La telefonata

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La sera delle spettacolo tremavo come una foglia, ero nel mio camerino e aspettavo i mie genitori che dovevano arrivare, avevo tanto bisogno delle parole rassicuranti di papà e degli abbracci della mamma che forse ti rompevano le ossa, ma ti aggiu...

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La sera delle spettacolo tremavo come una foglia, ero nel mio camerino e aspettavo i mie genitori che dovevano arrivare, avevo tanto bisogno delle parole rassicuranti di papà e degli abbracci della mamma che forse ti rompevano le ossa, ma ti aggiustavano inevitabilmente il cuore. Stava succedendo qualcosa di strano, lo percepivo dentro di me, li chiamavo ma nessuno rispondeva. Mancavano solo 3minuti e dovevo salire per far vedere a tutti quello che ero capace di fare. Per un attimo, staccai la spina, ero nel mio mondo, avevo lasciato tutti i miei problemi e i miei pensieri prima di salire quelle scalette traballanti che portavano alla scenografia. In questo spettacolo dovevo raffigurare Giulietta, mentre Romeo doveva essere interpretato da Edoardo, un mio compagno di recitazione. Di colpo però si sentì male, un calo di pressione lo portò a stare a letto. Il problema era: ORA CHI FARÀ ROMEO?? L'unica persona in grado di sostituirlo era Leo. Provate ad immaginare il mio stato di felicità, paura, tensione che potevo avere in quel momento. Per fortuna andò tutto benissimo, io e Leo avevamo un filing indescrivibile e il regista sembrava molto entusiasta della performance. La magia però finì appena riscesi le scale. Mi accorsi subito che i miei genitori non erano ancora arrivati, neanche il tempo di prendere il telefono in mano che mi arrivò una telefonata. Un uomo sui 40anni con voce tremante mi disse:

<< Signorina! corra in ospedale, i suoi genitori hanno avuto un grave incidente. Sono stati investiti da un camion e la situazione è molto grave!>>

In quel momento scoppiai in un mare di lacrime, mi stava accadendo la cosa più brutta e più straziante che possa succedere a una persona. Avevo mille voci intorno che mi chiedevano cosa fosse successo e poi, c'ero io, riuscii a pronunciare solo OSPEDALE... Leo non ci pensò due volte e mi disse:

<< Dai! vieni ho la moto,ti porto io in ospedale, due minuti e siamo arrivati, ma ti devi calmare...andrà tutto bene!>>

Quelle parole furono ciò che mi diedero la forza di alzarmi e di andare, mi accompagnò lui. Appena arrivati mi dissero subito che mio padre era morto sul colpo e mia madre mi stava aspettando. Mi dissero che non dovevo avere paura di come l'avrei potuta vedere, le dovevo solamente dare la forza per non mollare, per andare avanti. Appena la vidi provai una sensazione di svenimento, ma andai vicino a lei, le strinsi la mano e le dissi:

<< Mamma ti voglio bene!>> dico piangendo, cercavo di farmi forza e di dargli forza, ma era difficile...

<<Amore mio,io me ne sto andando, ma tu devi essere forte, io lo so che tu lo sei, ti vorrò sempre bene, sei la mia vita!...>>mi disse

Dopo pochi secondi non c'era più...mi lasciai andare, ho versato talmente tante lacrime che sulle mie guancie si stavano formando dei rossori, sentivo i miei occhi sempre più pesanti. Mi aggrappai forte a Leo, era l'unica persona che avevo in quel momento.

Spazio autrice:
Buongiorno a tutti raga♥️
•Ma in realtà chi è veramente Leo?
•Perché è tanto interessato a Sofi??
• Vi è piaciuto questo capitolo? Se si, lasciate un commento oppure una ⭐️
Un bacio 💋 rAmonA

La luce in fondo al tunnel #wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora