Scese la nebbia sulla silenziosa città di Sydney, le strade erano deserte, e lo scricchiolio delle foglie calpestate dalle scarpe rovinate di lui era l'unico rumore che s'udiva a quell'ora tarda.
La notte, con la sua oscurità aveva disteso un mantello di stelle in cielo.
Il ragazzo si strinse nel suo cappotto blu, quando sentì una folata di vento gelido trapassargli le ossa.
Camminava a passo svelto e deciso, come se stesse fuggendo da qualcuno o qualcosa.
Respirava lentamente, formando nuvoloni bianchi a causa della nebbia fitta.
Aveva litigato di nuovo con sua madre, e mentre la malediceva mentalmente si accese una sigaretta.
Litigavano spesso, lui era consapevole di non essere un figlio perfetto ma se ne fregava, e continuava a far uscire dalla bocca il fumo grigiastro che si evolse lentamente nel cielo. Fino a scomparire.
Era successo tutto quella maledetta sera, quando suo padre morì.
Ora aveva un grosso peso sulle spalle, portare avanti la sua famiglia.
Già, sua sorella e sua madre.
A soli diciotto anni non si può avere un peso del genere, eppure lui ce lo aveva. E ne era fin troppo stanco.
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Le lacrime le bagnavano il viso e le annebbiavano gli occhi.
Il sangue continuava a fuoriuscire dalla ferita, si sentiva stanca e debole.
Camminava senza metà per la città, in cerca di un qualcosa, ma non sapeva nemmeno lei cosa cercava.
Teneva premuta la mano, anch'essa sporca di un rosso fuoco, sulla ferita che non smetteva di sanguinare.
Si sentiva persa, e aveva paura di quel ragazzo.
Aveva gli occhi bassi e piangeva con disperazione, era stanca di camminare ma aveva sempre quell'impressione che il ragazzo la stesse seguendo.
Si guardava sempre alle spalle. Tremava.
Alzò il cappuccio del giacchino che indossava, troppo leggero per una notte fredda come quella. Quando scontrò qualcuno.
La ragazza emise un gemito di dolore riportando subito la piccola mano al braccio.
-Mi dispiace- disse il ragazzo distratto.
La ragazza alzò lo sguardò ma non disse nulla, iniziò a camminare. Doveva ritornare a casa, e infretta.
-Tutto okay?- disse il ragazzo alle sue spalle notando il viso bagnato di lei e il braccio in pessime condizioni.
La ragazza fece per rispondere ma qualcuno la bloccò.
-Federica, eccoti finalmente- disse una voce, da lei conosciuta, avvicinandosi ai due ragazzi sorpresi.
La ragazza quasi sbiancò, cercando aiuto negli occhi del ragazzo accanto a lei. Non parlava, aveva solo paura. Lui l'aveva ritrovata, e lei sapeva cosa le aspettava dopo aver cercato di scappare da lui. Lo sapeva benissimo.
-Forza, andiamo a casa- disse evidenziando bene le ultime parole.
Fece per tirarle il braccio ma la ragazza si scanzò.
-N-no, non voglio- disse tra i singhiozzi.
Il ragazzo moro gli tirò un'occhiataccia tirandole ripetutamente il braccio.
-Se non vuole venire e inutile insistere- sputò il biondo, che per fin troppo tempo era stato ad osservare la scena.
La ragazza si rifugiò dietro le spalle del biondo. E sempre osservando arrabbiato la ragazza, il morò si allontanò.
Ma lei sapeva che non era finita, lui sarebbe tornato e stavolta sarebbe stato peggio.
-Tutto bene?- disse il ragazzo osservando la piccola mano che copriva la ferita.
La ragazza annuì con un cenno di testa, e corrugando insicura la fonte, disse:
-Federica- disse sfacciatamente -mi chiamo Federica- Precisò.
Il ragazzo sorrise pronto a parlare, ma per qualche strano motivo la ragazza le voltò le spalle iniziando a camminare.
-Luke, mi chiamo Luke- urlò alle sue spalle.
Troppo tardi, la ragazza dai capelli castani e gli occhi verdi scomparse tra la fitta nebbia di quella dannata notte.
-Spazio autrice.-
Fa schifo, lo so. Mi dispiace se è corto, ma scusatemi dovete pure capire l'ora in cui l'ho scritto '01:38' di notte, cioè dai ahahahaha e anche perché voglio riservare le idee per il prossimo capitolo, dato che questo non lo leggerà quasi nessuno.
P.s: scusate se ho fatto errori.
Ciao!
Twitter: @inavrilsarms
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Wherever you are.
RomantizmIo non avevo intenzione di innamorarmi di lui, e lui non aveva intenzione di fare innamorare me. Ma è successo. È stato tutto uno stupido errore, e allora perché non smetto di sentirmi così, dannatamente vuota senza di lui? E come se mancasse una pa...