9. False accuse

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Quando finalmente suonò la campanella, sospirai e mi diressi verso la mensa con Bryan alla mia destra.

- Sto morendo di fame! - esclamò.

- Sai che oggi c'è la torta di mele? - lo tentai con un sorrisetto. Mi guardò con i suoi grandi occhi marroni fuori dalle orbite e subito dopo mi abbandonò, andando di corsa verso la mensa. Il mio sorriso si allargò per quella scena comica, mentre qualcun altro mi affiancava.

- Ciao, Wendy - mi saluto Jennifer, mantenendo il viso basso. - Ehi, come va? -.

- Bene, più o meno -. Sospirò, lasciando intendere che non fosse affatto così.

- E Carrie? -. Ero preoccupata per quella ragazza. Non avevo mai avuto modo di parlarle, ma sapere che aveva perso tragicamente il proprio ragazzo mi faceva stare male. - Bene - borbottò, aggiungendo un'altra bugia alla sua lista.

- Comunque... - cambiò argomento - potresti dare questo a Dylan? -. Aprii il suo zaino azzurro, estraendo un libro.

Orgoglio e pregiudizio.

Giocatori di baseball che leggono? Forse mi sfuggiva ancora qualcosa su uno dei miei più grandi amici.

- Nessun problema - le sorrisi, entrando in aula mensa.

- Grazie, ti devo un favore. Ci vediamo, Wendy -.

- Ciao - la salutai, camminando verso il bancone. La mora andò direttamente a sedersi, senza passare a prendere nulla da mangiare.

Riempii il vassoio con un panino, un pezzo di frittata e la torta di mele, sperando che fosse così buona come diceva Bryan. Avevo dovuto spintonare un po' di persone e rischiato di far cadere il vassoio a terra per prenderne un pezzo, quindi esigevo che fosse almeno un po' di più che mangiabile.

Raggiunsi il tavolo, dove Dylan e Bryan erano già seduti. - Ehi, Dylan - lo salutai mentre prendevo posto. Sollevò il capo, in modo che la luce raggiungesse il suo viso. Aveva un occhio nero e il labbro superiore gonfio. - Che ti è successo? -.

- Niente che ti riguardi - sbottò, lanciandomi un'occhiataccia. Rispondere in quel modo non era proprio da lui.

- Incontri ravvicinati con il tuo amichetto - commentò Bryan, divertito.

Sbarrai gli occhi. - Aiden? -.

- Sì, proprio lui. - disse - Ah, guarda, eccolo lì -.

Dylan aveva ripreso a mangiare, non avendo alcuna intenzione di partecipare alla conversazione. Mi voltai verso la porta, scorgendo il rosso tra la massa. Aveva un profilo perfetto, i capelli scarmigliati e le spalle larghe. Non sembrava avere lividi o graffi, quindi doveva aver avuto la meglio. Corrugai la fronte, dubbiosa. Dylan era ben piazzato, con il suo fisico da giocatore di baseball. Era quasi impossibile che Aiden ne fosse uscito illeso.

- Dici sul serio? - sbraitai, guardando prima Bryan e poi Dylan per avere conferma. I suoi occhi color cioccolato si alzarono su di me per un solo istante, senza lasciarmi intendere nulla.

Mi alzai furiosa. - Dove stai andando, Wendy? - si intromise subito. Era in allerta, pronto a scattare in piedi e bloccarmi.

- A dire quattro parole a quel rosso che si crede chissà chi -.

Mi voltai e, a passo spedito, camminai verso Aiden Evans. - No, aspetta! -.

Avevo le mani strette in due pugni, il viso arrossato e la lingua stretta fra i denti. Come si permetteva di picchiare un mio amico? Forse era davvero il ragazzo di cui parlavano Lisa e Dylan, e tutto il resto della cittadina.

Come la peceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora