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Era arrivato il grande giorno. Il giorno in cui Eddie avrebbe avuto l'arduo compito di annunciare il suo ritorno.

Il risveglio di Richie non fu proprio uno dei migliori.
Il padre appena entrato nella stanza lo prese per il colletto della camicia.
Il signor Tozier non era di certo il tipo che alzava le mani sul proprio figlio, ma non furono poche le volte in cui era riuscito a farlo piangere a dirotto senza alzare un dito.

Questa vola si limitò ad un "Faremo i conti questa sera", per poi uscire dalla stanza borbottando.

Richie dopo essere rimasto per qualche minuto con la faccia premuta sul cuscino, si alzò e gettò nel cestino i suoi occhiali. Iniziò a frugare nel suo cassetto in cerca di quelli rossi: i suoi famosi "fondi di bottiglia".
Non riusciva minimamente a ricordare dove potessero essere andati a finire.

Scese le scale ed entrò in cucina, sua madre lo accolse con un grande sorriso.

Da quel gesto capì che suo padre quella mattina era proprio di fretta, tant'è che era uscito di casa senza dirle nulla sulle condizioni pietose in cui si trovava la camera del figlio.

<<Guarda che bel completo ti ho trovato per il ballo di fine anno>> annunciò la donna raggiante mostrandogli la camicia più bianca che avesse mai visto, aveva paura di sporcarla anche solo guardandola. <<Starà davvero bene con una delle cravatte di tuo padre... Richie dove sono i tuoi occhiali?>>

<<Stanotte ho dimenticato di toglierli e si è rotta una delle asticelle, potresti dirmi dove sono quelli rossi? Li abbiamo ancora da qualche parte quei maledetti, vero?>>

La donna posò la camicia sul tavolo <<Umh... non lo so vado a controllare, dovrebbero essere in camera tua>>

Richie si affrettò ad andare davanti la porta della stanza in cui sua madre si stava dirigendo <<no, non ci sono, ho già controllato io>> disse con un sorriso falso sulle labbra.

<<Vado a vedere in salotto allora, diamine questa è la quarta volta quest'anno che riesci a romperli>> Richie aggrottò le sopracciglia <<Lo sai bene che fine hanno fatto gli altri tre>>
La madre alzando gli occhi al cielo sorrise, diede un bacio sulla fronte al ragazzino.
Quel gesto lo faceva sentire strano, sottosopra.
Trasmetteva gioia ma allo stesso tempo angoscia.

*

Passiamo alla situazione in casa Kaspbrak.
Il fatto che il ballo d'inverno fosse stato rimandato all'inizio dell'estate non sfiorava minimamente l'interesse della Signora k.

Aveva pensato a tutto Eddie per quanto riguardava l'abito da indossare (non che gli fosse mai servito qualcuno per farlo in precedenza).

Spesso lo prendevano in giro perché gli piaceva vestirsi bene, a volte anche i suoi amici, in modo scherzoso.
Non ci poteva fare nulla: adorava vestirsi elegante.

Per la prima volta era indeciso se portare con sé il suo inalatore.
Alla fine cedette all'insistenza della madre.

*

Le sei del pomeriggio.
L'ora dell'inizio di quell'inferno.

Si sa che il ballo della scuola è esclusivamente una tortura mentale per dei perdenti come loro, ma solo se erano da soli.

Eddie aveva paura.
È tutta la vita che hai paura, Eds.

Quella frase, cazzo, sembrava stesse rimbombando nelle sue orecchie proprio in quel momento.
L'aveva sentita l'ultima volta proprio un anno e mezzo prima.

Non voleva stare da solo neanche durante il tragitto verso la scuola.

Decise di passare prima a casa di Stan, quella più vicina. Non era sicuro di aver ottenuto al cento per cento il suo perdono, erano settimane che non lo vedeva.
In caso contrario lo avrebbe scoperto pochi minuti più tardi.

Suonó il campanello.
Poteva scorgere dalla grande vetrata accanto alla porta d'ingresso la luce ancora accesa.

Stan si affacciò allo spioncino.

<<Va' via>> disse in tono secco.

<<Ciao Stan. Volevo solo chiederti scusa, sono stato un coglione.>>

Stan aprì la porta, era più pallido del solito.

<<E dove sarebbe la novità?>>
aveva le lacrime agli occhi ed un sorriso stampato in volto.
Lo abbracció di colpo, lo strinse forte a sé.

<<Hey, hey. Perchè stai piangendo? So che ti sono mancato ma non pensavo->>

Stan si staccó dall'abbraccio.
Si soffió il naso ed asciugó le lacrime.
Pochi secondi dopo sembrava che non avesse pianto affatto.

<<Sai bene che non stavo piangendo per quello.>>
Disse assumendo uno sguardo serio.

<<Non dirmi che anche tu...>>
<<Nel bagno, la mia testa mozzata piena di penne di petti rosso in bocca, l'ho trovata dentro un armadio.>>

Si guardarono per un attimo in silenzio.
<<Lo so, anche io l'ho visto più volte>>
<<E perché non hai detto nulla? Avremo trovato una soluzione come la prima volta!>>

<<Io... È difficile da spiegare, okay? Dopo quella storia, ci siamo un po' allontanati tutti quanti e, prima di affrontarlo di nuovo volevo vedervi tutti. Stasera.>>

<<... Dopo aver ballato con Greta?>>

<<No Stan, dimenticala, mi ha solo illuso, e poi a me non è mai piaciuta davvero, credevo che fosse così. Era solo... Una nuova esperienza che volevo provare, credo.>>

<<Sicuro che sei venuto qui solo per scusarti?>>

<<Ecco...>>

<<Cerco qualcosa da mettermi e andiamo... Sei irrecuperabile.>> disse scuotendo la testa e sorridendo.

<<Stan l'uomo sa sempre cosa fare>>rispose lui ridacchiando.

<<Chiudi quella Boccaccia>> marcò l'ultima parola.

Spazio autrice
Ho cambiato anche titolo e copertina
:3

Questo doveva essere il capitolo del ballo, ma dato che è uscito già troppo lungo così, il prossimo credo che sarà la prima parte del finale

Stand By Me [reddie]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora