Capitolo 1

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"Amber, hai preso tutto?" urla mio fratello dalla cucina dell'appartamento in cui stiamo da ieri. I miei fratelli sono gemelli: Cam e Cole. Fin da quando ne ho memoria li ricordo inseparabili e questa è la prima volta per loro che vivono separati. Proprio così: Cole ha deciso di voler frequentare l'università trasferendosi al campus, Cam, invece, essendo troppo pigro si è accontentato dei corsi online. E poi ci sono io che mi ritrovo ad affrontare l'ultimo anno di liceo. Se ci penso bene la cosa mi mette tristezza perchè la scuola è stato per più di un decennio il posto dove per nove mesi ho passato tutte le mattine e qualche pomeriggio. In pratica ha avuto un ruolo importante durante la mia crescita e pensare di non dovervi tornare mai più mi rattrista. Una cosa è certa: non saranno i compiti o le verifiche a mancarmi. Quelle proprio no.

"Si Cam, tranquillo. Sembri la mamma" scoppio a ridere per la sua premura soprattutto perché non è da lui. Tra i due gemelli, lui è sempre stato quello più disorganizzato, disordinato e caotico. Si, un caos vivente in pratica. Cole invece è l'esatto opposto: preciso, ordinato, puntuale e insomma tutta queste serie di aggettivi. Per questo motivo lui sembra anche il più grande fra tutti noi e non il gemello di Cam.
"Sono stressato, ok?" confessa mentre siamo in ascensore.
"Che hai?"
"Primo: il fuso orario"
"Ma se sono un paio d'ore" lo interrompo prima che possa continuare.
"Non importa, mi ha scombussolato"
Scoppio a ridere.
"Secondo: non mi ricordo niente di questa città. È sempre New York, ma è diversa dall'ultima volta che sono stato qui e la cosa mi mette a disagio"
"È normale Cam"
"Lo so, ma detto fra noi sorellina: lo sai che mi fa sentire sicuro avere sempre il controllo della situazione"
"Ah lo so fratellino"
Gli scompiglio i capelli scherzosamente e lui fa lo stesso gesto con me.
"Cam!" urlo divertita.
"Te li puoi sistemare in macchina tanto l'avresti fatto comunque, dico bene?"

Quaranta minuti dopo mio fratello mi lascia davanti a quella che una volta è stato il mio liceo. Fa così strano ritornare qui dopo tre anni. Chissà se rivedrò alcuni compagni di corso. All'improvviso vengo pervasa da un'agitazione che fino a quel momento non avevo avvertito e sento i crampi di nervosismo nello stomaco.
Cercando di restare il più calma possibile mi dirigo verso l'ufficio del preside per farmi consegnare il foglio con il numero di armadietto e l'orario delle lezioni, ma vengo distratta dall'arrivo di un messaggio da parte di Cam e nell'intento di rispondere vado a sbattere contro qualcuno. Tipico.

Il ragazzo davanti a me sembra un muro, ma il problema non è questo. Oh, no; il problema è Jake. Io dico tra tutti i ragazzi che ci sono in questa scuola perchè proprio lui doveva essere il primo con cui interagire?
In tre anni si è completamente trasformato: se prima era poco più basso di me adesso mi sovrasta di un paio di centimetri, per non parlare dei lineamenti del suo viso che sono più marcati. Anche i capelli sono cambiati: l'ultima volta che l'ho visto erano un'ammasso di riccioli che gli ricadevano in fronte, adesso sono ordinati da un taglio pulito.

Jake sta per replicare scocciato, ma appena si rende conto di avermi davanti a sè assume l'espressione di chi ha visto un fantasma: e ci credo. Probabilmente non si aspettava di vedermi ancora nella sua vita e confesso che anche io non mi aspettavo di rivederlo eppure eccomi qui.
"Amber? Sei tu?" mi chiede perplesso.
Beh, la sua perplessità non mi consola, ma se consideriamo che la nostra amicizia è "definitivamente" finita grazie a lui non sono sorpresa da questa reazione.
"Già" il tono mi esce più abbattuto di quanto vorrei, ma non riesco a nascondere la tristezza che mi portano certi ricordi.
Jake continua a fissarmi e io mi chiedo se forse non dovrei andarmene, ma proprio mentre sto per muovere il piede lui parla.
"Che ci fai qui?"
"Mi sembra ovvio: per studiare, imparare. Tutto quello che si fa a scuola"
"Non fingere di non aver capito, ma se preferisci saró più esplicito: che ci fai a New York?"
"Sono tornata"
"Per quanto tempo?"
"Jake queste domande mi stanno infastidendo e tra l'altro sono di fretta"
Le sue domande mi infastidiscono perchè il tono distaccato con cui le porge le fanno assomigliare ad uno di quei interrogatori formali e sentirmi in una situazione del genere con lui mi fa stare solo peggio.
"Allora vai. Non vorrei farti arrivare in ritardo" c'è una punta di irritazione nella sua voce e io a malapena mi trattengo dal dire qualcosa di cui potrei pentirmene.

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