4. Preparazione al concerto

69 6 21
                                    

«Oddio. Oddio. Oddio. Oddio. Oddio.»
Nina sta ripetendo questa stessa parola da circa tre quarti d'ora. Sembra quasi che il suo cervello si sia bloccato e non sia più in grado di formulare una frase di senso compiuto o una qualche altra parola diversa da "Oddio".

«Hai finito?» le domando nel preciso momento in cui si ferma per prendere un respiro.

«No. Oddio!» ripete e nonostante nel suo tono di voce non ci sia traccia di ironia, non posso fare a meno di scoppiare a ridere.

«Mettiamola così,-» comincio, guardando la mia amica in preda al panico mentre sistema freneticamente i capelli, legandoli e slegandoli circa venti volte nell'arco di un minuto, «tu sei quella che deve guidare tra noi e non ho intenzione di salire in macchina con una pazza al volante ergo, se ci tieni ad andare a questo benedetto concerto per il quale dovrò chiedere scusa a Sam con almeno due ore di sesso consecutivo beh, smettila e andiamo

Le sue dita si fermano a mezz'aria con i capelli intrecciati tra di esse ed i suoi occhi si puntano nei miei, sgranati, come se le avessi appena dato della pazza.

«Tu.» dice, indirizzando il suo indice verso di me ed assumendo un'aria minacciosa, «Rimangiatelo.»

«Lo farò quando questa storia smetterà di essere così... piena di disagio.» dico, trovando in quella parola la definizione perfetta degli ultimi due giorni in compagnia della mia migliore amica.

La sento sbuffare, prima di arrendersi e pettinare i capelli per l'ennesima volta, lasciandoli sciolti sulle spalle. Per fortuna almeno l'outfit ci ha rubato poco tempo, dato che a detta sua sveva i vestiti perfetti per questo incontro tanto desiderato da circa una vita. O comunque, dal giorno in cui hanno annunciato un possibile tour. Vestiti che consistono in un tubino a mezza coscia dalla fantasia indefinibile ed un paio di décolleté nere in contrasto con la camicetta ed i pantaloncini a vita alta che invece ha scelto la sottoscritta, ovviamente abbinati ad un paio di scarpe più adatte per l'occasione.

«Sei sicura che i tacchi siano una buona idea?» le domando mentre si infila la scarpa destra con una mano e con l'altra afferra la borsetta dal comodino, finalmente consapevole che il suo continuo cambio di pettinatura ci ha fatto perdere più temp...

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«Sei sicura che i tacchi siano una buona idea?» le domando mentre si infila la scarpa destra con una mano e con l'altra afferra la borsetta dal comodino, finalmente consapevole che il suo continuo cambio di pettinatura ci ha fatto perdere più tempo del previsto ed ora siamo quasi in ritardo. Almeno sulla scaletta di Nina che, nonostante sia consapevole di essere ospite nel backstage e quindi di non dover fare file interminabili per cercare di accaparrarsi la prima fila, vuole comunque arrivare sul posto almeno un'ora prima dell'inizio ed io non ho il coraggio di contraddirla. Diventa una pazza quando il suo spirito da fangirl prende il sopravvento ed in questi momenti la cosa migliore da fare è non mettersi contro di lei.

«Sì. Probabilmente li toglierò mentre Jack è sul palco e non può vedermi.» afferma fiera e sono quasi tentata a domandare per quale motivo si ostini a metterli se ha comunque intenzione di toglierli, ma capisco che la mossa più saggia è non fare domande ed afferrare la pochette, dirigendomi a passi svelti verso la porta.

**

La strada per arrivare sul luogo del concerto è inaspettatamente più corta di quanto immaginassi, forse a causa del piede di Nina, un po' troppo affezionato all'acceleratore, che ci ha permesso di dimezzare l'attesa e di arrivare a destinazione con ben dieci minuti d'anticipo sul piano di conquista della ragazza fuori di testa al mio fianco.

Dopo aver parcheggiato, spendendo un patrimonio per lasciare in sosta l'auto fino alla fine del concerto, ci dirigiamo a passi decisi verso l'entrata, dove un milione di ragazzine urlanti sono impegnate a cantare una delle mille canzoni che sento spesso uscire, come un lamento, dalle corde vocali poco intonate di Nina che, in questo preciso istante, mentre si sorregge al mio braccio per non cadere a causa dei tacchi, si sta unendo al coro.

«Come mi è saltato in mente di accettare?» mi lamento, ricevendo come risposta un'occhiataccia ed una dedica speciale. Nel mio orecchio. Ad un volume un po' troppo alto.

«Dico, ma sei scema?» grido, staccandomi di botto ed incrociando le braccia sotto il seno, come una bambina, in chiaro segno che non l'avrei più aiutata da ora in avanti.

«Vendetta amica, vendetta.»

Scuoto la testa e senza badare alla mia amica, che mi segue a passi meno decisi ora che non ha più il mio sostegno, mi guardo intorno alla ricerca di qualcuno con cui parlare per annunciare il nostro arrivo o qualsiasi altra cosa facciano le persone che sono invitate a seguire un concerto nel backstage.

Nonostante l'invito infatti, Jackson ha dimenticato di dirmi qualcosa di abbastanza essenziale: come fare per accedere senza sembrare una fan pazza che sta solamente cercando di abbordare il suo cantante preferito.

«Mi scusi?» domando all'uomo seduto dietro la cassa, addetto alla vendita dei biglietti: l'unico essere umano che non sia una fan nel raggio di almeno cento metri.

«Buonasera, mi dica.» ha una voce gentile e piccole rughe gli si formano attorno alla bocca mentre parla. Non sembra avere più di quarant'anni ma dal modo sfinito con cui mi si rivolge capisco che stare a pochi metri da una folla urlante, che sicuramente non perderà tempo a fargli domande sul proprio beniamino, non sia sicuramente il lavoro dei sogni, alla sua età.

«Io e la mia amica vorremmo domandarle a chi dobbiamo rivolgerci per poter entrare nel backstage.» dico, sfoggiando un sorriso e cercando di utilizzare un tono convinto, certa che questa sia probabilmente la domanda che gli viene posta maggiormente durante questi eventi. Ed il silenzio che prende il posto di quella che sarebbe dovuta essere la sua risposta non fa altro che confermare la mia teoria. «Non siamo fan, siamo state invitate dal signor Jackson.» ribatto, con un velo di irritazione nella voce.

«Se voi non siete fan, io sono Gesù.» dice, indicando con la biro stretta tra le dita della mano sinistra la mia amica, a pochi passi da me, intenta a registrare un video in diretta per Instagram in cui grida al mondo la sua gioia per poter finalmente vedere Jackson, la più grande rockstar di tutti i tempi, nonché futuro padre dei suoi figli.

Dio, non entreremo mai.

My F***ing FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora