Buio

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Qui è tutto buio.

Non ricordo come ci sono finita qui, ma so che non tornerò mai più a casa.

Non sono neanche certa di essere davvero me stessa, non mi assomiglio.
Sono uguale a quel bambino viziato che a volte passa ad esibirsi davanti a me. Lo odio! È così fastidioso con la sua vocetta acuta mentre si lamenta perché non trova il suo costosissimo telefono o le sue scarpe firmate.

Io sono qui per colpa sua.

Solo sua.

Lo odio con tutta me stessa.

La notte lo vedo dormire. Spesso penso a cosa potrei fargli se uscissi dallo specchio; vorrei avvicinarmi a lui lentamente, afferrargli quel braccio che tiene sempre a penzoloni dal letto e sbatterlo contro al muro fino a sentire il dolce suono delle sue ossa scricchiolare.

È colpa sua se sono diventata così, lo ucciderò per questo.

La casa è silenziosa nel cuore della notte. Il bambino si è svegliato però. Non sembra intenzionato a chiamare la servitù come al solito, né a riaddormentarsi.
Si alza e prende la sua pallina da sotto il materasso. L'aveva rubata ad un suo amico quando l'aveva invitato a casa sua, l'ho visto mentre lo faceva. È abituato così: lui vuole lui prende.
Inizia a giocarci lanciandola sui muri della cameretta, per poi riprenderla al volo, ridendo.

Quanto odio quella risata.

Dopo un tiro più forte degli altri, la pallina gli sfugge di mano e mi finisce addosso.

Il vetro dello specchio si incrina.
Il bambino si mette le mani sulla bocca appena se ne rende conto.
-Noooo! E adesso cosa dirò alla mammaaa?!- ricomincia a lamentarsi con voce lagnosa.
Io, al contrario, ne sono felice.

Sono finalmente libera! Dopo tutto questo tempo!

Infilo le dita nelle crepe, la mia pelle dura mi protegge dai tagli, permettendomi di ampliare quel buco che si è andato a creare. Sono questi i piccoli vantaggi di non essere più umana.

Mentre esco il mio corpo cambia: non sono più come lui, ora sono di nuovo me stessa! I miei lunghi capelli scuri mi scivolano sulle spalle, la mia pelle pallida risplende alla luce della luna e la mia camicia da notte emette lievi fruscii passando attraverso il vetro.
Beh... Sono uguale a prima a parte per gli occhi, che sono bianchi e vuoti, senza espressione.

Quel viziato quando mi vede prova ad urlare, ma io lo fermo saltandogli addosso per tappargli la bocca. Gli sbatto la testa per terra, facendolo piangere.
Le lacrime mi bagnano le mani.

Che bella sensazione!

Gli cavo gli occhi con le unghie, mentre cerca di dimenarsi inutilmente. È un peccato che non possa vedere il mio sorriso. Il sangue macchia la mia camicia da notte, mentre grida ovattate riempiono il silenzio della stanza.

Lancio con forza il bambino contro al tavolino pieno dei suoi preziosi orologi in oro. Sbatte contro all'angolo e il sangue inizia a scorrere in rivoli da un fianco.

L'odore del sangue... Che delizia!

Lui strilla, piange, chiama i genitori e la servitù.
Le luci si accendono fuori dalla porta della cameretta, e in pochi attimi tutta la casa è sveglia.

Se solo avessi più tempo... Ahhh quante cose gli potrei fare! Inizierei strappandogli le unghie, poi spezzandogli le dita... Che bello!!

Peccato che non ci sia tempo... Non importa, mi toccherà passare subito all'ultima parte della vendetta.
Afferro il bambino per il braccio e lo tiro verso lo specchio.

-Non si resta svegli a quest'ora- gli dico ridendo, per poi fargli prendere il mio posto all'interno di quel dannatissimo specchio.

Le sue urla si interrompono di colpo, le tracce di sangue conducono fino allo specchio per poi sparire magicamente.

La porta della camera si apre, inondando la stanza di luce.

Io non mi muovo, tanto loro non possono vedermi, solo i bambini possono.

La madre sbianca nel vedere la camera sottosopra e le tracce di sangue ovunque.
Urla il nome del marito e poi sviene.

Io rido di gusto.

Che faccia buffa che ha fatto!

E il padre pure!! 

Hahahahahahaha

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