Wintercearing || Larry Stylinson

P r o l o g o

È facile capire come nel mondo esista sempre qualcuno che attende sempre qualcun altro, che ci si trovi in un deserto o in una grande città. E quando questi due esseri s'incontrano e i loro sguardi s'incrociano tutto il passato e tutto il futuro non hanno più alcuna importanza
(Paulo Coelho)

Avevo cinque anni quando mia madre mi donò il mio primo aeroplano di carta.
Un gesto così banale che, per un riccioluto e riservato bambino come me, significava tutto.
Ricordo che da quell'uggioso primo febbraio, ogni giorno, ogni pomeriggio, gelido o afoso che fosse, io e mia madre eravamo lì, nell'immenso campo vicino ad un flebile ruscello, a far volare i nostri aeroplani e a far gara sul quale volasse più in alto.
E gli anni passavano, e con loro passava anche la mia candida e infantile ignoranza.
Smettemmo di andare in quel magico campo, che tanto ci faceva star bene, e la dolce ed energica figura di mia madre fece spazio ad una sagoma stanca ed avvizzita.
Avevo undici anni quando me lo disse.
Non fece giri di parole, andò dritta al punto, come una rovente freccia di fuoco che si conficca perfettamente nel grande e tondeggiante bersaglio.
«Sono malata, Harry. Ho la leucemia»
Non piansi, non urlai, niente di niente.
Raccolsi con parsimonia il rovinato zainetto di cuoio che portavo sempre con me, allacciai le scarpe sbiadite e corsi fuori.
Raggiunsi quel posto, l'unico posto che avrebbe potuto calmare il mio animo straziato.
Poi, con tutta la rabbia che avevo in corpo, lanciai quell'aeroplano. Il nostro ultimo aeroplano.
E mentre lo osservavo volare, cullato dal vento, il mio cuore era stretto in una dolorosa e torturante morsa, che mi stava togliendo il respiro.
Più lo osservavo più mi chiedevo perché le cose peggiori dovessero capitare sempre alle persone migliori.
Ed oggi, alla complicata età di sedici anni, io, Harry Edward Styles, non possiedo ancora una risposta.
A patto che una risposta esista davvero.