2. Quando le tende sono inutili

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- Ciao! - salutai, sorridendo gentile - Cosa volete ordinare? -. Era un gruppo di ragazzi della mia scuola. Due maschi e due femmine.

- Un milkshake alla fragola e tre al cioccolato - disse una delle ragazze. Annotai il loro ordine e, con gli occhi ancora sul taccuino, li assicurai che sarebbero arrivati subito. Poi andai subito via.

Preparai i quattro milkshake al bancone e li misi su un vassoio prima di decorarli. Presi una fragola dalla ciotola e la appoggiai sul ciuffetto di panna al disopra del milkshake. Poi presi una manciata di cioccolato sminuzzato e...

- Tesoro, ci penso io. Puoi andare - disse Tina, con il suo solito tono gentile e materno. Era una donna di colore sulla sessantina, un bel po' in carne e alta nella norma. - Ormai finisco di prepararli -.

- Dovevi andare via già un quarto d'ora fa - mi rimproverò, mentre finivo di decorare aggiungendo le cannucce colorate.

Prese il vassoio e sorrise. - Su, vai -.

Le sorrisi e dopo averla salutata entrai in cucina tramite la porta sul retro del bancone. - Arrivederci, George - salutai suo marito, che stava grigliando degli hamburger. Entrai nello stanzino e mi tolsi il grembiule, ripiegandolo e mettendolo nel mio cassetto. Presi la felpa dall'attaccapanni e la indossai, poi anche la borsa e uscii dalla porta sul retro.

Fuori era già buio da un po' e in strada non vi era quasi nessuno, a parte un vecchietto che faceva fare un giro al suo barboncino.

Camminai sul marciapiede per un po', tenendo le mani attorno alla tracolla della borsa. Passai davanti casa di Bryan e dopo aver svoltato qualche altra strada raggiunsi la lunga via di villette a schiera.

- Ciao, Wendy! - esclamò il mio vicino, con un sacco di rifiuti nero in mano. Si chiamava Quentin Walker, sulla cinquantina e possibilmente era l'uomo più simpatico del quartiere. Raccontava sempre barzellette e aneddoti divertenti e per le grigliate se ne stava sempre a girare la carne.

- Buonasera! - ricambiai con un sorriso allegro, continuando a camminare con passo spedito verso casa mia.

Aprii il cancelletto, notando un'ombra passare nel giardino dei nuovi vicini. Assottigliai gli occhi per riuscire a vedere meglio nell'oscurità. La luce del portico di casa mia arrivava a stento ad alluminate una fetta del loro prato poco curato. Restai ferma a metà del vialetto, cercando di vedere meglio.

Vidi un'altra ombra passare e un bisbiglio di sottofondo. - Porca... - imprecò il tizio, trattenendosi per non fare troppo rumore.

Aspettai qualche altro minuto senza udire o vedere più nulla, quindi entrai in casa.

***

Finii i compiti che erano già passate le dieci, stanca come ogni qualvolta andavo a lavoro. I miei genitori dormivano già, mentre io me ne stavo nella mia camera con la luce gialla dell'abat-jour accesa. Mi alzai e misi i libri nello zaino, prima di chiuderlo e andare a spegnere la luce. Immersa nella penombra scorsi una luce provenire da fuori.

La finestra di fronte la mia era chiusa, ma non avevano ancora messo delle tende. La luce era accesa e io potevo praticamente vedere tutto. Se c'era qualcuno non lo sapevo, ma probabilmente era così.

Un'ombra passò da dietro la finestra e io arretrai di un passo, con un sussulto. Avevo una tremenda paura che le leggere tende mi avessero tradita, ma poi la curiosità fu la più forte e mi avvicinai, nascondendomi il meglio possibile tra muro e tende.

L'ombra si avvicinò di nuovo alla finestra e questa volta potei chiaramente riconoscere Aiden. Doveva sentirsi ancora solo in quella città, essendo arrivato da solo due giorni.

Come la peceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora