Capitolo 11

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Erano passati pochi giorni da quando Lauren aveva fatto quella piccola stronzata di ubriacarsi. E Camila come sempre cercava di non darci peso. Non la vedeva da quel giorno ma Chris le aveva detto che stava bene. Ma era comunque preoccupata. Ed era proprio per questo che era arrabbiata. Con se stessa però. Non doveva preoccuparsi per quell'idiota. Non doveva farlo. Non voleva farlo. Ma era così. E per quanto volesse cambiare le cose non poteva.

Ci aveva già provato. Per anni. Ma a quanto pare Lauren Jauregui non voleva saperne di uscire dalla sua testa. O dalla sua vita in generale.

E proprio mentre era seduta sui gradini della porta di servizio a fumare arrivò l'oggetto dei suoi pensieri.
- Dovresti davvero smettere di fumare.

- E tu di bere.

Lauren si fermò guardandola seria e quasi offesa.
- Io non bevo tutti i giorni.

-Prima nemmeno io, fumavo tutti i giorni. E poi ne fumo due. Non ho il vizio. Ma mi rilasso.

Spiegò senza guardarla. Anzi faceva vagare lo sguardo in tutto fuorché lei. Ma Lauren non demorse. Si spostò davanti a lei e la guardò a braccia conserte. Camila alzò lo sguardo per osservarla negli occhi e la corvina notò una cosa.

Camila, o almeno il suo sguardo, non erano cambiati. Aveva ancora quel tipo di sguardo indifferente ma letale. Lo sguardo che faceva quando voleva far credere di essere indefferente alle cose che la circondavano. Come lei, in quel momento.
-Dovresti davvero smettere di fare finta di niente.

- Non so cosa tu voglia dire.

Rispose la cubana guardandola in modo spento. Senza ombra di qualcosa. Ma Lauren conosceva Camila. Aveva imparato con lei a mascherare le sue emozioni quando necessario. Ed entrambe sapevano riconoscere le finte dell'altra. Tra di loro era una battaglia persa da entrambi i lati. Sarebbe stata solo una gara, alquanto stupida, a chi resisteva di più.
- Lo sai benissimo invece. Stai evitando di confrontarmi. Sappiamo entrambe che ci tieni a me. Altrimenti mi avresti lasciato con iragazzi. Ma non lo hai fatto.

-Tenere a te e Dinah è una cosa diversa dall'essere una persona decente che interviene in situazioni alquanto disastrose. Non ti reggevi in piedi ed appena ti sei appoggiata a me, ti sei addormenta. In piedi. Questo la dice lunga sulla tua capacità di giudizio.

Lì Lauren sgranó gli occhi. Ma non all'evidenza tentativo di farla arrabbiare. Alla prima cosa.
- Mi sono appoggiata a te?
- Ti sei addormentata su di me. Non eri nemmeno in grado di stare in piedi. Poi ti ho portata nell'ufficio e tuo fratello vi è venuto a prendere.

A quella frase Lauren spalancò gli occhi e nel medesimo momento arrossí vistosamente, confondendo Camila. Che motivo aveva di diventare rossa come un peperone? Avevano passato anni a dormire nello stesso letto. Come poteva imbarazzarsi per essersi appoggiata a lei?

Camila davvero non capiva.

Lauren cercò di ricomporsi in fretta ma ormai Camila ed il suo solito sguardo indagatore erano in azione. Non le avrebbe chiesto nulla. Lo sapeva bene. Ma sapeva anche che non sarebbe finita lì.
- Voglio invitarti al compleanno di Christopher. La settimana prossima faremo una festa a sorpresa.

-E rischiare un'altra umiliazione da parte vostra? No grazie.
- Chris non ha colpa per ciò che ho fatto.

Camila sbuffò sonoramente e si alzò dai gradini buttando la sigaretta, ormai finita, per terra.
-Lui non c'entra ma credi che sia stupida? Siete sempre nella stesse cerchia. Tu lui e quelli che hai informato delle mie insicurezze più grandi.

Camila strinse i pugni guardando la ragazza davanti a se. La persona di cui anni prima si fidava ciecamente. Che ora avrebbe compreso ciò che aveva provato. Altrimenti la cosa sarebbe davvero finita lì.
- Mi sono fidata di te perché ti volevo bene. Eri come una sorella per me, poi hai lasciato le tue insicurezza distruggere quel legame. Non mi fido di te, Lauren. Non negherò che ti voglio bene anche adesso. Ma non puoi davvero aspettarti che dopo una cosa del genere io ti accolga a braccia aperte.

Lauren voleva dire qualcosa ma non parlò. Non parlò perché voleva davvero sapere cosa Camila aveva da dire. Aveva provato a tirarle fuori tutto ed ora che era arrivato il momento aveva paura. Ma se voleva capire e risolvere la situazione in cui erano doveva ascoltare.
- Ci sono voluti otto anni per chiedermi scusa. Quanti te ne serviranno per capire che se anche ti volessi di nuovo con me in un qualsiasi rapporto, la mia fiducia in te non sarebbe mai come prima? Hai sbagliato ed ho sbagliato anche io. Perché ho dato per scontato che tu capissi ciò che provavo io mentre chiaramente non puoi. Perché siamo diverse. E non credo che tu possa davvero comprendere come mi senta. Hai due genitori che ti danno tutto ed un fratello che ti adora. Cosa hai in comune con me?

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