8. Primo passo per diventare amici

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«Perché non sono nata bella, ricca e famosa?» domando al mio nuovo amico, osservando la sua stanza d'albergo che ovviamente, non poteva che essere una suite.
Ed ancora più ovviamente, non poteva che avere due piccole stanza all'interno, con altri letti, tutti matrimoniali.

«Beh, una delle tre cose ce l'hai.» risponde distrattamente, lanciando i cuscini da quello che è il suo letto momentaneo: un enorme letto a baldacchino che mi fa sentire riposata solo a guardarlo.

«Giusto, sono una famosa venditrice di profumi.» ridacchio, senza dar troppo peso alle sue parole. Nonostante io sia da sempre un tipo notturno e non riesca ad andare a dormire prima delle due di notte, la serata mi ha stremata ed inizio a sentire il peso di quella giornata.

Dio, quanto vorrei provare quel letto.

Penso, mentre Jackson lancia l'ultimo cuscino a terra, con noncuranza. O almeno, sono convinta di averlo pensato anche se a quanto pare devo averlo detto ad alta voce perché il moro sta trattenendo una risata, indicando il letto con aria divertita.

«Fai pure.» dice, scuotendo la testa ed avvicinandosi ad un enorme valigia per prendere qualcosa.

«Fare cosa?» domando, sperando di essermi sbagliata e che i miei pensieri non abbiano realmente lasciato il mio corpo. Non che ci fosse la minima traccia di malizia in quel pensiero ma la cosa mi mette comunque in imbarazzo.

«Puoi sdraiarti qui, se vuoi.»

Bingo.

«Te lo ripeto, non ho intenzione di dormire con te.» rispondo, distogliendo lo sguardo e dondolando i piedi sulla poltrona sulla quale sono seduta.

«Non voglio violentarti quindi smettila di comportarti come se volessi farlo.» mi sgrida ma nelle sue parole non c'è altro che divertimento.  «Sto andando a farmi una doccia, quindi se vuoi saltare sul letto come una bambina e sapere che materassi usano le rockstar fai pure, altrimenti puoi andare a dormire. Sono certo che il tuo letto sarà altrettanto comodo, magari solo un pochino più piccolo.»

Ci penso su ma ho la mente annebbiata dal sonno e le mie reazioni sembrano essersi rallentate perché quando alzo la testa per rispondere, Jackson non è più davanti a me.

**

«Liv? Ehi?»
Una mano mi scuote delicatamente, facendomi aprire gli occhi.

«Che ore sono?» balbetto, cercando di mettere a fuoco il luogo in cui mi trovo. Non è casa mia, né quella di Sam o Nina. Sono confusa.

«Ti sei addormentata mezz'ora fa, credo.» risponde quella voce, mentre io cerco di far leva a tutta la mia forza interiore per mettere a fuoco il suo proprietario.
«Avresti dovuto provare il letto, saresti stata più comoda.»
Solo ora mi rendo conto di essere su una poltrona. Una poltrona grande e morbida, ma pur sempre una poltrona ed il mio collo non sembra esserne felice.

«Jack?» tento, vedendo il braccio tatuato del cantante sotto i miei occhi, ancora posato al mio, nel tentativo di svegliarmi.

«Lo so che sembro una visione ma sono qui e tu dovresti davvero metterti al letto.»

Mi prendo qualche altro secondo per lasciare al mio cervello il tempo di svegliarsi e mi strofino entrambi gli occhi con le mani. Dovevo essere davvero stanca per addormentarmi in quel modo e svegliarmi come se fossi appena uscita da un coma durato anni.

«Scusami,» dico, mettendomi a sedere e passandomi la mano sulla bocca sperando di non aver sbavato su un pezzo di mobilio che probabilmente costa più di casa mia, «mi sa che sono proprio distrutta.»

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