"Vedi, vici, amavi."
Yuuri era nervoso a tutti gli allenamenti, ma a quello stava superando se stesso. Camminava verso il campo con Pichit, entrambi vestiti in divisa e continuava ad aggiustarsi gli occhiali nervosamente.
“Guarda che così li spezzi” scherzò l'amico lanciandogli un occhiata “Datti una calmata, è solo Viktor!”
“Oh Merlino, giusto!” rise nervosamente, sembrava stesse per avere una crisi ansiosa “È solo Viktor. È solo il cercatore più bravo sulla faccia della terra e io faccio solo pena. Perché preoccuparsi?”
“Non fai pena, Yuuri-kun. L'anno scorso siamo arrivati primi grazie a te, non sottovalutarti.” Il thailandese lo ammonì entrando in campo.
Yuuri lo ignorò e si avvicinò al resto della squadra, tutti sembravano concentrati su qualcosa -o qualcuno, Yuuri sapeva che la seconda opzione era corretta- sugli spalti.
“Oggi dobbiamo fare bella figura” Li avvisò il capitano guardandoli uno per uno, Yuuri sospirò quando fermò lo sguardo su di lui “Soprattutto tu, Katsuki. Il tuo ragazzo è venuto a vederci.”
Il giapponese arrossì e balbettò parole sconnesse tra loro, ma l'altro lo ignorò continuando “Avete capito? Viktor Nikiforov in persona è qui a vederci, dobbiamo fare bella figura!”
Dai vari membri della squadra si alzarono risposte entusiaste e cariche, Yuuri si sentiva solo sottopressione e in imbarazzo.
Una cacciatrice della squadra, Sasha Blouse, si avvicinò al baule e lo apri guardando il capitano.
Leo de la Iglesia, capitano della squadra da ormai tre anni, era un ragazzo della stessa età di Yuuri tanto gentile quanto bravo a Quiddich: alla fine della scuola aveva già programmato un colloquio con una squadra americana, i Fitchburg Finches.
Pichit, che aveva il ruolo di portiere, si avvicinò al baule mentre gli altri si alzavano in volo e lanciò la pluffa a Sasha preparandosi a liberare i bolidi e successivamente il boccino. Yuuri salì sulla scopa non appena i primi vennero liberati e guardò l'amico attento, in attesa. Non poteva permettersi di sbagliare, ne valeva dell'orgoglio di tutta la squadra.
Strinse forse il manico della sua Nimbus 1000 e non appena vide la pallina dorata scattare verso l'altro, si lanciò all'inseguimento. Quasi subito la perse di vista.
Aguzzò la vista concentrandosi su quello che gli stava intorno e svolazzò un paio di volte intorno al campo, si asciugò entrambe le mani -una per volta- sui pantaloni e prese un grosso respiro. ‘Andiamo, smetti di sudare' si impose mentalmente iniziando l'ennesimo giro del campo ‘Se non ti calmi farai solo un casino'.
“YUURI! ATTENTO!”
Si guardò intorno confuso, era Viktor che aveva parlato? Non fece in tempo a capirlo che un bolide lo colpì sul braccio facendolo gemere di dolore.
“Maledizione” gemette tornando con piedi per terra e tenendosi il braccio “Ci mancava questa.”
La squadra si era avvicinata per vedere come stava e Viktor era corso giù dagli spalti e gli si era praticamente buttato addosso “Che ti dice la testa?!” Sbottò il più grande strattonandogli la manica, non sembrava arrabbiato o altro, solo preoccupato “Non devi mai distrarre lo sguardo dal campo, mai!”
“S-Sto bene, è solo una botta” arrossì il moro tirando a se il braccio senza trattenere una smorfia di dolore “Passerà presto, non volevo farvi preoccupare.”
Leo si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla “Vuoi andare in infermeria Katsuki?”
“Si che ci vuole andare” Sbottò Viktor iniziando a trascinarlo verso il castello.
“No, no” Yuuri puntò i piedi fermando entrambi “Non serve, davvero. Posso giocare” Guardò Viktor e gli sorrise dolcemente “Sto bene, non preoccuparti.”
Il russo non era decisamente calmo ma lasciò la sua mano e sospirò “Sei così testardo” sul suo volto si aprì un leggero sorriso “Forza, vai a prendere quel boccino per me.”
Il giapponese sorrise convinto e annuì, strinse la spalla a Pichit in modo rassicurante e montò di nuovo sulla scopa. Poco dopo era di nuovo ad alta quota. Non si sarebbe fatto scappare il boccino, aveva un ottima resistenza e l'avrebbe dimostrato a tutti, soprattutto a Viktor.
Ormai era in aria da mezz'ora e i muscoli iniziavano a dolere, il non essersi allenato quell'anno stava iniziando a farso sentire.
Si guardò intorno per l’ennesima volta quando finalmente la vide, la pallina d'oro stava schizzando verso di lui ad alta velocità e il ragazzo partì per afferrarla allo stesso modo. Imprecò quando essa scattò in giù, ma non si arrese e planò verso il basso con una mano tesa. Bastarono solo pochi secondi. Quando Yuuri tornò con i piedi a terra stringendo tra le mani il boccino, Viktor si avvicinò urlando insieme al resto della squadra.
“Merlino Yuuri, sei stato fantastico!” Pichit gli buttò le braccia al collo abbracciandolo “Sei stato velocissimo! E la manovra che hai fatto? Wow!”
“Ottimo lavoro Katsuki” Leo gli sorride dandogli una pacca sulla spalla “Te la sei cavata bene. Puoi andare a cambiarti.”
Yuuri non riuscì a non arrossire travolto da tutti quei complimenti e mentre la squadra si allontanava per riprendere l'allenamento, alzò lo sguardo su Viktor.
Il russo lo stava guardando con un grosso sorriso e gli stava porgendo la mano guardandolo con dolcezza “Sei stato davvero bravo Yuuri, la virata che hai fatto in fondo era spettacolare.”
Il più piccolo sorrise timidamente e dopo aver messo a posto il boccino gli prese dolcemente la mano intrecciando le dita con le sue “Grazie Viktor, il tuo parere è importante per me.”
Viktor sorrise e gli baciò dolcemente il dorso della mano “A proposito di questo.. è vero che il tuo cane si chiama come me?”
Yuuri spalancò gli occhi, ci mise pochissimo a fare due più due. “PICHIT CHULANONT GIURO CHE SE NON IMPARI A FARTI GLI AFFARI TUOI TI BRUCIO TUTTI I LIBRI!” Sbottò rosso fino alla punta delle orecchie.
Il più grande scoppiò a ridere e attirò a se l'altro baciandolo la tempia “La trovo una cosa adorabile, mi ha anche detto che è uguale al mio Makkachin! Ho deciso, comprerò un criceto da Pichit e lo chiamerò Yuuri.”
“Viktor!” Esclamò l'altro piagnucolando tra le risate del più grande, ma un piccolo sorriso rassegnato e felice si apriva sul suo viso.
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Unconditional Love
FantasySeguirono secondi di silenzio interminabile in cui Yuuri si sentì come se tutto fosse stato messo al proprio posto, il suo sguardo si rivolse verso il più grande "Perché io, Viktor?" "Perché sei un opera d'arte, Yuuri Katsuki" aveva risposto l'altro...