9. Partenze frenetiche e racconti hot

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"Comets falling from the sky
Ebola's on its way
Terrorism's at an all-time high
Your skin is turning gray

We're all gonna die
Ya know we're all gonna die."

«Ma che cazzo?»
Una voce stranamente famigliare mi fa svegliare di soprassalto, coprendo il suono della mia suoneria personalizzata per le chiamate di Nina. Con la testa pesante, allungo un braccio in un punto indistinto, mantenendo gli occhi ancora chiusi e cerco a tastoni il mio telefono, ritrovandomi a posare le dita su una matassa di capelli che non sembrano affatto quelli di Sam, molto più corti e ricci.
Raccogliendo tutte le mie forze, apro un occhio e mi ritrovo di fronte la faccia di Jackson, con gli occhi ancora serrati ed il cuscino premuto sulle orecchie.

Come ho fatto ad addormentarmi di nuovo?

«Mio Dio è una tortura, spegni quel coso infernale!» piagnucola, voltando la testa verso il materasso e premendo maggiormente il cuscino nel tentativo di isolarsi dal mondo e continuare a dormire. Ancora intontita, lascio scivolare la mano, abbandonando i suoi capelli e mi concentro sul suono del telefono, riuscendo ad individuarlo sulla poltrona dove ho passato buona parte della nottata precedente.

Afferro il cellulare e come nei film americani, questo smette di suonare lasciandomi la possibilità di vedere le notifiche e soprattutto, l'orario.

Sono le 9:00 del mattino e qualcosa mi dice che non dovremmo essere qui. Così come io non avrei dovuto svegliarmi su questo letto.
Le notifiche che lascio scorrere sotto i miei occhi me lo confermano, rivelandosi tutti messaggi e chiamate di Nina, tra cui un "Buongiorno amore" di Sam che mi fa sentire improvvisamente la persona peggiore del pianeta.
Cerco di scacciare il pensiero, per quanto sia possibile, ed apro la rubrica, cliccando sul nome della mia migliore amica, salvata con l'appellativo di "spina nel fianco".
Basta solo mezzo squillo perché la sua voce mi inondi le orecchie con un tono squillante che non sono certa di poter sopportare a quest'ora della mattina, soprattutto dopo aver dormito si e no due ore.

«Ce l'hai fatta a rispondere, finalmente!» trilla, rivolgendosi a me come una madre che parla alla figlia dopo che quest'ultima è rimasta fuori tutta la notte.

«Non cominciare. Ti ricordo che mi hai lasciata  da sola ieri sera.» borbotto, passandomi una mano sul viso e stropicciandomi gli occhi, mentre la voce contrariata di Jackson, infastidito dalla conversazione, mi arriva alle orecchie facendomi sfuggire un risolino.

«Era chi penso io?» domanda incredula e con una punta di malizia la mia migliore amica, dall'altro capo del telefono.

«So che sai dove mi trovo. Non far finta che sia una sorpresa.»

«Sapevo che eri nel suo albergo, non che avessi dormito con lui. Non ti facevo il tipo.» ridacchia, continuando a fare allusioni non troppo velate.

«Finiscila. Perché mi hai chiamata? Sei già qui?» domando, cercando di nascondere il senso di colpa che le sue parole, seppur ironiche, sono riuscite ad aumentare. Io non sono il tipo che dorme con un ragazzo che non sia il suo ed è proprio per questo che stamattina mi sento così.

«No, non ancora. In realtà Andrew mi ha chiesto di chiamarti per sapere che fine avesse fatto Jackson dato che aveva un appuntamento circa mezz'ora fa, ma non risponde al telefono.»

«Cazzo!» sbraito, ricordandomi quel piccolo dettaglio e lanciandomi sul materasso per svegliare Jackson con poca delicatezza, senza preoccuparmi di Nina, ancora in linea, al telefono che ho gettato da qualche parte sul letto. Tra tutte le cose che già mi fanno sentire in colpa questa mattina non ho intenzione di aggiungere anche questa.

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