7. Una lunga notte

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«Io stavolta la uccido.» mi limito a dire, ripetendolo circa dieci volte consecutive.

«A sua discolpa: non era quello che volevi?» domanda, visibilmente confuso. Ha ragione, in fondo il mio piano è andato esattamente a segno e dovrei esserne felice, se non fosse che ora sono bloccata qui, sono le due del mattino e Sam starà sicuramente dormendo dato che domani mattina ha la sveglia puntata all'alba per andare al lavoro -e se lo chiamassi, svegliandolo, gli provocherei più di un infarto, e pagare un taxi da sola vorrebbe dire spendere più di quanto io possa effettivamente permettermi.

«Sì, ma era il mio passaggio a casa.» ammetto, riassumendo i miei pensieri.

«Harold,» che, a giudicare dal movimento della sua mano verso l'uomo in giacca e cravatta suppongo sia il nome del suo bodyguard, «dice che la vostra macchina è ancora nel parcheggio. Almeno non ti ha lasciata senza un mezzo.» afferma, infilandosi la giacca di pelle. Avevo quasi dimenticato che deve andarsene.

«Ma mi ha lasciata senza un pilota.» piagnucolo, tirando fuori il cellulare per maledirla tramite whatsapp e per chiamare un taxi.

«Non hai la patente?»

«Esatto, Sherlock.» dico distrattamente, aprendo la chat e facendo partire un abbastanza incazzato messaggio vocale. Non ho tempo per scrivere tutto ciò che vorrei dirle e so che mi conosce abbastanza da non lasciare che anche Andrew ascolti quel messaggio, quindi impiego trenta secondi per promettere una ramanzina infinita il giorno seguente.

«Non posso credere che mi hai lasciata qui-» comincio, col dito premuto sul display, «capisco che i tuoi ormoni non abbiano resistito ma cazzo, Nina, potevi avvisarmi. Come pensi che tornerò a casa ora, eh? Mi devi metà dei soldi del taxi, te lo dico. Non ho intenzione di sprecare i soldi della spesa per questo.» sospiro, sentendo la rabbia iniziale scemare, «Detto ciò e appurato che ho voglia di ucciderti, spero passerai una bella serata.»

«Voi donne siete davvero lunatiche.» ridacchia Jackson sotto i baffi, chiaramente confuso dal mio repentino cambio di atteggiamento nei confronti della mia migliore amica. So che dall'esterno può sembrare strano e il mio atteggiamento può realmente essere scambiato come "lunatico" ma nonostante la rabbia per essere rimasta qui e soprattutto, perché la mia amica non si sia minimamente preoccupata di informarmi della sua fuga, sono felice che la serata abbia preso questa piega per lei. Le sue ultime relazioni sono state abbastanza disastrose ed ha collezionato più casi umani lei nell'ultimo tempo che una persona normale nell'arco della sua intera vita e nonostante le parole di Jackson che hanno descritto il cugino come "uno non adatto alle relazioni", spero che Andrew non sia solo l'ennesimo errore di Nina.

Senza rispondergli, desiderosa di risolvere la situazione al più presto dato che anche lui sta per andarsene lasciandomi lì completamente sola, faccio scorrere la rubrica fino alla dicitura "taxi" e ci clicco sopra, sentendo partire la consueta musica d'attesa.

«Chi stai chiamando?» domanda, alzando un sopracciglio.

«Un taxi, ovviamente.» affermo, allontanando il telefono dall'orecchio per cercare di capire da quanto tempo fossi in attesa, battendo freneticamente il piede sinistro sul pavimento, come sempre quando ho i minuti contati e il mondo sembra girare al contrario per farmi dispetto.

La mano di Jackson afferra il mio telefono, strappandomelo dalle dita.

«Ti accompagno io.»

«No, grazie.» rispondo, riprendendo velocemente il telefono dalle sue grinfie giusto in tempo per sentir rispondere una voce umana dall'altro lato della cornetta.

«Buonasera, volevo domandarle se fosse possibile avere un taxi-» comincio, indicando al mio interlocutore dalla voce profonda, l'indirizzo in cui mi trovo. «Al più presto, se fosse possibile.» aggiungo, gettando un'occhiata a Jackson ed Harold, sulla soglia, in attesa che io li segui.

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