Capitolo 7

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Lauren era con Dinah davanti al bar in cui lavoravano Camila e Normani. E la bionda stava guardando la sua amica tremare dall'agitazione. Non aveva avuto esitazione a chiamarla per un passaggio, ma ora che era lì, non aveva la forza di entrare.

- Non le hai già chiesto scusa? Perché sei così spaventata adesso?

Lauren si girò verso la ragazza più alta di lei e sorrise appena, ma non era un sorriso confortante era una maschera.

- Camila... ora ha uno sguardo... che non mi piace. Mi guarda... come se non fossi nulla. E lo so che me lo merito, ma non mi piace, Dinah.

- Posso immaginarlo, ma non puoi farci nulla. Te lo meriti, direi. O no? Hai detto un sacco di stronzate su di lei e sulla persona a cui tiene di più. E sapevi benissimo che se avessi insultato solo lei sarebbe stata una cosa leggera, ma hai insultato suo padre.

Spiegò la bionda e La corvina si ritrovò colpita da qualche coltello invisibile.

- Non mi aiuti così...

- Non è colpa mia se sei in questa situazione. Ma tua e del fatto che parli prima di pensare.

Lauren annuì consapevole del fatto che non aveva altri che sé stessa da incolpare. Ma era pronta a chiedere scusa a Camila per altri otto anni, se sarebbe servito a farsi perdonare per essere stata una cretina ed una pessima migliore amica.

- OK. Vado dentro.

- Auguri. Spero che Normani non ti mangi.

Disse Dinah causando una smorfia di fastidio nel volto della Corvina. Normani. Quello era un problema a cui avrebbe pensato dopo. Per il momento Camila aveva la precedenza. A Normani o a come condividere la sua migliore amica. Perché Lauren non aveva dubbi, se Camila l'avesse perdonata, Kordei non gliel'avrebbe comunque fatta passare liscia.

Appena entrata nel bar, il ragazzo al bancone guardò verso di lei con un'espressione piuttosto sconfortante. Non riusciva a capire se era preoccupato oppure divertito. Forse entrambe.

Avanzò verso il bancone e chiese di vedere Camila, se era possibile. Cosa che il ragazzo non le negò, dicendole semplicemente che in quel momento era in pausa e poteva andare sul retro se voleva parlarle.

Lauren non se lo fece ripetere due volte ed uscita di nuovo dall'entrata principale, girò l'angolo e si ritrovò nel vicolo dove vi erano i bidoni dei rifiuti e dove Camila, seduta sul muretto, con lo sguardo perso ed una sigaretta,quasi finita, tra le labbra. E quello Lauren non lo sopportò.

- Il fumo è una delle cause di morte più note, lo sapevi?

Perché accentua la probabilità di avere tumore ad ogni organo, dato che l'ossigeno che circola nel sangue è contaminato dal catrame, dall'ammoniaca e dalle decine di sostanza chimiche che mettono in una sigaretta insieme al tabacco, sì, lo so.

Rispose ignorando il fatto che Lauren la stesse guardando Male per la prima volta in vita sua. Probabilmente perché per un tumore ai polmoni dovuto al fumo era morto suo nonno, un paio di anni prima.

- Da quanto tempo fumi?

- Da più di un anno... piuttosto cosa fai qui?

Domandò la castana con quegli occhi freddi, che a Lauren non piacevano neanche un po'. Perché non era da Camila avere uno sguardo del genere. La ragazza con cui lei era cresciuta era troppo buona e solare per avere uno sguardo del genere, verso chiunque.

- Sono venuta per parlarti. Perché non ho finito. Non finirò finchè non capirai che sono veramente dispiaciuta, per quello che ho detto. Per averti offeso senza motivo... per aver offeso tuo padre, che con me è sempre stato gentile ed è come uno zio... Ma soprattutto mi dispiace per aver detto quelle cose su tua madre sapendo quanto ti è sempre pesato essere stata abbandonata da lei. Non volevo... ma una volta iniziato... non sono riuscita a fermarmi.

Camila continuò a guardarla in silenzio, finendo la sigaretta con uno sguardo leggermente perso. Come se non la stesse davvero ascoltando. Ma Lauren non mentiva quando aveva detto di conoscere Camila. Sapeva benissimo che quella era una cosa che faceva quando voleva far perdere la pazienza a qualcuno. Era quello il punto, tra loro due. I sotterfugi o trucchetti non servivano a nulla, perché si conoscevano troppo bene per caderci.

La castana si alzò dal muretto e pulì i pantaloni della divisa.

- Non credevo avresti detto una cosa del genere senza metterti a piangere, sei diventata più resistente, i miei complimenti. Ma come ti ho detto l'altro giorno... non ho più la pazienza per doverti sopportare o per pensare se mai dovessi perdonarti, ad un'altra pugnalata alle spalle. Perché è questo che succederà, Lauren. Se dovessi decidere che possiamo tornare amiche... sii consapevole che non riavrai mai la mia totale fiducia. Quella l'hai persa molto tempo fa.

- Va bene. Non mi importa.

Rispose la corvina prontamente stupendo la cubana. Ma Camila non era convinta. Non poteva essere convinta dopo così poco tempo. Non voleva cedere così presto. Lauren avrebbe dovuto sudarsela, quella volta. E così sbuffò, scosse la testa e rientrò nel bar senza dire nulla.

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