Driiin.
<<Hmm...>>
Driiin.
<<Altri cinque minuti...>>
Driiin.
<<E va bene, va bene. Da domani ti brucio.>>
Entro velocemente in bagno e mi sciacquo la faccia, vedendo, dal piccolo orologio bianco e verde, che sono le 6:35.
Ma perché non possiamo dormire fino alle 7:35?!
Buongiorno coscienza. Vedo che nemmeno tu connetti a quest'ora. Devo andare a scuola, e alle 7:05 c'è la metro. Se perdiamo la prima corsa, siamo senza speranza.
Non ricordi cosa accadde la scorsa volta? Corpi sudati di prima mattina schiacciati gli uni agli altri. Una parola: S-C-H-I-F-O.
Dormiremo durante le lezioni, tranquilla.Oh be', lo spero.
Dopo essermi lavata, corro in camera ed indosso i vestiti che avevo preparato la sera prima: un jeans strappato con una t-shit rossa molto larga. Potrebbero entrare due me qui dentro.
Scendo le scale e vado in cucina, bevo velocemente il succo lasciato sulla tavola da mia mamma e, contemporaneamente, leggo il biglietto lasciatomi sotto il centrotavola: 'sono andata a lavoro. Ci vediamo dopo, buona scuola. Mimi.'
Dopo aver finito, metto a posto il tutto, lavo i denti e mi trucco un po': rossetto pesca, eyeliner e mascara.Sono pronta.
Esco di casa e corro verso la metropolitana: giusto le 7:02.
Addirittura in anticipo, facciamo progressi.
Dopo circa 10 minuti, arriva la metro. Mi scaravento dentro, trovo un posto (non so nemmeno io come), metto le cuffiette e guardo ciò che mi accade intorno: donne e uomini indaffarati a cercare cartelle stracolme di fogli, dentro a borse di lavoro; neo-mamme con figli appena nati o di pochi anni; coppie "picci-picci" che iniziano le loro smancerie di prima mattina.
Non ho mai amato le cose dolci, o meglio, non le amo più. Quando ero più piccola, adoravo i cuori, gli abbracci e i baci. Ora al massimo tollero una stretta di mano.
Una voce metallica mi fa risvegliare dai miei pensieri e mi ricorda che sono arrivata. Ottimo. Comincio a correre verso la scuola, non molto distante dalla fermata della metro, notando che sono in ritardo. 7:55.
Mentre corro come una forsennata, trovo degli anziani che mi guardano come se fossi impazzita.Be', cosa avete da guardare? dovete ringraziare che sono in ritardo, altrimenti...
Ma non dò nemmeno il tempo alla mia mente di vagare nei suoi pensieri (perché so già che andrebbe a finire molto male), e arrivo nel cancello della scuola. 7:59, Ce l'ho fatta. Miracolo. Ora voglio Obama con una medaglia e Trump con la sua parrucca.
TU, sei strana!
Ti ricordo che siamo la stessa persona...
Be', almeno io chiederei un ragazzo al posto di medaglie e parrucche...
Zitta.
Al suono della prima campanella, una marea di ragazzi, o meglio, bufali, si precipita di corsa nell'ingresso del liceo scientifico/linguistico/classico che frequento. Io sono al 4 anno dello scientifico, e non so nemmeno come ci sia arrivata. Le uniche materie che mi piacciono sono musica e arte.
Come se non bastasse, nella mia classe non sopporto nessuno, compagni e professori compresi.
Per fortuna, lì c'è la mia ancora di salvezza: Giulio, il mio migliore amico. Ci conosciamo da quando avevamo io 3 e lui 4 anni. A 12 anni ci dividemmo, perché lui dovette trasferirsi in Germania per colpa del divorzio dei suoi genitori: il padre, che io consideravo un vero e proprio zio, tradì la madre, e lei, sentendosi presa in giro dal suo primo e vero amore, non riuscì a sopportare il fatto di vivere nello stesso quartiere in cui questo si prendeva gioco di lei. Così, si trasferirono dai genitori di lei, e non ebbi più notizie di Giulio, così come non ne ebbi di Claudio (il padre) e Marianna (sua madre). Qui, subii il periodo più brutto della mia vita. i miei voti calarono, e da lì non mi interessò più nulla degli studi.
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Un Motivo In Più Per Sorridere
RomanceValentina, la solita ragazza bella dentro e fuori, amante della musica e con un po' di difficoltà a relazionarsi, vive con un segreto sulle spalle che non può rivelare a nessuno, ma ogni giorno cerca di dimenticarlo. Il suo migliore amico Giulio, ra...