- Non si preoccupi, sono certa che lo troveranno presto - cercai di confortarla.
La vecchietta che sedeva di fronte a me non era più quella di una volta. Aveva perso quell'aria dolce e allegra che aveva ogni singolo istante. Non la vedevo più in giardino da tantissimi giorni, da quando suo nipote era sparito nel nulla. Quel letto rimasto intatto era la prova che Stephen non era rientrato a casa dopo la festa a casa Hamilton. Il suo fratellino era sempre nevoso e non faceva altro che chiedere di lui. I suoi genitori erano distrutti, come si poteva immaginare, e la signora Amy mi aveva raccontato che ormai dividevano le loro giornate tra lavoro e centrale di polizia. Diceva che conservavano la speranza di trovarlo da qualche parte, cercando di non pensare al peggio. Ma ormai, quella speranza, l'avevano persa; solo che la signora Amy non poteva saperlo.
- Oh, Wendy... Lo spero tanto. Stephen è sempre stato così dolce, rispettoso. Non avrebbe fatto mai una cosa del genere ai suoi genitori - sospirò, girandosi i pollici sconfortata. Stavo quasi per piangere. Sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi. Lei non sapeva ancora che suo nipote era stato trovato morto.
- Cosa vuole dire? - domandai per incitarla, riemergendo dai miei pensieri. Da una parte volevo lasciar perdere per non farla stare ancora peggio, ma dall'altra parte una vocina mi diceva che nonna Amy sospettava qualcosa.
Alzò gli occhi, velati da una platina trasparente e contornati da decine di rughe. Aveva il viso paffuto e degli occhiali rettangolari davanti gli occhi. - Ho paura che gli sia successa qualcosa. Vivo in questa casa da prima che nascesse e non è mai successo che scappasse via per una discussione -.
Strinsi le labbra, per poi avvicinare le mie mani alle sue e stringerle. - Steph è un adolescente come tutti gli altri, è normale - la rassicurai, sorridendole. Dio, era così difficile mentirle, ma in quel momento era l'unica cosa che potevo dirle. Aveva una sensazione orribile allo stomaco, le lacrime sul punto di traboccare.
I suoi occhi diventarono lucidi, rossi, ma non si lasciò scappare nemmeno una lacrima. Quella donna mi faceva una tenerezza incredibile.
Annuì, abbassando di nuovo lo sguardo. Presi un sospiro e mi misi in piedi, facendo lentamente scivolare le mie mani sui fianchi, lontane dalle sue. - Devo andare adesso - proruppi con voce tremante.
- Grazie per avermi fatto visita - disse di cuore, con gli occhi sinceri. Le sorrisi e mi incamminai verso la porta. La salutai e uscii, chiudendo la porta proprio nel momento in cui una lacrima mi rigò il viso. Erano appena le quattro del pomeriggio e non vedevo l'ora di tornare a casa e mettermi comoda.
Chiusi il cancelletto dei Sanders e mi voltai a sinistra verso casa mia.
Quello che doveva essere il signor Evans stava aprendo la porta di casa sua, in cima al portico, mentre il figlio stava oltrepassando il cancelletto per entrare. Sembravano entrambi arrabbiati, con quelle mascelle contratte e lo sguardo basso. Aiden aveva una mano stretta in un pugno e dovette munirsi di una grande dose di autocontrollo per non sbattere il cancelletto.
Corsi in casa, precipitandomi per le scale. Mia madre mi aveva lasciato un biglietto -che avevo visto appena rientrata da scuola- per avvertirmi che si sarebbe trattenuta a lavoro tutto il pomeriggio. Entrai nella mia stanza, lanciai la borsa sul pavimento, accanto al letto, e mi tolsi la giacca di jeans.
Qualcosa non quadrava sul serio. Gli Evans erano arrivati, scorbuti e solitari. Aiden era stato portato via dalla polizia ed era stato evidentemente trattenuto alla centrale per diverse ore. Lui e suo padre erano tornati a casa furibondi.
Mi fiondai sul computer, aprii Google e cercai il loro nome. Da dove venivano? Perché si erano trasferiti?
Vi erano diversi Evans che vivevano in quella zona. Sembravano tutte famiglie normali, anonime, quelle delle foto. Ma in nessuno di quegli scatti erano ritratti i volti dei miei vicini. Probabilmente era normale, ma non sapevo quale fosse il nome del signor Evans, quindi nemmeno il suo lavoro. Riuscii a scoprire che uno di essi era un architetto, uno poliziotto e un altro avvocato. Probabilmente nessuno di quegli Evans era colui che cercavo io. Mi scrissi quei tre nomi su un foglio, annotandomi mentalmente di dover scoprire quale fosse il nome del signor Evans.
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Come la pece
Misterio / SuspensoTeen drama. "Trovai il coraggio di alzare gli occhi nei suoi. Erano neri come la pece e profondi come un pozzo senza fine. Incutevano quasi timore. - Volevo ringraziarti per poco fa -. Notai che la mia voce era tremante, timida, come non lo era stat...