Ti prego papà...

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Annalisa, con nonna Esmeralda, sono di rientro a casa Ruffio, dopo aver fatto un  po' di shopping per il dolce evento. 

«Ma tu ce lo vedi, seriamente, papà a fare aerobica? Io no, già fatico nel vederci mio martio», commentò Annalisa ripensando alla storia della palestra che si erano messi in testa di frequentare. 

«Beh, può darsi che il risveglio di tua madre, gli abbia imposto un senso del tenersi in forma», replicò la nonna fermandosi davanti alla porta di casa. 

Annalisa annuì leggermente sorridendo, poi voltò lo sguardo verso la strada e si accorse di un dettaglio assai particolare. Dall'altra parte, appoggiato a un palo, c'era un ragazzo dall'aria famigliare. Era vestito con un paio di jeans, una camicetta lasciata fuori dai pantaloni e scarpe da ginnastica. Notò che aveva una sigaretta in mano e che ogni tanto puntava lo sguardo verso la casa di suo padre. 

«Ma cosa stai guardando stellina?». Le domandò la nonna nel vederla con lo sguardo perso lungo la strada. 

«C'è un tipo lì, un ragazzo, mi ricorda qualcuno, sì insomma, mi sembra di conoscerlo, ma non ne sono sicura». 

Indicò alla nonna il punto con il viso, non voleva di certo che il ragazzo si accorgesse di essere guardato a vista. Esmeralda si voltò e nel vederlo, rischiò quasi l'infarto. 

«Oh porca miseria!», esclamò la nonna nel vederlo, poi afferrò sua nipote per un braccio, «vieni stellina entriamo, devo parlare con tuo padre». Annalisa rimase sbalordita dalla sua reazione, sembrava che avesse visto un fantasma. 

«Nonna, che succede? Come mai tutta questa fretta?». Le domandò curiosa, mentre riusciva a stento a tenere le buste delle compre in mano, per quanta energia Esmeralda mise nel spingerla dentro casa del padre. 

«Dici bene, stellina cara, ha sembianze famigliari...molto famigliari. Federico! Federico, ma insomma, dove sei?». Lo chiamò girovagando leggermente per il corridoio, fino a quando che non lo vide spuntare dalle scale. 

«Sono qui, che succede? Ah, amore del papà, vedo che avete fatto festa, quanti pacchetti che ci sono». 

Annalisa stava per rispondergli quando Esmeralda l'anticipò in volata. 

«Lascia stare i pacchi, le compre e tutto il resto. Credo che dovresti uscire di fuori», lo guardò dritto negli occhi. 

«Perchè dovrei uscire? Onestamente stavo guardando...», sua madre prese di nuovo la parola. 

«Lascia stare quello che stavi guardando, o facendo, ti dico che dovresti uscire, quindi esci. Credo che ci sia qualcuno che ti stia cercando, o aspettando...insomma Federico, metti il naso fuori da quella porta e fallo adesso!», Esmeralda si mostrò autoritaria come quando lo metteva in riga da ragazzino. 

Annalisa ebbe un flash nel sentirla parlare in quel modo. 

Ecco chi mi ricorda quel ragazzo...papà, oh santo cielo, assomiglia a papà! Ma allora, quello lì fuori è...Paride! 

Si ricordò delle parole di suo marito quando gli raccontò l'incontro con il primogenito fuggiasco: una goccia d'acqua, amore mio, è tuo padre paro paro, ma con vent'anni di meno. 

Esmeralda per tatto non voleva dire chiaramente chi immaginasse di aver visto, non sapendo come l'avrebbe presa sua nipote, e soprattutto sua nuora, quindi continuava a discutere con il figlio sulla questione dell'uscire da casa. 

La loro animata discussione fu interrotta dal tonfo della porta che si chiudeva. Entrambi si voltarono verso l'entrata di casa: Annalisa non c'era più. 

Questione di pelle 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora