Bar

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Ero qui nel bar quando successe. Dondolavo avanti e indietro nell'entrata.
Non c'era nessun altro oltre a me.
Dopo qualche ora un uomo è entrato e ha lasciato una borsa, poi è uscito in silenzio, senza degnarmi di uno sguardo.
Non so come abbia fatto ad entrare, le porte avrebbero dovuto essere chiuse.
Non gli parlai né guardai la borsa; sentivo un lieve ticchettio provenire dal suo interno, così lieve che solo nel silenzio della notte lo si riusciva a percepire.

Il giorno dopo il direttore del locale aprì la porta, lasciando la lunga coda di persone entrare velocemente per cercare di guadagnarsi un posto vicino alla calda stufa, dopo un'attesa nel freddo vento dell'inverno.
Quando il direttore si accorse della borsa si accigliò e andò a controllare da più vicino.

Voleva aprire la zip.

Non doveva farlo.

Era pericoloso.

Provai ad avvertirlo, ma non riuscii ad emettere altro che suoni deboli.
Vedevo tutto al rallentatore.
Le persone tranquille che sorseggiavano i loro caffè, i camerieri intenti a saettare fra i tavoli, i fiocchi di neve che si adagiavano per le strade, la mano del direttore che prendeva la zip per aprirla e forse sentivo anche quel lieve ticchettio della sera precedente, ma forse era solo la mia immaginazione.

Finalmente riuscii ad urlare.

Urlai con tutte le mie forze.

Provai a dirgli di fermarsi.

Non mi ascoltò nemmeno.

Aprì la zip.

Quello che successe dopo fu molto confuso. Un botto improvviso, i vetri che si rompevano, persone che gridavano, muri che si sgretolavano...
Se l'inferno esiste, sono certo che abbia quell'aspetto. Una bomba che non finiva mai di esplodere, le orecchie tappate che ti fischiavano senza tregua, uno shock che ti impediva di ragionare, obbligandoti a guardare senza muoverti.

Sangue e lacrime venivano sparse per le strade.

Io sono riuscito a tenere duro fino all'ultimo, sperando che venissero ad aiutarmi. Sentii delle sirene, macerie che venivano spostate, persone che venivano soccorse.

Nessuno badava a me.

Avevo le lancette rotte, il vetro che in passato aveva riflesso la luce dei lampioni sulle strade, era scomparso.

Il familiare ticchettio che aveva da tempo accompagnato i pasti di milioni di persone si stava lentamente fermando.

Nessuno pensava a me.

Nessuno provava a salvarmi.

Nessuno mi chiederà mai che volto avesse l'uomo che aveva lasciato la borsa.

Nessuno penserà mai alle anime imprigionate in quel luogo, costrette a vagare per l'eternità senza trovare riposo.

Nessuno penserà che quello non era stato un semplice attentato.

Nessuno saprà mai nulla, perché nessuno aveva visto quello che ho visto io nel corso degli anni.

Ma sono solo un vecchio orologio infondo...
A nessuno importerà quello che avrei da dire.

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