Capitolo 5

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Era passata una settimana da quando Camila e Lauren si erano incontrate.

E l'unica cosa a cui Camila riusciva a pensare era che la ragazza era diventata davvero bella. Certo non era mai stata brutta, ma ora era una donna. E la cosa la mandava in tilt. Aveva sempre saputo di avere una cotta per lei. E forse era stato quello il vero motivo per cui se l'era presa tanto per ciò che era successo. Ma ciò non significava che Lauren poteva permettersi di farle un cosa del genere.

Stava di fatto che aveva evitato di rispondere alle chiamate di Chris e di essere a lavorare il più possibile per non incontrare il ragazzo. Perché sicuramente l'avrebbe in qualche modo assillata cercando di farle vedere di nuovo la corvina, ora che avevano sciolto il ghiaccio.

Anche se per lei quello che era successo al bar non era affatto una cosa che poteva considerarsi positiva.

Insomma. Lauren aveva le lacrime agli occhi, anche se non ne capiva proprio il motivo. E lei oltre a salutarla non aveva fatto nulla. Normani era stata quella che aveva dato la mazzata chiamandola Camz ancora una volta, ben consapevole di quello che faceva. E lei non aveva detto nulla. Perché sì Normani aveva tutto il diritto di chiamarla come voleva. Lauren non era più sua amica. Non faceva nemmeno più parte della sua vita. Perciò non aveva più l'esclusiva su quel nomignolo.

Era appena finito il suo turno, al bar quando decise di sedersi ad un tavolino fuori dal locale e fumarsi una sigaretta, prima di andare a casa. Suo padre lo sapeva ma voleva evitare di farlo con lui in giro. E furono proprio quei pochi minuti a fregarla.

Perché quando alzò gli occhi dal pavimento per vedere chi si era fermato davanti a lei, vide la sua ex migliore amica.

Lauren Jauregui se ne stava ferma immobile davanti a lei con uno sguardo deciso ma allo stesso tempo titubante. La mora non era mai stata una persona molto decisa alla fin fine. Parlava tanto ma agiva poco. O almeno questo era quello che faceva anni prima, quando ancora si conoscevano.

- Ciao, Camila.

Camila alzò un sopracciglio guardandola con aria interrogativa ma anche parecchio stranita.

- Ciao Lauren. Cosa fai qui?

- È un luogo pubblico. Sono qui per bere qualcosa.

Camila si alzò togliendosi la sigaretta dalle labbra e spegnendola nel posacenere, anche se era solo a metà.

- Ne sono al corrente. Buona bevuta, allora. Io vado a casa.

La superò senza tanti problemi domandandosi perché le avesse detto che andava a casa. Non aveva bisogno di metterla al corrente dei suoi spostamenti.

Ma non fece in tempo ad arrivare al parcheggio perché Lauren la fermò afferrandole la maglia.

- Dobbiamo parlare.

Disse lei decisa. Lo sguardo non era più come prima era fermo. Questa volta era decisa.

- E di cosa? Non ci vediamo da anni e non mi pare di aver fatto qualcosa per volerti parlare.

- L'altro giorno… sono andata via, ma non avrei dovuto.

Si fece coraggio la corvina, mentre Camila guardava scettica la ragazza. Non era mai stata propensa a perdonare le stronzate. E quella che Lauren aveva fatto era veramente una grandissima stronzata, ma voleva ugualmente tentare.

- Mi dispiace.

Lo disse tanto velocemente che Camila faticò a capire che cosa le fosse uscito dalla bocca. Ma aveva capito bene.

- Come, prego?

- Mi dispiace, Camz. Ho fatto una cosa… imperdonabile. E me ne rammarico. Non ne comprendo nemmeno il motivo, ma l’ho fatto… e mi dispiace.

Lauren rimase in silenzio per un po’ prima di alzare lo sguardo e vedere Camila, sorridere quasi ne fosse divertita.

- Io sì. So perché lo hai fatto. Perché infondo sei sempre stata una persona insicura, che doveva avere la conferma di piacere agli altri. Insultare me, insultare mio padre e deridermi per non avere una madre, era ciò che loro si aspettavano da te. E tu, hai confermato loro ciò che volevano. Confermando a me, quello che Normani mi ha sempre detto.

Camila sbuffó vedendo la corvino tremare leggermente. Ma non aveva voglia di continuare a parlare. Erano passati anni ma vederla stare male era comunque difficile. E nonostante stesse difendendo se stessa non aveva più forza per continuare.

Così si girò per andare alla sua macchina, convinta che Lauren non l'avrebbe più fermata. In realtà la corvino la stupì di nuovo. Lauren le corse davanti e si girò con gli occhi lucidi. A quanto pare era ancora piuttosto sensibile a quello che le veniva detto, nonostante fosse tutta opera sua.

- Normani eh? Sappiamo entrambe che quella ragazza non mi ha mai potuto soffrire. E lo sai benissimo.

- È vero. Ma è mia amica e rispettava il fatto che ti volessi bene. Ma tu hai deciso di mandare al vento la nostra amicizia per un po’ di popolarità. E questo dimostra che infondo aveva ragione a dubitare di te. O sbaglio?

Lauren rimase in silenzio per un attimo, poi guardò Camila negli occhi e avanzó di un passo verso di lei.

- È vero. Ho sbagliato. Non avrei dovuto farlo e me ne sono pentita nell'istante in cui ho terminato quella frase… Ma non toglie il fatto che mi sia sentita in colpa per tutti questi anni… e nemmeno tu sei in pace. Ti conosco ancora abbastanza bene da saper leggere le tue espressioni. E te lo leggo in faccia. Ti manco. Come tu manchi a me. E non provare a negarlo.

Camila non negó. Sospirò coprendosi il volto con una mano e cercò di non insultare la corvina. Ci aveva preso in pieno. Ma ammetterlo a lei sarebbe stato come perdonarla. E per quanto a Camila mancasse Lauren non aveva intenzione di dargliela vinta subito. Aveva aspettato otto anni per delle scuse. Ora a lei sarebbe toccato aspettare un po’ per avere il suo perdono.

- Pensa quello che vuoi Lauren.  Non ho più la pazienza per starti dietro.

Detto questo montó in macchina e se ne andò lasciando la corvina senza una risposta.

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