|you'll be mine.|

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Lunedì, altro ordinario giorno di caldo soffocante.
Lisa non aveva voglia di uscire, c'era troppo caldo, e in più andare al mare le sarebbe costata molta fatica.
Quella mattina si limitava a guardare fuori dalla finestra, in cerca di qualcosa che nemmeno lei era a conoscenza.
Gli occhi di Jennie, il suo sorriso, il bacio sulla guancia, andavano in giro per la sua mente senza curarsi della possibile instabilità che potessero creare alla povera ragazza.
Cercava di distrarre i suoi pensieri con qualsiasi cosa:
giocava ai videogames,
dipingeva,
leggeva.
Perché dopotutto, Lisa, sapeva che era sbagliato.
Era sbagliato amare Jennie.
Ma allo stesso tempo, lo trovava così poetico.
Le grandi letterature che Lisa spesso leggeva, raccontavano di cavalieri innamorati che, non potendo dichiarare il proprio amore alle dame, scrivevano di loro e cantavano sonetti a corte.
È così che Lisa si sentiva.
Un cavaliere dannato dall'amore di una donna non ricambiato.
Però il cuore di Lisa non si arrese.
Prese il cellulare e iniziò a fissare la propic di Jennie, questo gesto la rese inquietante.
Aveva il suo numero per qualsiasi emergenza che potesse capitare.
Iniziò a digitare.

Jennie

Hey, come va?|

Cancellò.

Jennie

Ti sei ripresa?|

Cancellò, di nuovo.

Jennie

Ciao, sono Lisa, volevo sapere come ti sentissi oggi.|

Stava per inviare, quando suonò il campanello.
Lisa sussultò, dopo qualche attimo andò ad aprire.
Restò a fissarla per un po' prima di realizzare.

-Lisa? Tutto bene?
-S-sì... ehm Tae non è in casa, non te l'ha detto?
-No ma, posso aspettare qui fino al suo ritorno?

E fu così che Jennie si ritrovò in camera di Lisa.
Diciamo che se la aspettava diversa, più femminile magari.
C'erano poster vari attaccati al muro, custodie di videogames sparse ovunque e tanti, tantissimi fogli di carta che racchiudevano i pensieri della più giovane.
Era andata a preparare qualcosa da bere, forse uno dei soliti thé che amava tanto, quando Jennie si trovò a curiosare tra quelle scartoffie disordinate.
Un foglio in particolare attirò la sua attenzione.

Impetro rid.

~Che nome bizzarro... è latino?

Impetro rid.

Voglio lasciarti andare via
dalla prigione che è la mia mente.
Liberati da queste sbarre.

Non ho bisogno del tuo veleno.
Sei la causa della mia distruzione.

Voglio lasciarti andare via
dalla prigione che è la mia mente.
Ma il tuo sorriso mi confonde,
i miei sogni sono composti da esso.
KJ.

Jennie era ammaliata dalla poesia e dalla stupenda capacità di scrittura della più piccola.
Ma qualcosa la tormentava.
Cosa voleva dire KJ?
Forse era il suo modo di firmarsi.
Forse aveva letto male.
O forse sono le iniziali della persona a cui è dedicata la poesia.

-Oh Lisa...

Non aveva nemmeno finito di pensare che la porta si aprì, facendo fare un balzo alla mora che posò subito il foglio.

-Non sapevo cosa ti andasse, allora ti ho fatto dell'altro thé al limone, ieri ti era piaciuto no?
-Mhmh...
-Tutto bene, Jennie?

Non rispose.

-Grazie per avermi aiutata ieri, sei stata molto carina.
-Ohw figurati, detesto vederti piangere.
-Ma ieri è stata la prima volta.
-Detesto pensarti triste.

Jennie guardò nel suo bicchiere, il thé era quasi finito.

-Sai...

Lisa ruppe il silenzio.

-Sai, mi piacerebbe conoscerti meglio. Quando ti guardo immagino storie su di te, il tuo viso mi ricorda quello che alcuni scrittori descrivono nei loro sonetti.

Si fece più vicina.

-Shakespeare. Sonetto 17. Scriveva di te.

Si voltò e diede un foglietto rovinato alla più grande.
Poi si avvicinò al suo orecchio e sussurrò piano:

-Leggilo ogni qual volta tu non ti senta abbastanza.

Jennie, nel quasi impercettibile tocco delle labbra di Lisa contro il lobo del suo orecchio, sentì un vuoto allo stomaco e un forte bruciore al petto.
Fosse stato il thé?
Ma chi voleva prendere in giro.
Si alzò e ringraziando andò via di fretta.
Lisa in quel momento decise.

~Kim Jennie... sarai mia.

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Si ringrazia la gentile revisione di djanastories

Impetro rid.   [ jenlisa ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora