Non lo vedevo eppure, lo sentivo dietro di me, sentivo sussurrarmi quelle parole nel mio orecchio, sapevo che quella cosa che mi stava stringendo il cuore in realtà era la sua mano.
< Io non ho un cuore nero >.
Lo sentii ridere crudelmente e poi riapparve e come previsto era proprio dietro di me.
< So cosa serve per farti diventare demone... devi essere a un passo della morte >
< Se pensi che io adesso mi butti dalla finestra per dimostrare la tua malata idea sei fuori strada > Ma sapevo che se voleva poteva fiondarmi dalla finestra...e se poi la sua ipotesi si sarebbe dimostrata sbagliata ... tanto meglio.
< Prima devo renderti più forte... sai usare qualche arma? > si avvicinò alla parete con tutti quegli attrezzi mortali.
< No e non voglio imparare >.
Nathaniel prese due spade e si avvicinò.
< Okay partiamo dalla difesa >
Passammo un'ora dove lui annoiato mi cercava di uccidere con quella maledettissima spada e io che cercavo di impedirgli di infilzarmi.
E alla fine di quell'ora capii che se mai qualcuno si fosse avvicinato a me con una spada in mano me la sarei dovuta dare a gambe levate.
< Fai pena, non sto neanche guardando e tu riesci si e no a scansare la mia spada >
Non ce la facevo più e purtroppo Nathaniel stava davvero guardando a tutt'altra parte e quindi non mi vide abbassare la spada e mi diede un colpo al petto.
Urlai e quando si accorse della ferita fece cadere anche lui la sua arma.
< Stupida >
Si mise seduto sul pavimento e mi prese in braccio mettendo una sua mano sul mio petto.
Il freddo che mi trasmise il suo tocco mi fece gelare il sangue.
< Stai ferma >
Non mi accorsi che effettivamente stavo cercando di allontanare la sua mano e mi immobilizzai.
Sentii poi il suo tocco farsi caldo e tolse la sua mano da me.
Mi alzai velocemente, non volevo che mi stesse così vicino.
Qualcosa rapì la mia attenzione, un oggetto che era appeso sulla parete.
Mi avvicinai e presi la pistola, era pesantissima, non avevo mai preso una pistola in mano in vita mia.
< Attenta, è carica e non sai usarla > mi avvertì Nathaniel.
Sentivo l'adrenalina salire nel mio corpo e le orecchie cominciarono a fischiarmi.
Mi girai e prendendo la pistola con entrambe le mani la puntai sul mostro che si trovava dietro di me.
La sua reazione fu quella che speravo, nei suoi occhi per un nanosecondo vidi timore.
< Sai cosa penso... che probabilmente una pallottola normale non possa ferirti... ma se qua dentro ci fosse una pallottola in grado di uccidere i mostri come te? Varrebbe la pena provare > puntai la pistola alla sua testa.
< Potresti provare... io lo farei probabilmente >.
Mi tremavano le mani, buttai la pistola a terra, non sapevo cosa mi era preso ,io non ero capace di uccidere, non avrei mai trovato il coraggio per fare una cosa del genere.
< Stupida >
Le sue mani mi afferrarono per le spalle e mi spinse a terra.
Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi, ero fragile, mi avrebbe distrutto anche sfiorandomi.
< Per oggi abbiamo finito... se continuerai così non andrai lontano, ti do due settimane per imparare almeno ad usare una fottuta spada e se non ci saranno miglioramenti ti ucciderò >
Lo sentii allontanarsi e andare verso la sua spada che aveva poggiato poco tempo primi lì vicino.
Mi alzai in fretta e andai verso un tavolo dove erano poggiati decine e decine di coltelli e velocemente ne feci scivolare uno nel mio stivaletto.
Nathaniel mi riaccompagnò nella mia stanza e senza tante cerimonie mi richiuse a chiave.
Non volevo perdere tempo, in due settimane avrei dovuto imparare almeno a sapermi difendere, presi un foglio e con una matita ci disegnai un cerchio al centro e con dello scotch lo attaccai al muro bianco. Mi allontanai di una decina di passi e presi il coltello, lo lanciai.,ma il coltello colpì con il pugnale il foglia e cadde subito dopo a terra. Corsi a raccoglierlo e lo ritirai, lo feci così tante volte da perdere il conto, fino a quando il coltello non si andò a conficcare al margine del foglio; feci un urlo di gioia. Avevo capito con quanta forza lanciarlo e il movimento che il mio polso doveva compiere. I lanci successivi furono anche migliori e una volta riuscii a colpire anche il cerchio disegnato. Quando sentii il braccio indolenzito decisi di smettere e levai il foglio dal muro; cominciai a sudare freddo, avevo lasciato dei segni sul muro, così feci la prima cosa che mi passò per la testa. Presi un foglio e ci scrissi " so chi sono " e lo attaccai dove si trovava l'altro foglio anche se c'erano alcuni buchi che si trovavano a pochi centimetri di differenza dai margini della carta.
Sentii bussare alla porta e corsi a sedermi sul letto, entrò il dottor Mandy con un vassoio in mano.
< Ti ho portato qualcosa da mangiare > disse freddo e stavo per chiedergli perché si comportasse così quando mi accorsi delle due guardie che stavano dietro di lui.
< Hai dieci minuti per mangiare poi riprenderò il vassoio > disse ancora prima di uscire dalla stanza.
Non sapevo se quello era il pranzo o la cena visto che nella stanza non c'era nemmeno una piccola finestra ma non mi importava, non mi ricordavo l'ultima volta che avevo mangiato e quando vidi che nel vassoio c'era una boccetta d'acqua e un panino quasi piansi dalla contentezza. Quando presi il panino in mano mi accorsi di un qualcosa di anomalo, c'era qualcosa in mezzo, lo aprii e vidi un foglio ripiegato più volte, lo misi sotto il cuscino del letto e cominciai a mangiare il panino con il prosciutto... a stomaco pieno ero più lucida.
Appena finito il mio panino e l'acqua il dottore venne a ritirare il vassoio e vidi l'amarezza nei suoi occhi... forse sarebbe stato meglio vedere cos c'era scritto in quel foglio.
Quando rimasi sola nella mia stanza presi l'oggetto nascosto e lo aprii,era una mappa, per esattezza la mappa del castello. C'erano dei segni rossi su alcune aree e mi accorsi che scritto molto piccolo al lato c'era scritto:
" fanne buon uso "
Mattie, era sicuramente lui!
Avrei visto la mappa in un altro momento, ero stremata dopo tutto quel tempo passato ad allenarmi. Ma non potevo lasciarla in bella vista, così la misi sotto il materasso. Andai nel bagno dove c'era una piccola doccia e una vasca, mi spogliai e andai sotto l'acqua, era fredda, ma ero abituata, a Old York, solo i più ricchi avevano una doccia con l'acqua tiepida. Nella doccia c'era shampoo, creme, balsami e bagnoschiumi, ma tutti avevano lo stesso profumo: latte e cocco. Rimasi sotto il getto dell'acqua per molto tempo e quando vidi le dita raggrinzirsi decisi che era ora di uscire. Presi uno degli asciugamani che erano poggiati su un armadietto; non sapevo cosa mettermi, quando stavo a casa dormivo con i vestiti che portavo durante il giorno, ma la divisa che indossavo in quel momento era sporca e puzzava di sudore. Uscii dal bagno e vidi che sdraiato sul mio letto c'era Nathaniel.
< Cosa ci fai qui? > chiesi tenendomi a debita distanza.
< È ora di dormire, è passata la mezzanotte > disse senza guardarmi.
Aveva le braccia piegate dietro la testa e il suo sguardo puntava al soffitto.
< Okay >
< Voglio proporti un patto >
Titubante mi avvicinai a lui.
< Non faccio patti con il diavolo >
Rise alla mia risposta, era un'altra persona quella che avevo davanti.
< Voglio vendetta, te sei l'unica cosa che può aiutarmi a ottenerla >
Aveva una voce fredda ma nei suoi occhi vidi una luce nuova.
< Io non sono una cosa e poi non posso aiutar... >
< Libererò la tua famiglia e metterò qualcuno a tenerli al sicuro >
Rimasi spiazzata dal suo cambiamento, non sembrava un mostro.
< voglio anche un'altra cosa > affermai < voglio sapere tutto, sia dall' inizio >,
Spostò il suo sguardo su di me e annuì.
STAI LEGGENDO
Dangers In Black
ФэнтезиJulie non è mai uscita dal suo piccolo paese. Non sa cosa sono i Dengers In Black e cosa centra lei con loro. Ma capisce, quando si ritrova ai SUOI piedi, che tutto in lei sta per cambiare.