Capito 3: l'oscurita nel castello (1ª parte)

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Capitolo 3 : l'oscurità nel castello
Mi trascinarono dentro ... non era come me lo aspettavo, pensavo di ritrovarmi sommersa in oro, fontane, statue, marmi lussuosi, invece mi si presentò di fronte un corridoio molto lungo di pietra, con lanterne che davano all'ambiente un aspetto oscuro e tetro. Non riuscivo a vedere niente, non c'era nessun suono, l'unico rumore che riuscivo a percepire era il battito veloce del mio cuore.
Alla fine di questo corridoio c'era una porta di legno, non c'era né un pomello né una serratura, quando giungemmo ad essa, questa si aprì da sola, e mi ritrovai in ciò che prima mi aspettavo di vedere, un enorme sala circolare: il soffitto era ricoperto da un mosaico d'oro, un grande lampadario di diamanti illuminava l'intera sala, c'erano quadri appariscenti e sentivo sotto i piedi una moquette molto morbida.
Ma la cosa più bella era la scala,  che ruotando per tutta l'immensa sala portava a  numerose stanze e altri corridoi. Solo una porta era diversa dalle altre, era rivestita d'oro con decorazioni a basso rilievo ed era molto più grande delle altre, più imponente ; si trovava all'ultimo piano e per questo bisognava salire tutta la scalinata per arrivarci,  c'erano due guardie a sorvegliare l'entrata.
Ceno numerose persone che si trovavano  nella stanza e in quel momento mi stavano fissando .
Le guardie continuarono a trascinarmi, portandomi  fino a una porta con su scritto " laboratorio ", la paura si fece spazio dentro di me e cercai di divincolarmi ma non ci riuscii. Il laboratorio era completamente bianco, muri bianchi, letti bianchi, camici bianchi, tavoli bianchi.
Mi misero su un letto ancora con le manette alle braccia. Nella stanza entrò un uomo alto, moro che dimostrava all'incirca quarant'anni, non riuscii subito a capire se era umano o no.
< Toglietele le manette, e prendete il ferro > disse leggendo una cartellina che aveva in mano.
Mi tolsero le manette e una guardia prese un ferro arroventato.
Il medico si avvicinò a me prendendomi il braccio e mi appoggiò il ferro sulla pelle, il dolore tornò e delle lacrime scesero dai miei occhi fin quando non venne tolto l'arnese.
Nessun segno.
Il medico senza dire nulla segnò qualcosa su un foglio della cartellina.
Quando si riavvicinò cercai di scappare ma le guardie me lo impedirono.
< Vediamo se questo funziona > disse.
Appoggiò una mano sul mio petto e dopo alcuni secondi mi vennero dei brividi e sentii fischiarmi le orecchie.
Al medico tremò la mano e quando la tolse rimase esterrefatto.
< Nessun segno, saresti dovuta svenire ... cosa sei? > mi domandò.
Non sapevo come rispondere, non riuscivo a capire nulla di quello che stava accadendo.
Il medico si avvicinò a un tavolo e prese un telefono e digitò un numero.
< Signore, ho visitato l'umana, la situazione è preoccupante, il simbolo non agisce su di lei e inoltre ho provato a toglierle l'energia vitale ma nessun segno > disse il medico, ci fu una risposta dal suo interlocutore ma io non riuscii ad ascoltarla.
Quando il medico riattaccò, guardò i soldati dietro di me.
< Portatela da LUI > disse e sentii le guardie dietro di me irrigidirsi.
Così,  cinque minuti dopo mi ritrovai davanti alla porta più appariscente di tutto il castello.
Quando la porta si aprì uscì una guardia.
< Lei entra , noi fuori > disse e mi spinsero dentro la stanza

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