Capitolo 3- Il Biglietto

762 37 0
                                    

Mi diressi abbastanza velocemente al piano di sotto alla ricerca del tunisino.
Avevo ancora il biglietto di carta in mano ma diedi per scontato avesse scritto il suo numero di telefono, anche se non avrebbe dovuto per la privacy.
Ad ogni modo decisi di non guardarlo per non cadere in tentazione, altrimenti l'avrei salvato in rubrica e ci saremmo risentiti.
Una volta scese le scale mi diressi verso gli appendiabiti.
Dopo una lunghissima serie di ricerche trovai finalmente il mio coprispalle del medesimo colore del vestito e la borsa a tracolla.
Senza esitare ci misi il biglietto al suo interno o per meglio dire lo accartocciai.
Mi rivolsi ad un buttafuori che sostava all'ingresso del Yacout e gli chiesi che fine avesse fatto Ghali.
<<Signorina mi dispiace, il cantante è appena andato via>>
<<Ma non si doveva esibire?>> Chiesi tutto d'un fiato.
<<Ha finito di cantare alle 11>>
Fantastico mi ero persa il concerto perché ancora non avevo idea di chi fosse.
Beh In compenso lo avevo visto giocare a poker.
E mi aveva pure parlato.
Non è proprio una cosa da poco.
Me ne succedono di tutti i colori.
Ringraziai velocemente la guardia e mi immersi nuovamente in mezzo alla folla per tentare di scovare Stefania e Sabrina.
Avevo davvero bisogno di dormire ormai erano quasi le quattro e mezza del mattino.
Fortuna che era domenica pensai.
Trovai tutte e due le damigelle in pista e le trascinai via.
Mi meravigliai di vederle abbastanza sobrie e mentre avevo ancora la faccia incredula uscimmo dal locale.
C'era già la luce dell'alba che faceva capolino da dietro i palazzi, subito presi una boccata d'aria fresca e pulita.
Ormai la maggior parte delle persone era andata via ma sicuramente alcuni sarebbero rimasti fino all'orario di chiusura previsto per le sei.
Salimmo su quella che ormai era la familiarissima auto di Sabrina che avevamo abbandonato più di 4 ore prima e ci avviammo per strada.
Alla mia amica si chiudevano gli occhi per la stanchezza e per poco non prendemmo in pieno un ragazzo sul ciglio della strada.
Iniziai a pregare e miracolosamente arrivai a casa illesa.
Ringraziai per il rischioso passaggio e loro proseguirono.
Abitavo in un palazzo che ero riuscita ad affittare qualche mese prima grazie al modico stipendio che il titolare della galleria d'arte mi offriva mensilmente.
Non era granchè ma almeno riuscivo a pagare le bollette, fare la spesa e comprarmi dei vestiti.
Vi starete chiedendo se i miei genitori fossero d'accordo.
Ricordo che quando avevo 10 anni papà tornava a casa stanco e arrabbiato a causa del lavoro che non gli garantiva un buon reddito e metteva le mani addosso a mamma.
Lei dopo un po' smise di sopportare e fu così che si separarono e ci ritrovammo in città diverse.
Io e mamma a Milano e mio padre a Genova.
Sinceramente non mi mancava, stavo bene anche senza la sua presenza.
Mamma viveva in un altro appartamento non troppo distante dal mio ed era favorevole al fatto che io diventassi indipendente. Mi veniva a trovare molto spesso.
Arrivai di fronte al portone di casa e tirai fuori dalla borsa il mio mazzo di chiavi, ormai le varie serrature le conoscevo a memoria.
Appena chiusi il portone alle mie spalle facendo attenzione a non fare troppo rumore, imprecai sottovoce.
Ero stanchissima, non reggevo più il sonno e avevo quei bellissimi ma maledetti tacchi che mi impedivano di camminare comoda e oltretutto avrei dovuto ancora affrontare due rampe di scale.
Credo di aver detto parolacce per ogni santo gradino.
Mi ripromisi di non fare più le ore piccole e finalmente fui davanti all'ingresso del mio appartamento.
Entrai, accesi la luce e con un gesto fulmineo gettai la borsa sul divano.
Lanciai i tacchi sul tappeto del salotto e trascinandomi arrivai in camera da letto.
Con la poca forza che mi era rimasta controllai l'ora, le sei.
Non avevo la minima voglia di cambiarmi o struccarmi cosi mi gettai sul letto e in 5 minuti d'orologio mi addormentai.

****

La luce del sole penetrava dalle tapparelle e si scontrava con la mia faccia, fu cosi che mi svegliai.
Appena ripresi coscienza guardai la radiosveglia.
Segnava le 14:20.
Wow che mattiniera.
Sorrisi.
Il cuscino era tutto sporco di mascara e rossetto, avrei messo la federa a lavare più tardi.
Più che altro ero io quella che aveva bisogno di una lavata.
Anche se non mi piacesse granché fare la doccia appena alzata, quella volta devo ammettere che ne sentii il bisogno.
Mi diressi verso la stanza da bagno e alla fine scelsi di immergermi nella vasca per un bagno rigenerante.
Aprii il rubinetto e rovesciai un po di bagnoschiuma al cioccolato nell'acqua.
Raccolsi i capelli in uno chignon improvvisato, mi tolsi il vestito nero della sera precedente e finalmente mi immersi nell'acqua.
Era abbastanza fredda, ci voleva vista l'aria calda di fine luglio.
Finito di asciugarmi mi diressi in camera per vestirmi.
Optai per qualcosa di comodo tanto sarei rimasta in casa.
La mia scelta ricadde su un top viola e dei pantaloncini bianchi con ai piedi le classiche infradito.
Mi piaceva l'estate, anche perchè a scegliere i vestiti ci mettevi davvero un minuto.
Finite queste operazioni un certo languorino non tardò a farsi sentire, così mi diressi in cucina per vedere se ci fosse ancora qualcosa da mangiare.
Trovai delle uova e delle patate così ne approfittai per deliziarmi con una gustosa frittata aromatizzata con prezzemolo, formaggio e pepe nero.
Erano già le 4 e mezza, ormai la TV mi faceva compagnia da mezz'oretta continuando a passare notizie e scoop inutili.
Andai a prendere il cellulare e notai vari messaggi e chiamate.
Risposi alle notifiche del gruppo formato da me e le mie amiche accertandomi che tutte stessero bene dopo la serata un po' spinta di qualche ora prima.
Chiamai mia madre dicendole che fosse tutto ok e mi buttai sul divano aprendo instagram.
Soliti post riguardanti unghie, capelli, esercizi per il fisico o diete.
Nulla di nuovo.
Tutto come al solito.
Stessa usuale monotonia.
All'improvviso mi tornò in mente la figura di Ghali.
Un brivido mi percosse.
Mi ricordai del pezzetto di carta che mi aveva lasciato di sfuggita prima che io potessi ribattere.
Presi la borsa e infilai la mano al suo interno cercando il foglietto stropicciato.
Finalmente lo trovai.
Ero abbastanza in ansia.
Non volevo aprirlo, se ci fosse stato scritto il suo numero avrei potuto cedere e chiamarlo.
Ma non potevo, lui pensava solo a farsi le ragazze che a loro volta ci stavano, perchè si sa, farlo con un tipo famoso è oggetto di ammirazione.
E se mi fossi sbagliata? Magari c'era scritto chiaramente di concedermi a lui.
A poco a poco mi balenò nella testa l'ultima frase che disse dopo avermi consegnato il biglietto.
Almeno quando ci rivedremo saprai come attaccare bottone.
A cosa si riferiva?
Non ce la feci più ad aspettare, cosi lentamente lo aprii.
Rimasi sorpresa.
La calligrafia non era perfetta, segno che avesse scritto velocemente.
Mi portai una mano alla bocca e iniziai a sorridere.
Ottima scelta la Vodka, Lavinia :)
Ecco cosa c'era scritto.
Come faceva a sapere il mio nome? Chi glielo aveva detto? Ma soprattutto aveva ragione, se o quando ci saremmo rivisti avrei saputo cosa dire per attaccare bottone.

GHALI Il Ragazzo Del PokerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora