okay, ha ragione, non l'avrei ascoltato, ma non gliela darò vinta.

«Certo» mento spudoratamente, rendendomi conto anch'io di quanto le mie parole suonino false. Francis scuote la testa, ridendo. Si comporta come se mi conoscesse da una vita e questa cosa mi infastidisce o mi spaventa. Ancora non ho deciso.

«Forse Michele non aveva così ragione, non sei così brava a mentire!».

Credo che il succo mi sia andato di traverso, perché inizio a tossire come una matta. Francis mi da alcuni colpetti dietro la schiena e questa scena mi è tremendamente familiare.

«Ascoltami bene, non credere mai a una singola parola di Michele. Te l'ho detto che non sono un'attrice, ma ormai il patto è fatto, io vengo a Parigi».

«Tranquilla, nessuno ti toglierà Parigi finché ci sarò io» esclama serio, come se davvero ci fosse qualcuno che potrebbe togliermi una città.

Per il resto del viaggio, comunque, Francis è pensieroso e non parla molto. D'altronde anch'io non mi dimostro di particolare compagnia, anzi, con la mascherina sugli occhi appoggio la testa sul comodo schienale in pelle chiara e cerco di sonnecchiare. Non ci riesco, però. Sono in ansia, il mio corpo è in allerta e sento indistintamente ogni sospiro che Francis fa durante il viaggio.

Chissà se si è già pentito di aver dato vita a questa sceneggiata. 

 

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