18. Grigliate e salotti

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Avete tutto il diritto di odiarmi. Non mi sono più fatta sentire, lo so. Ma la storia sta diventando sempre più impegnativa e devo stare sempre attenta a quello che scrivo e cercare di curare ogni dettaglio. Oggi è mercoledì, quindi sono tornata in regola.

Fatemi sapere cosa ne pensate perché sapete quanto ci tengo.

Xx❤️

L'aria che si respirava quella mattina era la stessa del quattro luglio, o del lunedì dell'angelo. Il cielo era completamente privo di nuvole e ciò non fece altro che confermare i nostri piani.

Avevo indossato un vestitino svolazzante. Era giallo senape con dei piccoli fiorellini verdi, blu e fucsia sparsi un po' ovunque. Era legato con un laccio all'altezza del seno. Non c'era bisogno di dire che mi sentivo carina con quel vestito e per tale motivo mi faceva stare bene.

Mi affacciai in giardino, scrutando un po' tutti. Ero appena andata a svuotare la vescica, così non avevo un granché da fare. Lanciai un'occhiata ad uno dei pochi ragazzi del mio quartiere. Biondo, occhi azzurri, fisicato. Qualche anno prima avevo avuto anche una cotta per lui, ma era passata quando aveva finito la scuola e si era trasferito a Philadelphia. Sua sorella minore era un po' meno simpatica. Gli somigliava moltissimo, ma era un bel po' cattivella. Probabilmente andava alle medie, o forse al primo anno, ma una volta quando era ancora piccola aveva fatto uno scherzo alla signora Amy, che poverina stava per cadere a gambe all'aria.

Quentin e sua moglie non avevano figli, quindi noi ragazzi del quartiere eravamo un po' come suoi. Di solito lo chiamavo sempre per nome, non come il signor Sanders. Sua moglie, invece, era un po' più timida. Sicuramente era gentile e benevola tanto quanto lui, ma scommetto che non le importava così tanto dei figli d'altri. Mi si strinse il cuore al solo pensiero che quell'anno saremmo stati di meno. Stephen non c'era e non avrebbe partecipato mai più a quelle grigliate di quartiere.

Mi domandavo ancora chi potesse essere stato così pazzo da uccidere un adolescente. Era il migliore. Credo che per le grigliate passassi la maggior parte del tempo con lui. E ora era come essere sola. Sì, c'erano la mia ex cotta e sua sorella, Bethany che aveva un anno meno di me, per la prima volta anche Aiden. Ma non era lo stesso.

Il fratellino di Stephen stava cercando di acchiappare le farfalle con un retino, scorrazzando a destra e a manca. Aiden stava riempiendo un bicchiere di succo per la signora Amy e il signor Sanders si stava occupando di ripulire la griglia. Notai come il padre di Aiden stesse chiacchierando con mio padre e Quentin Walker.

Qualcuno si posizionò alla mia destra, facendomi sussultare. Era Bethany. Chiacchierai con lei per chissà quanto tempo. Era una ragazza gentilissima e faceva delle battute davvero divertenti. Probabilmente smettemmo di parlare solo quando la madre di Stephen non portò fuori due torte per fare merenda, come se non avessimo mangiato fino allo sfinimento. Inutile dire che solo per gola mangiai un pezzo di entrambe. Solo per assaggiarle.

All fine della giornata, dopo essere tornata a casa, mi ritrovai con il telefono in mano a scrivere un messaggio al mio vicino. Stavo completamente ignorando il fatto di averlo quasi baciato nemmeno ventiquattro ore prima, pensando solo a quello che volevamo scoprire.

"Possiamo vederci?" scrissi, ma lo cancellai immediatamente.

"Ho scoperto una cosa incredibile". Lo fissai, prima di tenere premuto in basso a destra per cancellarlo.

"Devo parlarti". Questa volta lo inviai senza pensarci troppo, altrimenti sarebbero passate ore.

"Ora?" mi scrisse.

"Sì". Mi avvicinai alla finestra, scostando la tenda lilla. La luce della sua camera era spenta, così dedussi che dovesse essere uscito.

"Vieni, c'è anche Dylan".

Come la peceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora