- Memories III

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Erano già due ore che il maestro di letteratura classica mi stava ammorbando con le sue logorroiche spiegazioni

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Erano già due ore che il maestro di letteratura classica mi stava ammorbando con le sue logorroiche spiegazioni. Avevo soltanto dodici anni, eppure ero costretta a interminabili sessioni di studio dalla mattina alla sera già da qualche anno. Le mie capacità intellettive mi permettevano di procedere a un ritmo sostenuto, tanto che il sapere raggiunto a quel tempo mi avrebbe abilitata a frequentare il liceo senza difficoltà, ma non seppi mai dire quanto tale specialità fosse positiva. Le uniche lezioni che aspettavo con piacere erano quelle di musica, nello specifico: di canto. «Tutte le nobildonne devono eccellere nell'arte» ripeteva sempre mio padre, forse una delle poche cose su cui andavamo d'accordo. E poi ero davvero brava a cantare!

«Vostra Altezza, mi state ascoltando?» domandò il maestro, ridestandomi dai pensieri. Ero un uomo panciuto, dal viso tondo, i baffi brizzolati arrotolati e con una voce soporifera.

«Sì, maestro Fray». In realtà avevo smesso di seguire le sue parole molto presto. All'incirca quando aveva detto: «Allora, oggi studieremo...»

Inarcò un folto sopracciglio. «Vi vedo distratta. Penso che per oggi possiamo concludere» disse, chiudendo il tomo da più di mille pagine che aveva in mano.

Era uno dei pochi insegnanti che prestava molta attenzione alla mia salute e per questo lo rispettavo. Altri, pur di mostrare le proprie capacità al sovrano, mi costringevano a sopportare l'intero programma giornaliero nonostante l'evidente stanchezza.

«Sì, forse è meglio. Grazie come sempre per le lezioni». Mi alzai dalla sedia e uscii dalla biblioteca a passo svelto, diretta in giardino.

Era una bellissima giornata di primavera e mi stiracchiai sotto i raggi del sole, osservando l'orizzonte di smeraldo oltre le mura fortificate. Ero orgogliosa di essere irlandese perché nata in un paese di meraviglie e sconfinati spazi verdi, o almeno era ciò che avevo appreso dai libri. Uscire dal castello per visitare il Regno non faceva parte del programma della "principessa perfetta".

Mi guardai intorno e notai mia madre e Alissa impegnate a gustare il tè sotto al gazebo. Indossavano entrambe abiti celesti. Mi avvicinai, stupita: mia sorella era sempre stata cagionevole e di rado le permettevano di stare all'aria aperta.

«Eleonore, già finita la lezione?» domandò la Regina, guardandomi. Non si faceva mancare mai vestiti in linea con le usanze, mentre io ero nella fase in cui desideravo indossare pantaloni di tutte le lunghezze – motivo di discussione frequente con il Re, il quale mi costringeva sempre a cambiarmi.

«Sì, abbiamo fatto presto. Volevo andare a nuotare nella piscina interna. Posso?» Nonostante la bella giornata, il clima non era adatto a quella esterna.

Salii il gradino del gazebo in legno e presi un biscotto con le scaglie di cioccolato dal tavolino basso di fronte a me.

«Vengo anch'io!» esclamò Alissa, elettrizzata.

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