Mi ero perso, lo ammetto, però per fortuna avevo trovato una casa con degli anziani molto accoglienti all'interno. Mi hanno ospitato per la notte.
Devono essere quelle coppie che litigano un po', perché li ho sentiti urlarsi contro fino alle 3 di mattina.
Quando il giorno dopo mi sono svegliato, l'anziano signore non c'era e la vecchietta piangeva disperata.
Indossava dei guanti di plastica, probabilmente stava lavando la colazione.
Mi sono avvicinato e le ho chiesto quale fosse il problema. Singhiozzando mi ha detto che suo marito si rifiutava di mangiare e temeva fosse arrabbiato con lei. Le ho chiesto di farmi parlare con lui e ha acconsentito.
Mi ha portato in cantina, chiudendosi la porta alle spalle e accendendo la debole luce che illuminava le scale.
Si è tolta i guanti e li ha appoggiati vicino alla porta. La cantina era così in ombra che non riuscivo a vederla bene.
Mi ha detto di scendere e così ho fatto, tenendomi alla ringhiera per timore di scivolare dato che non vedevo dove stessi camminando. Sentivo che mi seguiva; conosceva le scale a memoria e non aveva bisogno della luce per sapere dove mettere il piede per lo scalino successivo... Chissà quante volte li avrà percorsi nella sua vita.
La cantina era umida e c'era un odore strano dentro, forse di chiuso.
Vidi l'uomo seduto sulla sedia che mi dava le spalle. Lo chiamai ma non rispose.
Mi avvicinai a lui e la puzza aumentò.
Mi misi davanti a lui, ma era troppo buio e non riuscivo a scorgergli il volto.
Chiesi alla donna di accendere la luce e lei lo fece subito.
Trattenni il respiro.
L'uomo era pallido, lo sguardo fisso nel vuoto, il respiro assente e un coltello conficcato nello stomaco, da cui si espandeva una chiazza rossa di sangue secco.
Mi voltai verso la donna con sguardo sconvolto e vidi le sue mani, prima nascoste dai guanti, sporche di sangue.
Aprii la bocca per dire qualcosa, anche se non c'era molto da dire, ma lei mi anticipò e disse:«È da questa notte... Che non mangia più... La mia cucina non è soddisfacente per caso?»
La guardai sconvolto.
Non dissi nulla, la mia gola era come serrata.
Possibile che non se ne accorgesse...?
O forse stava fingendo...?
Vedendo che non parlavo continuò: «Spero che a te, giovanotto, piaccia invece»
E fece un sorriso... Impossibile da decifrare... L'unica cosa di cui ero certo era che lei sapeva... Che cosa?
Non lo so.
Ma c'era qualcosa dietro quel volto rugoso e apparentemente innocuo che mi fece gelare il sangue...
Ero in trappola.
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Brevi Storie Inquietanti
Historia CortaA volte è meglio non accendere la luce e continuare a dormire come se nulla fosse... *Le storie sono tutte inventate da me* Design copertina: @AliceBulzomi #37 23/04/'18 storie brevi #2 3/08/'18 inquietante