One

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"You're so beautiful tonight
Mitoreteita yo
Sunadokei sae
C'mon and take my breath away"
-You only live once


L'inverno ad Hogwarts non era mai stato così fitto: un manto bianco si estendeva per tutto il perimetro visibile e il Lago Nero, nonostante venisse sghiacciato continuamente dagli studenti per permettere sopravvivenza alle creature che lo abitavano, era ricoperto di uno spesso strato di acqua congelata.
Yuuri aveva sempre amato il freddo ma, quell'anno, le temperature erano esageratamente basse e il ragazzo, abituato a quelle di Edimburgo che non scendevano mai sotto lo zero, andava in giro stringendosi al collo la lunga sciarpa giallo nera.

Quel giorno l'intero castello era in subbuglio e perfino Yuuri, solitamente calmo e pacato, stringeva il braccio del suo migliore amico Pichit trascinandolo con foga verso il Lago "Dai Pich, ci perderemo il loro arrivo!"

L'amico strinse la propria sciarpa dello stesso colore dell'amico al collo e rise ammiccandogli "E tu non ti perderesti mai l'arrivo dell'amore della tua vita, vero?"
L'altro arrossì rifilandogli un occhiataccia "Smettila, non è l'amore della mia vita! È.. sai che lo ammiro molto, è il giocatore migliore in circolazione!"

Appena quelle parole uscirono dalla sua bocca di accorse di quanto fossero false, la sua non era la semplice ammirazione che c'è tra un fan e il suo idolo, era qualcosa di più. Ovviamente essendo il cercatore della sua casata poneva un'attenzione particolare verso il ragazzo russo che, nonostante avesse solamente diciassette anni, veniva considerato il cercatore più forte che si fosse mai visto.

"Nessuno lo sa meglio di me, Yuuri-kun" ridacchiò l'altro scusandosi con un corvo del primo anno con cui si era scontrato per colpa della foga dell'amico "Oh V-"
"PICHIT!" l'altro gonfiò le guance per la frustrazione fermandosi in prima fila, leggermente più avanti c'era il preside Cialdini che intonando un motivetto allegro dondolava sul posto preoccupandosi di levare il ghiaccio dal lago insieme agli altri professori.

Il moro non riusciva a stare fermo, quando il preside aveva annunciato che il torneo Tremaghi si sarebbe svolto li, aveva trattenuto a stento un urlo di gioia; non perché fosse desideroso di partecipare, la sua timidezza non gliel'avrebbe mai permesso, ma perché gli studenti di Durmstrang si sarebbero recati li e lui avrebbe finalmente potuto conoscere il suo idolo indiscusso.

O meglio, più che conoscere osservare da lontano.
Yuuri Katsuki era la persona più timida e insicura del mondo, non sarebbe mai riuscito a parlargli di sua spontanea volontà. Yuuri si riscosse dai suoi pensieri aggiustando gli occhiali sul naso quando sentì il suo nome pronunciato da Pichit "Guarda" ridacchiò il thailandese indicandogli un numeroso gruppo di ragazze che si agitavano sempre di più sventolando alcuni poster in aria "Hai concorrenza, amico. Dovrai combattere con unghie e denti."

Yuuri non fece in tempo a ribattere che un forte rombo proveniente dall'acqua zittì tutte le persone presenti.
Dalla superficie del lago spuntò quello che sembrava l'albero maestro e subito dopo, lenta e maestosa, l'intera nave sorse dalle acque brillando una volta esposta totalmente ai raggi solari. In pochi secondi l'imbarcazione fu a riva e una passerella venne abbassata con un piccolo tonfo. Yuuri, come quasi tutte le persone presenti, trattiene il fiato: una figura piuttosto bassa e minacciosa percorse velocemente la passerella borbottando tra se e se cose del tipo 'Ma guarda te con chi devi lavorare' '-sembra questo il modo di far attraccare una nave?' 'stupidi incapaci'.

"Yakov!" il preside Cialdini si avvicinò sorridendo "È un piacere averti qui, mio vecchio amico."
Il più basso gli strinse la mano "Tutto tuo" borbottò senza neanche provare a sforzare un sorriso, poi si rigirò verso la nave e batté il bastone per terra due volte di fila per poi mettersi in disparte con il preside Cialdini per discutere di alcune cose.
Gli studenti uscirono dalla nave, la postura fiera e rigida, ma c'era una figura che saltava all'occhio e Yuuri era sicuro che se Pichit non gli avesse chiuso la bocca, avrebbe iniziato a sbavare da un momento all'altro.
Viktor Nikiforov capeggiava la fila di studenti camminando con un eleganza che il moro gli aveva visto solo in volo: i lunghi capelli argentati erano legati in una leggera coda che lasciava qualche ciocca davanti al viso, stringeva nella mano destra (come tutti gli studenti dopotutto) un bastone nero spoglio e la pesante divisa di pelliccia gli fasciava il corpo come se gli fosse stata cucita addosso. Il cercatore più famoso del mondo aveva appena messo piede sul suo stesso suolo e in quel momento stava guardando proprio nella sua direzione.

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