CAPITOLO 14

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"Porca miseria Megan! Che ti è successo?!" Thomas mi corse incontro seguito da Alison e Logan.

"Niente di cui preoccuparsi" dissi io non volendo farlo preoccupare.

"Niente di cui preoccuparsi? Ma dico, ti sei vista?" iniziò Alison alzandomi il mento per vedere meglio il segno nel collo.

"Aly, non lo dobbiamo dire ai tuoi."

"Come non dobbiamo dirlo ai miei? Qualcuno ti ha fatto del male, devono saperlo!" insistette mia cugina.

"No Aly, perfavore mantieni il segreto"

"Mi dici almeno perchè?"

"Non ti sembra ovvio? Se lo dice ai tuoi, questi verranno a scuola a parlare con il preside e chiederanno l'espulsione di colui che le ha fatto questo" intervenne Logan, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.

"E allora? E' meglio se lo espellono, anzi se lo merita!"

"Non hai capito. Se i tuoi lo fanno espellere, cosa diranno in giro di Megg?"

"Sì, ma..."

"Niente ma, sono già stata in infermeria ed è tutto ok. Ora, prima di tornare a casa, vieni al bagno con me e aiutami a coprire questi lividi" la interruppi io e la presi per il braccio trascinandomela dietro verso il bagno.

"Aspetta Meg. Prima che tu vada ho una domanda da farti" mi fermai e mi girai verso il mio migliore amico.

"Chi è stato?" mi chiese Tom

"Timothy Granaderos" e mi incamminai nuovamente verso il bagno prima di essere fermata da un'altra domanda, questa volta però di Logan.

"Dov'è Dylan?"

"Mi ha detto che doveva tornare subito a casa perchè doveva fare una cosa"

"Va bene, grazie, ciao!"

"Ciao" rispondemmo all'unisono io e mia cugina.

****

"Io non sarei stata coraggiosa a tal punto da tirargli uno schiaffo e un calcio sui gioiellini di famiglia" mi disse Aly dopo che finii di raccontarle l'accaduto.

"So come farmi rispettare"

"Sì ma guarda a quale prezzo!"

"Poteva andarmi peggio"

Mentre Aly finiva di ritoccarmi il trucco sui polsi la porta del bagno si aprì e ne uscì una ragazza bionda di piccola statura con degli occhi di ghiaccio.

Aveva ascoltato tutta la conversazione visto che da quando eravamo arrivate nessuno era entrato in bagno.

"Certo che ti ha ridotta male!" disse la ragazza "Ciao!" e fece per uscire.

"Ehy Britt, aspetta un attimo!" e mentre lo dissi mi alzai in piedi "volevo dirti che se punti a diventare fotografa non credo che ritoccando le foto che fai avrai successo. Il bello è che non sei nemmeno brava a fare fotomontaggi. Sappi che se continui così verrai ripagata con la stessa moneta che usi tu: una moneta falsa. Ciao Britt, passa una bella giornata!" e le rivolsi il più grande sorriso nella storia dei sorrisi finti.

Lei se ne andò senza dire una parola, evidentemente stizzita da ciò che le avevo detto.

Alison finì di truccarmi e uscimmo dal bagno.

Prendemmo le borse dai nostri rispettivi armadietti e uscimmo da scuola, che ormai era deserta.

Fuori dalla scuola vidi una figura a dir poco familiare che veniva verso di noi: Dylan.

Non ci aveva viste e procedeva verso l'entrata della scuola a testa bassa massaggiandosi le nocche di una mano che, man mano si avvicinava vidi essere rosse.

C'era qualcosa che non tornava, mi aveva detto che aveva da fare a casa, che ci faceva a scuola?

"Dyl?"

Appena sentì pronunciare il suo nome alzò la testa di scatto e nascose le mani dietro la schiena.

"Meg, Aly. Che ci fate ancora qui?" chiese con un lieve accenno di agitazione.

"Siamo rimaste fino adesso per nascondere i lividi con un po' di trucco. Abbiamo anche incontrato Britt e le ho detto alcune cose. Tu invece, cosa ci fai qui? Mi avevi detto che avevi da fare a casa."

"Ehm, sì, è così, ho solo dimenticato dei libri qua a scuola e sono tornato a riprenderli"

"E che mi dici delle nocche?" il ragazzo davanti a me ci stava nascondendo qualcosa. Qualcosa che volevo sapere

"Chi hai preso a pugni Dylan?" intervenne nella conversazione mia cugina che anche lei aveva notato il mio stesso dettaglio

"Nessuno, è che sono caduto"

"Certo, e tu cadi con i pugni chiusi?"

"E poi se fossi caduto te le saresti scorticate"

"Ma vi state coalizzando contro di me?" disse Dylan che, sentendo le nostre osservazioni, era diventato rosso come un pomodoro.

"Dyl, dicci la verità, chi hai picchiato?"

"Timothy"

"Ma dico sei impazzito?! Perchè l'hai fatto?"

Aveva picchiato Timothy.

Non che mi dispiacesse, ma perchè?

Dylan non si muoveva a rispondere, allora parlò Aly.

"Va bene, ho capito, vuoi parlare da solo con Megan, me ne vado. Meggy ci vediamo a casa"

Dylan sembrava sollevato dall'affermazione di mia cugina e le sorrise ringraziandola.

Quando rimanemmo soli lo guardai con aria interrogativa.

"Hai visto come ti ha conciata stamattina? Non poteva passarla liscia così, allora l'ho picchiato."

"Dyl, sai che se andrà dal preside verrai espulso?"

"Non ci andrà"

"E come lo sai?"

"Per il tuo stesso motivo. E poi, diciamo che non oserebbe mai mettersi contro il capitano della sua squadra di baseball." e mi sorrise.

"Vieni qua" e lo portai alla fontanella appena fuori della scuola rivolgendogli un lieve sorriso.

Aprii l'acqua e la feci scorrere per un po' mentre cercavo la felpa dentro la mia borsa.

Quando la trovai, la ripiegai più volte su se stessa e la bagnai con l'acqua fredda.

Poi presi la mano di Dylan con la mia libera e ci poggiai sopra la felpa bagnata, come a fare da ghiaccio sulle sue nocche.

Tenevo lo sguardo basso per non far vedere a Dylan che ero arrossita.

Stavamo in silenzio.

Le mie mani si prendevano cura della sua, quella mano che si era macchiata di un orrendo atto solo per poter far giustizia a colui che aveva compiuto un atto ancora più orrendo.

Dopo una dose di coraggio pronunciai un flebile "Grazie" sollevando lo sguardo e guardandolo in quegli occhi nocciola che sarei rimasta a fissare per ore.

Lui non rispose, ma fece un gesto che per me valeva più di una semplice risposta: mi sorrise.

Un sorriso sincero, come tutti gli altri che mi aveva rivolto del resto.

Quel sorriso di cui mi ero innamorata.

Quel sorriso.

Il suo sorriso.

LOST IN YOUR SMILE ||DYLAN O'BRIEN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora