Quando tornai a casa avevo i nervi a fior di pelle. Josh aveva accusato ingiustamente Aiden. Mi sentivo in qualche modo in colpa. Se non avessi chiesto a Josh dove si trovava suo padre la sera dell'omicidio, tutto questo non sarebbe mai successo.
Avevo cacciato tutti in un grosso guaio, soprattutto Aiden. Non ci parlavamo ancora, era uno stronzo, ma non potevo fare a meno di stare male per lui. Ormai avevano tutti smesso di parlare di lui, nessuno sembrava ricordare che un mese prima un ragazzo fosse stato ucciso. E ora?
Ora avevo fatto concentrare il padre di Josh su di lui. Quell'uomo non mi convinceva affatto, non era quello che dimostrava di essere e la cosa mi spaventava più del dovuto ora che sapeva delle nostre indagini.
Sicuramente si era posto qualche domanda. Bolton gestiva una gara clandestina, non era a casa la notte in cui un ragazzo era stato ucciso e suo figlio gli andava a dire che il nuovo arrivato gli poneva domande sul suo conto. Se non era stupido -e non lo era- a quell'ora si era già dato qualche risposta.
Uno stupido ragazzino dai capelli rossi vuole mettermi i bastoni fra le ruote?
Ero quasi certa che quello fosse stato il suo primo pensiero, però non aveva fatto a meno di uscire tardi da casa quella sera, con tutti noi presenti. Forse questo faceva parte del suo piano, forse pensava che Aiden avrebbe condotto Josh da lui, che ovviamente non si sarebbe fatto trovare nel luogo in cui si teneva la corsa.
Crollai sul letto con quei pensieri che mi divoravano da dentro. La mia mente si stava trasformando in una gabbia, sempre più stretta. Le sbarre mi stavano schiacciando, impedendomi di respirare.
Mi addormentai con quella sensazione, opprimente come la nebbia, e, dopo un tempo che mi sembrò brevissimo, vidi mio padre e il signor Bolton. Erano tornati nella loro versione oscura, quella un po' sfocata, quella dei miei incubi.
Quella volta, quando aprii la porta, non vidi Stephen appeso ad una corda. No, quella volta no. Quella volta vidi una ragazza dai capelli chiari, non molto lunghi. Aveva la pelle bianca, tanto pallida quanto fredda. E solo quando alzò la testa, mostrandomi i suoi occhi totalmente bianchi, con le iridi riverse all'interno, riconobbi lo stesso viso che vedevo ogni giorno allo specchio.
Urlai, terrorizzata. Ero stanca, sfinita da quegli incubi. Non avevo nemmeno la forza di aprire gli occhi, ero debole. Quell'urlo disumano mi aveva tolto le ultime energie che mi restavano. Era già tanto che non fossi crollata prima. A volte a scuola mi sentivo mancare il respiro, la mente supplicava di spegnersi e gli occhi di restare al buio. Ma non succedeva, non potevo permettermi di svenire. La notte era diventata la mia più grande paura, ero terrorizzata dall'idea di andare a dormire. Un'altra verità distorta mi si sarebbe ripresentata davanti. Solo che, alcune volte, non sapevo distinguere quale fosse la parte vera e quella distorta.
- Che succede? -. La porta si spalancò di botto, rivelando mio padre in pigiama.
- Ho avuto solo un incubo. Tutto okay - lo rassicurai, nonostante sentissi andare il cuore sotto sforzo. Ho appena sognato te, avrei voluto dirgli, mentre mi uccidevi, papà.
- Stai bene? -.
- Sì, buonanotte -. Gli voltai le spalle, aspettando che uscisse dalla mia stanza. Il cuscino era bagnato, saturo di sudore. Sentii il suono della porta combaciare con lo stipite e mi alzai a sedere, mettendo i piedi giù dal letto. Il pavimento era gelato e mi fece venire in mente quando ero piccola. Avevo il terrore di sporgere un braccio, una gamba o una mano fuori dal letto perché credevo che, di notte, sotto di esso vivessero dei mostri, pronti ad afferrarmi e fare di me il loro spuntino.
Lanciai uno sguardo alla sveglia, che segnava appena le quattro del mattino. Era arrivato l'ennesimo sabato.
Mi alzai molto lentamente. In realtà avevo paura che le mie gambe cedessero e che finissi sul pavimento, così mi avvicinai alla finestra con tutta la calma che avevo, sfiorando la parete alla mia destra con le dita per essere sicura di non cadere.
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Come la pece
Mystery / ThrillerTeen drama. "Trovai il coraggio di alzare gli occhi nei suoi. Erano neri come la pece e profondi come un pozzo senza fine. Incutevano quasi timore. - Volevo ringraziarti per poco fa -. Notai che la mia voce era tremante, timida, come non lo era stat...