Capitolo 13

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Camila aveva detto a Chris che ci avrebbe provato. Ma ancora non sapeva cosa fare. Ed era a questo che pensava, seduta sul bordo del letto in camera sua.

L'ultima volta che aveva visto la corvina aveva fatto una sfuriata bene poco degna del suo autocontrollo. Era quello il suo problema. Lauren era in grado di far andare a fanculo tutto ciò che la manteneva calma.

Non che fosse una novità ma sperava di essere migliorata in otto anni. Invece era uguale a prima. Forse anche peggio.

Ma ormai era stanca di fingere. Vedere l'espressione di Lauren quel giorno era stato peggio di quel che pensava. Non aveva più voglia di sfogarsi su di lei per cose di anni prima. Forse avrebbero dovuto lavorarci un po’ ma ci sarebbero riuscite. O almeno ci avrebbero provato. dopotutto non era detto che riuscissero ad incastrarsi. avevano vite diverse e soprattutto, stili di vita diversi. Lauren ancora non lavorava, questo Chris glielo aveva detto, perché pensava a cosa voler fare. Lei invece aveva iniziato a lavorare persino prima di finire il liceo, perché era meglio mettersi avanti. La differenza di ceto sociale, come poteva definirsi, era una cosa sfavorevole. Certo i loro padri erano amici da decenni, ma loro erano più legati. Loro avevano delle ragioni, per essere amici. Lei e Lauren erano amiche da bambine, perché lo erano i loro padri.

Non che ci fossero dei problemi ma alla fine, era come se si fosse amici quasi per obbligo. Normani glielo aveva fatto notare. Erano amiche sin da piccole, ma perché i loro genitori avevano deciso di frequentarsi e di portarsele appresso, non per loro decisione.

Camila sbuffò sonoramente e si lasciò cadere all’indietro, sul letto guardando il soffitto.

- D’accordo… andrò a casa sua. Dovrebbe essere lì, se Chris non mi ha mentito sulla settimana di punizione in cui suo padre l’aveva costretta, dopo aver scoperto, in ritardo, di quando si era ubriacata con Dinah.

Quella  cosa la faceva sorridere, sapeva che Mike non era un genitore intransigente. aveva lasciato sua figlia a casa da scuola e lavoro, perché poteva permetterselo, ma non tollerava mancanze di rispetto e di coscienza come ubriacarsi con dei ragazzi appena conosciuti.

Ma almeno questa cosa giocava in suo favore. Sperava solo che ci fossero solo i ragazzi, in casa. Altrimenti, sarebbe stato imbarazzante. E se Clara fosse stata lì, forse avrebbe fatto un viaggio a vuoto. Quella donna non apprezzava suo padre e lei ancora meno. Probabilmente perché non voleva che intaccasse il nome della sua bambina. Non lo aveva mai capito, ma non le interessava più di tanto. Quello che le interessava era Lauren. Ed avrebbe fatto in modo di parlarle.

Così prese il suo maggiolone e si diresse verso casa Jauregui, anche se non ci andava da parecchio tempo.

E per questo non aveva la più pallida idea che ci si mettesse così tanto. Non aveva mai guidato lei quando ancora andavano a trovarli. Infatti non aveva nemmeno la patente per poterlo fare. Aveva 13 anni l’ultima volta che ci era andata e con Chris si erano visti solo fuori, dove Lauren, con i suoi amici non sarebbe mai andata.

Parcheggiò la macchina non troppo distante e arrivò davanti alla porta del lussuoso palazzo e deglutì. non aveva fatto tutta quella strada per poi bloccarsi a guardare il citofono. Prese un bel respiro e alzò la mano, per suonare al citofono quando dalla porta principale uscì Michael Jauregui in persona.

- Camila. Buon pomeriggio. Come mai qui?

- Oh, volevo parlare con... Lauren…?

Lui non parve stupirsi più di tanto. Forse Chris gliene aveva parlato. O forse glielo aveva detto suo padre, dato che non sapeva tenersi nulla, per lui.

- Mi fa piacere. La trovi in casa.  Ma lei non può uscire. Qualsiasi cosa sia, potete discuterne in casa, non c’è nessuno oltre a lei.

- D’accordo, grazie mille.

Mike tenne aperta la porta per lei e la salutò, per poi andarsene. Probabilmente era tornato a casa dal lavoro per pranzare. O dare un’occhiata a Lauren, dato che, forse, non si fidava troppo. Dopotutto era abbastanza grande da poter stare in casa da sola, non poteva avere paura. Non dopo tutti quegli anni. Si fece ben sei rampe di scale, perché odiava quel cavolo di ascensore. Non le era mai piaciuto e dopo esserci rimasta dentro, con Lauren, ancora più in asia di lei, per ben due ore, aveva sempre fatto le scale, anche se suo padre le aveva assicurato che lo avevano riparato alla perfezione. Si rifiutava di metterci piede allora e la cosa non era cambiata. Arrivò davanti alla porta di Casa Jauregui e suonò il campanello. Dopo nemmeno un minuto Lauren le aprì la porta con un’espressione alquanto sorpresa.

- Dobbiamo parlare.

Detto questo, con espressione seria e tono fermo, Lauren annuì e la fece passare, per poi richiudersi la porta alle spalle.

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