CAPITOLO 18

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Arrivammo a scuola mano nella mano sotto gli occhi sorpresi e attenti di tutti.

"Non ti da fastidio?" gli domandai mentre procedevamo verso l'aula dove si sarebbe svolta la prima lezione della mattina.

Anche se Dylan era un mio amico rimaneva comunque il più popolare e desiderato della scuola.

"Cosa dovrebbe darmi fastidio? Che sto tenendo per mano una ragazza, nonché una tra le mie migliori amiche? Dovrebbe darmi fastidio che tutti ci guardino? Credi che potrebbe rovinarmi la reputazione stare con una come te? Ma io non sono così, non mi interessa cosa pensa la gente di me e non credevo che tu pensassi che fossi così." detto questo mi lasciò la mano e se ne andò evidentemente offeso.

Qualcosa dentro di me si fermò, le farfalle smisero di svolazzare disordinatamente nel mio stomaco e fu come se fossero morte, come se qualcuno le avesse uccise.

Guardai Dylan allontanarsi nel corridoio, allontanarsi da me.

La testa iniziò a farmi ancora più male e delle lacrime cercavano di evadere dai miei occhi che lottavano provando a non farle sgorgare.

La campanella suonò e mi diressi verso l'aula dove era precedentemente entrato Dylan.

La lezione la passai non ascoltando, rimanendo a fissare quel pezzo di muro scoperto dall'intonaco ormai caduto in terra per due ore, non pensando a niente.

Uscii dalla classe dirigendomi verso il cortile della scuola avendo un'ora libera prima della seconda lezione.

Fui raggiunta da Thomas "Ehy Meg. E' successo qualcosa? E' da quando sei entrata in classe che sei assente"

Sapevo che se ne sarebbe accorto, era il mio migliore amico per eccellenza, ci conoscevamo troppo bene.

Non riuscii a trattenere le lacrime e finii così per raccontargli tutto, dalla quasi morte al litigio.

"...Tom io non intendevo quello credimi" gli dissi tra i singhiozzi

"Lo so Meg, lo so. Gli passerà, se è davvero tuo amico come dice verrà a chiederti scusa. Non piangere però, okay?" e mi prese la testa tra le mani asciugandomi le lacrime, dopodichè mi strinse in un abbraccio pieno d'amore, e rimanemmo così fino al suono familiare della campanella che ci avvertì che l'ora era finita.

Iniziò così l'ultima ora della giornata che passai a guardare Dylan che non si girò verso di me nemmeno una volta.

L'avevo fatto arrabbiare così tanto? Mi avrebbe mai chiesto scusa?

Thomas mi lanciava occhiate dolci rassicurandomi con il suo sorriso che io riuscivo a ricambiare solo con sorrisi finti e tristi.

Quando finalmente la lezione finì salutai Thomas abbracciandolo.

Non avevo fame e quindi non tornai a casa, bensì decisi di rimanere a scuola per avvantaggiarmi con i compiti, dovevo fare una ricerca, e quale posto migliore se non la biblioteca?

Erano le 12:00, il turno mi sarebbe iniziato fra tre ore, potevo spenderle andando a dormire un po', cosa che mi attirava non poco, ma decisi comunque di rimanere in biblioteca, avrei dormito più a lungo quella sera.

Mi alzai dal tavolo dove ero seduta e mi diressi verso uno scaffale per prendere un libro e dopo una fitta fortissima la testa iniziò a girarmi.

Mi appoggiai allo scaffale non facendo caso al ragazzo che stava prendendo un libro dal ripiano vicino al mio e che mi stava osservando con la coda dell'occhio.

Quando la testa smise di girarmi afferrai la scala che serviva per prendere i libri del ripiano superiore e iniziai a salire.

Presi il mio libro, era abbastanza voluminoso dalla copertina antica rossa con dei ricami dorati, non bastava aprirlo per sentire il suo odore di usato.

Scendetti le scale, ma a metà strada mi fermai, la testa aveva riiniziato a girare e a farmi male più di prima.

Feci un respiro profondo e continuai a scendere, quel ragazzo ancora mi stava osservando, forse voleva prendere un libro e doveva salire anche lui, non lo volevo far aspettare ulteriormente.

Scesi il più veloce possibile ma non vedendo gli scalini a causa del giramento di testa mancai l'ultimo, inciampai e andai addosso al ragazzo che non riuscii a mettere a fuoco.

"Scusami, scusami tanto!" feci un altro passo ma ormai non riuscivo più a capire dove ero o dove stavo andando.

Le gambe cedettero e caddi come il libro che avevo in mano, ma a differenza di questo la mia caduta fu attutita da due braccia e mi ritrovai con il viso appoggiato ai pettorali di quel ragazzo che realizzai solo in quel momento che aveva un odore familiare.

Mi staccai dalla presa del ragazzo e provai ad allontanarmi perdendo però nuovamente l'equilibrio.

"Meg, fermati" e mi poggiò una mano sulla fronte "Hai la febbre alta, devo portarti a casa"

"Sto bene, è stato solo un giramento di testa" mentii.

"No, Meg non stai bene. Metti da parte l'orgoglio e lasciati aiutare per una volta"

Mi rilassai e, oltre a mettere da parte l'orgoglio, mi lasciai andare circondata dalle sue braccia e inebriata dal suo profumo.

****

Mi risvegliai in una camera abbastanza grande e molto simile alla mia, l'unica differenza era il colore con cui le pareti erano dipinte: un azzurro sfumato verso il blu.

Sul comodino era poggiata una sveglia dove lessi un orario che mi fece prendere un infarto: erano le 16:30!

Stavo ritardando al lavoro di un'ora e mezza!

Mi alzai dal letto dove ero distesa che aveva lo stesso odore con cui mi ero addormentata alcune ore prima.

In quel momento entrò in camera Dylan "Meg, dove vuoi andare? Rimettiti stesa, hai la febbre!" e sedette sul letto vicino a me.

"Dylan, devo andare al lavoro! Non ho nemmeno avvisato che ri-"

"Ho pensato a tutto io, ora rimettiti giù" mi spinse dolcemente verso il materasso e si stese vicino a me.

"Dyl, mi dispiace!" questa volta le lacrime uscirono e non lottai nemmeno per impedirlo "Mi dispiace tanto!"

Girò la testa verso di me e mi guardò sorridendo "Sono io che mi devo scusare, me la sono presa per una stupidaggine. Ora però è tutto finito."

Mi asciugai le lacrime "Mi dispiace Dyl"

Il ragazzo vicino a me mi prese la testa fra le mani, appoggiò le sue labbra sulla mia fronte e ci lasciò un dolce bacio, poi spostò le sue mani sulla mia schiena "Non piangere Meg, sei così bella quando ridi" e mi tirò verso di se stringendomi in un caldo abbraccio.

Non si era reso conto che la bellezza del mio sorriso era niente in confronto al suo.

E mi addormentai cullata dalla melodia del suo cuore che batteva e dall'immagine del suo sorriso stampata nella mente.

LOST IN YOUR SMILE ||DYLAN O'BRIEN||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora