Dal capitolo precedente:
<Qual è il tuo vero nome?> chiesi curiosa. Non sapevo da dove veniva fuori il coraggio, ma avevo la sensazione che dovevo saperlo, ne avevo bisogno.< Non sei tenuta a saperlo, qui dentro vali meno del lavapiatti. Non puoi farmi domande, anzi non devi proprio parlare, puoi solo rispondere alle mie domande >. Dalla furia si alzo in piedi e per rafforzare le sue parole sbatté la sua mano sulla scrivania.
< Vai via > ordinò per poi spingere un bottone, delle guardie entrarono nell' ufficio, mi misero le manette e dopo qualche minuto mi ritrovai di nuovo rinchiusa nella mi stanza.Appena le guardie chiusero la porta, dopo avermi tolto le manette, presi il cuscino sul letto, me lo spinsi in faccia e urlai fino a non avere più fiato.
Mi sentii esausta e mi sdraiai sul letto, ripensai alla minaccia del mostro, non potevo continuare a ribellarmi, dovevo fingermi debole, stupida, essere accondiscendente... dovevo fargli capire che era inutile continuare a tenermi lì, come se avessi commesso il peggior crimine di questo mondo, così facendo avrei avuto la possibilità di lasciare insieme alla mia famiglia il catello e tornare a casa.
Andai nel piccolo bagno e vedendomi nello specchio mi accorsi di non avere più il livido, era stato lui, mi aveva curato, sentivo ancora il suo contatto, la sensazione della sua mano gelida che mi sfiorava.
A pranzo mi misi nello stesso tavolo con Mattie, gli raccontai dell'incontro con SUA MAESTA'.
< Chissà cosa sta cercando in te > disse mentre giocherellava con una mollica di pane.
< Il fatto è che non troverà niente, andiamo, guardami, non ho nulla di strano, sono qui solo perché la mia pelle non è stata segnata dal loro marchio, forse ho una malattia della pelle, forse c'è stato un malfunzionamento >.
< E come lo spieghi il fatto che il loro potere non funziona su di te ? >
< Quello di LUI funziona >.
Il suoi occhi gialli che fino a quel momento erano rivolti alla mollica di pane, si alzarono su di me sorpresi.
< Questo non me lo hai detto > sembrava infastidito, mi ero dimenticata di dirgli di come aveva letto la mia mente, di quando aveva segnato il mio braccio e di quando mi aveva tolta l'energia vitale.
Mi alzai la manica della divisa e gli feci vedere la N.
< Questo renderà le cose più difficili > questo fu il suo ultimo commento. Effettivamente tutto ciò non preannunciava niente di buono.
Quando l'ora per il pranzo finì le guardie non mi ricondussero nella mia stanza. Mi portarono in un altro piano dei sotterranei, nel reparto "test".
Mi lasciarono da sola in una stanza, con dentro solo un lettino e un grande armadio.
Subito dopo un segnale acustico, entrò una donna con lunghi capelli neri e un camice bianco con su scritto il nome Moon.
< Stenditi > disse solamente.
Prese una siringa ed estrasse dal mio braccio un po' di sangue. Aprì l'armadio, la sua schiena mi stava nascondendo cosa stava prendendo, quando si girò aveva una piccola scatola in mano, la aprì e prese al suo interno una pasticca.
< Non devi ingoiarla, la devi far sciogliere in bocca >
Non volevo prenderla, ma disubbidendo cosa avrei ottenuto? Quasi sicuramente la morte di Susie.
Misi la pastiglia in bocca senza fare storie.
Ebbi la stesse sensazioni di quando ci si immerge nell'acqua fredda e si rimane sott'acqua per troppo tempo, le orecchie cominciarono a fischiarmi, avevo l'impressione di non riuscire a respirare e la vista mi si annebbiò fino a diventare tutto buio.
Finalmente riuscii a riemergere ... non sapevo dove mi trovavo, non ebbi il tempo di focalizzarmi sul luogo perché tutto accadde velocemente.
Sentii il cuore pulsare e le dita delle mani formicolare. Mi accorsi di avere qualcosa in mano e abbassando lo sguardo vidi che l'oggetto che stringevo era un pugnale. Capii che era una sorta di visione quando notai di non avere il controllo delle mie azioni, di fatti mossi l'arma senza volerlo. Alzando lo sguardo, riconobbi davanti a me un viso bellissimo con occhi chiari. Muoveva le labbra ma non riuscivo a sentirlo, ero certa che stesse urlando, ma la sua voce arrivava ovattata.
Provai a legger il suo labiale.
< Julie >
Mi stava chiamando... mi sarei voluta avvicinare per capire cosa voleva da me... ma poi indicò il mio corpo.
Il tempo si bloccò e abbassando lo sguardo notai di avere il pugnale trafitto nel mio petto, il sangue stava uscendo copiosamente dalla ferita, sgocciolava sui miei piedi.
< Nathaniel > gridai.Scomparse il pugnale, il sangue, lui; cominciai a battere le palpebre
La dottoressa Moon mi stava fissando con lo sguardo sbigottito.
Senza farmi notare da lei, con la cosa dell'occhio guardai la mia mano, avevo sulle dita del sangue coagulato, secco.
< Cosa hai visto? > chiese con voce alterata.
< Non lo so ... era tutto nero > mentii.
< Guardami negli occhi e dimmi la verità > disse.
Ricordai di come i Dangers In Black potevano leggere la mente.
< Non ho visto niente > dissi cercando di essere il più convincibile possibile.
< Non leggo nulla! > disse per poi lanciare per terra una cartellina che aveva in mano, si allontanò da me e cominciò a camminare per la stanza massaggiandosi le tempie.
< Per oggi abbiamo finito, esci > non me lo feci ripetere due volte.Le guardie erano fuori ad aspettarmi, guardai l'ora a un orologio nel corridoio 20:00, come era possibile? Il test era durato così tanto?
Nella mensa corsi Mettie.
< Hey ... cosa hai fatto? > disse indicando le mie dita.
< Il test ... sto bene, non mi sono fatta male, Mattie mi puoi dire chi sono tutte le persone qui dentro? > dovevo sapere se qui dentro c'era qualcuno come me.
< Non è facile ... tutti qui abbiamo qualcosa che ci differenzia dagli umani, io per esempio ho elementi magici, sono una sorta di stregone, o per lo meno lo ero, pensa che una volta riuscivo a evocare demoni, qui mi hanno tolto ogni sorta di magia e adesso il massimo che posso fare è questo > fece un gesto della mano e il tovagliolo si alzò dal tavolo cominciando a volteggiare per qualche secondo
< Quel gruppo dietro di te sono una sorta di fate, ma non pensare che siano tanto carine come sembrano, sono bugiarde e vanitose; qui eravamo tutti magici in qualche modo ... avevamo tutti qualche dono >.
< Perché parli al passato? > .
< Perché ci hanno resi esseri qualunque ... e ti assicuro che è stato molto doloroso > disse e notai la tristezza nei suoi occhi.
< E ci sono altri con la mia stessa sigla? ENI? >
< Si >
< E dove sono, non li vedo, insomma si dovrebbero vedere, la mia divisa è di un colore diver... >
< Sono morti, Ju > mi interruppe.
Rimasi di sasso, bene, molto rassicurante, era questo ciò che mi aspettava? Sarei morta anche io? LUI mi stava ingannando, a morire non sarebbe stata la mia famiglia... ma io.
A Mattie non dissi nulla del test, lo consideravo l'unico amico lì dentro, sentivo di potermi fidare di lui, ma avevo l'impressione che ciò che era accaduto nel test dovesse rimanere segreto, non ci voleva un genio per capire che ciò che era successo era anomalo.
Per la prima volta dopo la cena finalmente fui condotta alle docce.
Mi chiusi dentro una cabina e mente l'acqua calda scivolava sul mio corpo ripensai al sogno che avevo fatto, al nome che avevo gridato e al bel ragazzo dagli occhi chiari.
Spazio autrice:
Cercherò di aggiornare il prima possibile ( spero domani ). Non vedo l'ora di sciogliere tutti i nodi, di dare un senso a tutto ciò che sta accadendo. Nel prossimo capitolo (piccolo spoiler) Julie dovrà dire a Sua Maestà del test del sogno... vedremo cosa si inventerà e quale sarà la reazione del capo. A proposito, chi sarà questo bel ragazzuolo con gli occhi chiari?
Baci Ely
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Dangers In Black
FantasyJulie non è mai uscita dal suo piccolo paese. Non sa cosa sono i Dengers In Black e cosa centra lei con loro. Ma capisce, quando si ritrova ai SUOI piedi, che tutto in lei sta per cambiare.