Capitolo 1- Yacout

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<<Punto 50 mila>> Disse sicuro di sé come se avesse già la vittoria in tasca.
<<Rilancio, più 10 mila>> Azzardò l'avversario.
<<Perfetto 60 mila>> Concluse appoggiandosi allo schienale nudo e freddo della sedia.
Chiusi gli occhi.
Non avevo la minima idea di chi avrebbe vinto la lunga partita iniziata circa tre ore prima, eppure sperai che il ragazzo dai dreads neri ne uscisse imbattuto.
Erano le 3:50 del mattino, deglutii il sorso di vodka lemon che avevo in bocca da qualche secondo.
Il suo sapore in quel momento mi risultava più amarostico del solito.
Inconsciamente iniziai a sudare freddo.
Ero agitata.
Tremavo.
C'erano in gioco proprietà, soldi, auto.
Quella partita sarebbe stata importante.
I due stesero le carte sul tavolo, fissandosi a vicenda.
Nessuno tra noi spettatori disse nulla, era calato un silenzio snervante, inquietante.
<<Full>> Esclamò di getto l'uomo seduto di fronte al ragazzo tunisino.
<<Poker>> Rispose quest'ultimo accennando un sorriso sistemandosi l'anello sulla mano sinistra.
Tirai un sospiro di sollievo finendo l'ultimo goccio del drink che reggevo in mano da un bel pezzo.

****

Mi chiamo Lavinia.
Capelli castani lunghi e mossi.
Alta un metro e tanta voglia di crescere.
21 anni e 7 mesi.
Maniaca del trucco e dei tacchi alti.
single.
Lavoro insieme a mia madre in una galleria d'arte a Milano.
Ma partiamo dall'inizio.
Era una sera come tutte le altre, divano in pelle, amiche, risate e gossip.
Dopo cena, circa le dieci la mia best Giada propose un'uscita.
Yacout. Un locale stile mediorientale di Milano.
Ormai lo conoscevamo bene quel posto, le mie amiche si lasciavano andare un po' troppo ogni volta che ci accingevamo a passare una serata al suo interno.
Un cocktail, due risate, una strusciatina con un ragazzo qualunque e poi vi lascio immaginare.
Io non sono quel tipo di ragazza.
Sembra strano ma è cosi.
Non ho mai avuto rapporti sessuali con un ragazzo e non ho mai esagerato con l'alcool.
Ma ora torniamo al discorso principale.
Si erano fatte le dieci e mezza passate. Io e la mia compagnia (formata da Giada, Sabrina, Stefania e Valeria) salimmo sul Mercedes bianco guidato da Sabrina.
Durante il tragitto per il Yacout fecero partire una playlist di Spotify predominata dalle canzoni trap italiane senza capo né coda.
Mi vedevo costretta a sorbirmi quelle specie di cose cantate che riescono pure a vincere dischi d'oro.
Inutile dire che ressi il gioco fino a quando parcheggiammo.
Già da fuori si sentiva la musica ad alto volume, più che altro hit estive ballabili del grado di "Summer", "Despacito" e pezzi spagnoli e arabi.
Sulla soglia d'ingresso vicino alla guardia c'era un grosso cartellone di quelli con lo schermo con lo sfondo bianco. Era contornato da luci led.
L'immagine ritraeva un ragazzo dai dreadlocks neri con le punte bionde.
Che capelli strani pensai.
Assomigliano ai rasta di quello strafatto di Marley.
Mi scappò una risatina che suscitò la curiosità delle mie amiche.
Non dissi nulla. Stavo guardando la foto del ragazzo sul cartellone, ma non feci in tempo a leggere il suo nome perchè Valeria mi prese per il braccio farfugliando qualcosa.
Non capii cosa mi disse ma lasciai stare.
Entrammo e devo dire che quella fu la prima volta che vidi il locale così gremito.
C'era gente ovunque perfino sui tavoli a ballare.
Sabrina e e Valeria si diressero con una velocità fulminea al bancone per prendere da bere.
Giada doveva già andare a svuotare la vescica così Stefania si offrì per accompagnarla.
E che dire io rimasi sola.
Decisi di avvicinarmi alla passerella dove venivano organizzate le sfilate di moda (che poi alla fine si finiva per ballare ed esibirsi davanti al pubblico ma sorvoliamo).
Guardate le prime 20/30 modelle, le palpebre iniziarono a farsi pesanti, forse per la stanchezza del giorno prima. Così facendomi spazio tra la folla, cercai di raggiungere il bancone per gustarmi una birra bionda.
Mi sedetti su uno degli sgabelli del piano bar senza degnare di uno sguardo chi avevo vicino e feci cenno al barista che stava asciugando i bicchieri, di venirmi incontro.
Dopo qualche secondo di indecisione, speso a guardare le varie bottiglie esposte alle spalle del barista, alla fine cambiai idea e optai per una vodka lemon.
Un minuto dopo mi arrivò il drink e iniziai ad assaggiarlo.
Era buono, l'aroma del limone prevaleva su tutto.
Mi girai cercando di capire che fine avessero fatto le mie amiche. Subito non ne vidi nessuna ma guardando attentamente notai che Sabrina era già ubriaca fradicia e ci stava provando con il barista che pareva ricambiare.
Valeria era a baciarsi con un ragazzo qualsiasi sui divanetti e Stefania invece si stava scatenando sulle note di "Moves Like Jagger".
Giada non la vidi.
Mi preoccupai così andai da Stefania che sembrava ancora lucida nonostante ballasse da schifo.
<<Ste, hai visto Giada?>>
<<Eh?>>
Per via del volume troppo alto della musica non mi capì cosi glielo ripetei.
<<Ho detto, Hai visto Giada?>> Quasi le urlai nelle orecchie.
<<Credo sia di sopra con un tipo>> rispose con una risatina.
Perfetto pensai.
Sinceramente mi vedevo di troppo in certe situazioni. Iniziai a smettere di farmi le solite paranoie e mi diressi verso il piano superiore per cercare la mia amica.
Era uguale al piano inferiore con la sola differenza che era presente una piccola sala dove si poteva giocare d'azzardo.
Diciamo che il gioco mi ha sempre interessato di più rispetto all'alcool, e con questo intendo dire che sono molto più fortunata nel poker piuttosto che bere sfilze di mojito che mi causano dolorosi mal di testa.
Senza soffermarmi troppo sul da farsi, varcai la soglia d'ingresso della stanza dimenticandomi completamente della ragione per la quale mi trovassi lì.
Immediatamente l'odore di fumo invase totalmente le mie narici, ebbi l'istinto di tossire ma lo oppressi avanzando con disinvoltura verso il tavolo dove un bel gruppetto accerchiava due persone.
Mi resi conto di essere sotto lo sguardo di tanti, ero l'unica donna tra tutti i presenti ma non ci feci troppo caso.
Arrivai al tavolo e notai che due ragazzi si stavano sfidando al mio gioco preferito, poker.
Subito pensai al perchè fossero solamente in due poi ascoltando i discorsi degli spettatori capii che inizialmente erano in sette, ma tre avevano deciso di abbandonare e i restanti due avevano esagerato con il tabacco.
Gli sfidanti si lanciavano occhiatacce di tanto in tanto e mi parve stessero già andando in bancarotta vedendo che ad ogni puntata il loro gruzzoletto spariva man mano.
Decisi di rimanere un po' a guardare la partita, tanto nel portafoglio avevo solo cinquanta euro, insomma il giusto per qualche drink e, anche se avessi voluto giocare non mi sarebbero di certo bastati.
Uno dei giocatori era un uomo abbastanza avanti con l'età rispetto ai miei 21 anni, diciamo che si teneva in forma il giusto e aveva la R moscia.
Cazzo, quelli con la R moscia non li sopporto proprio.
Ok andiamo avanti.
L'altro giocatore era un ragazzo circa della mia età o almeno cosi potei intuire dal suo gergo.
Era leggermente scuro di pelle, presumibilmente non era di origine italiana.
Portava i dreads neri raccolti in una coda ma ne aveva anche alcuni sciolti che gli ricadevano sul volto contornando il tutto.
Il colore delle pupille era scuro, forse per la luce leggermente fioca, il troppo fumo o semplicemente perchè le aveva davvero quasi nere.
Mi soffermai a osservare le sue labbra, carnose e rosee al punto giusto.
Sulla parte destra sopra il labbro s'intravedeva un piccolo buchetto.
Lì per lì pensai a una cicatrice o un taglio, poi mi maledissi mentalmente per la mia stupidità e realizzai fosse il foro di un piercing che non aveva più.
Al collo aveva numerose collane con ciondoli piuttosto strani, ma ciò non lo rendeva affatto un tipo rozzo di basso livello come la classica gente di quartiere poco raccomandabile.
I vestiti erano molto eleganti e si adattavano perfettamente al suo corpo.
Subito pensai li avesse fatti fare su misura perchè sembravano costosi, erano appariscenti, sgargianti.
A completare l'outfit c'erano le adidas bianche e nere che calzavano a pennello.
Nel complesso era un tipo affascinante, misterioso.
Mi attirava ma pensai fosse solo a causa del contesto in cui mi trovavo.
Dopo qualche secondo mi ritornò in mente l'immagine del cartellone all'ingresso del Yacout.
Era lui.
Non sapevo come si chiamasse e nemmeno perchè la sua faccia si trovasse stampata lì sopra.
Misi da parte i pensieri e mi avvicinai leggermente a lui.
Subito alle mie narici giunse un profumo splendido.
Playboy credo.
Ricordo benissimo ancora adesso l'odore della fragranza che aveva addosso.
Era un classico da uomo forte ma non nauseante.
Ricordo anche che sul tavolo vicino a lui c'era un bicchiere con dell'amaro, Jack Daniel's.
Teneva in mano una semplice sigaretta dalla quale ogni tanto faceva un tiro espirando poi vapore che si mescolava all'aria pesante della sala.
Notai solo dopo gli anelli alle dita, non capii prontamente se fossero di oro bianco o semplice bigiotteria da quattro soldi.
Solo dopo che mi avvicinai, si accorse di me.
Mi guardò o meglio mi squadrò da capo a piedi.
Non indossavo nulla di che, un vestito nero con le spalline che arrivava al ginocchio e i tacchi argento.
Per quanto riguarda gli accessori avevo una collana chocker in pizzo e gli orecchini a cerchio molto grandi.
Rossetto magenta condito con il lucidalabbra sopra, una linea di eyeliner e capelli sciolti.
Non mi sentivo bella anche se mi ero conciata in quel modo, eppure il suo sguardo cambiò la prospettiva.
Ci fissammo per qualche secondo e posso dire solamente che per la prima volta mi sentii davvero bene.
Mi staccò gli occhi di dosso, bevve un sorso dal bicchiere e puntò 5 mila bigliettoni.
La partita da quanto capii era quasi giunta al termine ma avrei voluto non finisse mai.
Quel ragazzo era il mio pensiero principale.
Lo avrei guardato per ore.
Qualunque cosa facesse lo rendeva unico, un'abilità di pochi.
Mi concedetti un altro sorso della mia vodka che ormai era diventata calda e guardai gli altri spettatori che fremevano per l'attesa dell'ultima puntata.
Diedi una rapida occhiata all'orario, le 3:45.
Mi girai verso l'uscita della stanza e subito notai Stefania che cercava qualcuno.
Mi allontanai un attimo dal tavolo e le andai incontro.
<<Eccoti!>>
<<Ehi>> Risposi sorridendo.
<<Dov'eri finita? è mezz'ora che ti cerco>>
<<Assistevo a una partita di poker.
Piuttosto dimmi dove sono le altre>>
<<Giada è andata a casa di un tipo, Vale mi ha detto che voleva tornare a casa, così il ragazzo che ha conosciuto stasera l'ha accompagnata e Sabri ha appena finito di vomitare l'anima di sotto nel bagno>>
<<Wow>> Mi limitai a dire un po' confusa.
<<Allora come sta andando la partita?>>
<<Devo vedere la fine, vieni>> La informai iniziando ad avviarmi verso il tavolo da gioco seguita da lei.
Mi strinse il braccio trattenendo il fiato.
<<Ma quello è Ghali!>> Esclamò attirando l'attenzione di qualche ragazzo.
<<Chi?>>
<<Sei sorda, ho detto Ghali! Oh mio Dio non ci credo>> Continuava a ripetere gesticolando.
<<Chi è?>> Chiesi io distrattamente.
<<Non sai chi è? Sei seria?>> Mi domandò sempre più incredula e sbigottita.
<<Giuro che se non me lo dici ti picchio>> Ironizzai.
<<È un cantante italiano di origini tunisine.
Ha 24 anni e abita proprio qui a Milano>> Spiegò indicandomelo.
Immediatamente capii che si stava riferendo al ragazzo dai dread.
<<È davvero affascinante ed è pure single.
Però come tutti i cantanti famosi vuole solo farsi la prima ragazza che gli capita a tiro>> Concluse facendo trasparire delusione dalla sua voce.
<<Beh si capiva, non è mica granchè>> Risposi convincendo più me stessa che lei.
Ora sapevo qualcosa in più su di lui.
Ghali.
24 anni.
Metà italiano metà tunisino.
Cantante.
Milano City.
Puttaniere.
Fantastico direi.
Terrò a mente queste informazioni, dissi tra me  e me.
Ecco la puntata finale.
Dopo aver guardato attentamente le carte per 5 minuti il primo a prendere parola fu proprio lui, Ghali.
<<Punto 50 mila>> Disse sicuro di sé come se avesse già la vittoria in tasca.
<<Rilancio, più 10 mila>> Azzardò l'avversario.
<<Perfetto, 60 mila>> Concluse appoggiandosi allo schienale nudo e freddo della sedia.
Chiusi gli occhi.
Non avevo la minima idea di chi avrebbe vinto la lunga partita iniziata circa tre ore prima, eppure sperai che il ragazzo dai dreads neri ne uscisse imbattuto.
Erano le 3:50 del mattino, deglutii il sorso di vodka lemon che avevo in bocca da qualche secondo.
Il suo sapore in quel momento mi risultava più amarostico del solito.
Inconsciamente iniziai a sudare freddo.
Ero agitata.
Tremavo.
C'erano in gioco proprietà, soldi, auto.
Quella partita sarebbe stata importante.
I due stesero le carte sul tavolo, fissandosi a vicenda.
Nessuno tra noi spettatori disse nulla, era calato un silenzio snervante, inquietante.
<<Full>> Esclamò di getto l'uomo seduto di fronte al ragazzo tunisino.
<<Poker>> Rispose quest'ultimo accennando un sorriso sistemandosi l'anello sulla mano sinistra.
Tirai un sospiro di sollievo finendo l'ultimo goccio del drink che reggevo in mano da un bel pezzo.

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