7. Davvero stanno aspettando una mia risposta a questa assurdità?

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Quando incrocio lo sguardo di Francis, Michele mi supera e prima di lasciarmi sola col suo amico mi fa l'occhiolino con tanto di pollici alzati.

Non è che sono spaventata dalla situazione, ma dal fatto che mio fratello possa aver iniziato a far uso di strane sostanze che gli alterano la chimica celebrale, altrimenti non si spiega perché mi abbia messo di sua spontanea volontà in questa situazione assurda.

Ritorno con lo sguardo su Francis quando la porta alle sue spalle si richiude rumorosamente.

«Samantha vorrei chiederti scusa» inizia allora Francis facendo un passo avanti. Io ne faccio due indietro, perché meglio mantenere le distanze. «Okay. È giusto.»

Mi passo una mano sul viso e poi tra i capelli. L'aria è tesa e mi rendo conto che la colpevole sono io, anche se non sto capendo molto della situazione.

«Posso spiegarmi meglio, se me ne darai modo» tenta ancora il ragazzo di fronte a me. Il sorriso è sparito dal suo volto, ora è serio e mi fissa in un modo tanto intenso da farmi dubitare delle mie scelte.

Alla fine, infatti, mi ritrovo ad annuire. Potrei dire più per terminare la faccenda che per curiosità, ma la verità è che c'è una piccola parte di me estremamente curiosa di sentire cos'ha da dire.

«Negli ultimi mesi, i miei genitori mi stanno facendo molte pressioni affinché al matrimonio di mia sorella io sono sia solo» mi spiega.

Ricordo che il giorno prima accennava qualcosa circa il fatto di dover subire una serie di appuntamenti al buio. Mi sembra assurdo, ma non dico nulla e lascio che continui a parlare.

«Vogliono che faccia una buona impressione con gli altri imprenditori che saranno presenti».

«Cosa c'entro io?» non posso fermarmi dal chiedere.

«Ho bisogno di una finta fidanzata, Samantha, così che loro non mi organizzino una serie di appuntamenti a cui non ho voglia né tempo di andare» spiega. Ha una smorfia in viso che fa intendere tutto il disappunto che prova per questa situazione.

Prendo un profondo respiro, prima di sedermi sul letto di mio fratello. «Ci sono tantissime ragazze là fuori, sicuramente più capaci di me» provo a spiegargli che non sono proprio la ragazza di cui ha bisogno.

«Non voglio un'estranea» dice di slancio.

Lo fisso, interdetta. «Io sono un'estranea» puntualizzo.

Lui mi fissa di rimando e noto un leggero rossore colorargli il volto. «Michele è un mio caro amico e mi ha parlato spesso di te, quindi è un po' come se ti conoscessi» spiega, non distogliendo lo sguardo dal mio.

Mi ritrovo per un attimo senza parole. «Ti rendi conto che è comunque assurdo tutto questo?» gli chiedo, allargando le braccia come ad indicare questa grande assurda proposta che mi sta facendo.

Ed è strano il fatto che io, forse, ci stia pensando sul serio.

La parte razionale di me, ovviamente, vuole negare, rinunciare, mandare al diavolo questo bel ragazzo che ho di fronte, tornandosene nella propria comfort zone. Ma la parte più impulsiva, invece, quella più nascosta, mi dice di provarci, di accettare, mi ricorda che solo qualche giorno fa chiedevo un'avventura, qualcosa di nuovo, una ventata di novità.

Francis abbozza un sorriso. «Sì, me ne rendo conto».

«Possibile che tu non abbia una vera fidanzata da presentare ai tuoi?» chiedo di getto, senza ragionare. Mi rendo conto di essere stata un po' indelicata, ma ormai il danno è fatto.

Francis posa per un attimo lo sguardo oltre le mie spalle, verso la finestra e sul suo volto compare un'ombra di dolore che gli oscura gli occhi azzurri. «Avevo una fidanzata, in verità» mi spiega. «Ma si è innamorata di un altro e mi ha lasciato».

Oh.

«Da quanto stavate insieme?» chiedo, più per formalità.

«Sette anni».

Mi ritrovo a tossire, perché mi è andata di traverso la mia stessa saliva. Francis mi dà qualche colpetto sulla schiena e lo ringrazio mentalmente.

«Cavoli, eravate prossimi al matrimonio!» scatto dopo un po'.

Sette anni!

La mia relazione più lunga è stata di sei mesi, con quell'impiccio di Lorenzo.

Sento Francis ridacchiare e mi rilasso per un attimo, perché temevo di averlo ferito di nuovo con le mie domande inopportune o poste in modo sgraziato. «Beh, il piano era quello. Ma i piani cambiano».

Mi dispiace quasi per lui.

«Sembri molto... ferito... da questa ragazza» arranco ancora. Non sono mai stata brava in questo genere di cose. Dovrei dargli qualche pacca sulla schiena? O abbracciarlo? Dio, no.

«L'ho superata, più o meno» risponde sincero.

A quel punto, però, Francis si illumina di nuovo. Quella nuvola grigia fatta di tristi ricordi è passata ed ora il sole del presente brilla luminoso su di lui.

«Allora, mi aiuterai?» mi chiede, porgendomi una mano.

«Certo che no!» mi lascio sfuggire. «Michele mi ha detto che ci sono delle condizioni per stare con te ed io non accetto proprio nulla prima di saperle!».

«Michele aveva ragione» sbuffa divertito il ragazzo di fronte a me. Abbassa la mano che mi stava porgendo e se la passa tra i capelli corti. «Sei proprio schietta.»

Incrocio le braccia al petto. «Lo prendo come un complimento».

«Devi» ribatte lui, uno strano luccichio negli occhi.

«Allora? Mi sto innervosendo. Vuoi parlare oppure no?»

«Devi fingerti la mia ragazza e basta» spiega lui. «Conoscerai tutta la mia famiglia, verrai al matrimonio di mia sorella e poi, se ti sei innamorata di me, possiamo anche continuare a stare insieme» conclude lui ridacchiando. 

Non posso fare a meno di scoppiare a ridere allora. «Okay, Michele, bello scherzo! Esci fuori ora!».

«Non è uno scherzo, Samantha». Francis mi si piazza davanti, quasi in ginocchio per arrivare alla mia altezza, seduta sul letto. «Perché dovrei perdere tempo così? Mettermi in ridicolo così?» si guarda e poi torna a guardare me.

Ci fissiamo negli occhi per quella che mi sembra una quantità di tempo esagerata per i miei gusti, ma non riesco a distogliere lo sguardo. «Dimmi di sì» sussurra. «Avrai quello che vuoi, te lo giuro».

Sto per rispondere che, in verità, non è che mi fido così tanto da poter dire di sì, quando alle nostre spalle sentiamo uno sbuffo. Mi volto di poco e noto che da uno spiraglio di porta, tutta la mia famiglia è sull'attenti, come se stesse guardando un film pieno di suspense.

Davvero stanno aspettando una risposta a questa assurdità?

«Accetta!» strilla allora mia nonna, spalancando un altro po' la porta. Dio, non si muove mai dalla sua poltrona, perché adesso è in piedi avvinghiata al braccio di Michele?

«Dì di sì» urla ancora, stringendo la presa sul braccio di mio fratello. «Sposalo pure, vecchia zitella che non sei altro. Chi ti prenderà mai più, brutto fiore sciupato?»

 Chi ti prenderà mai più, brutto fiore sciupato?»

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