Di sorrisi, scherzi e gavettoni. ~ Fremione

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Di sorrisi, scherzi e gavettoni.

Hermione detestava l'estate, il caldo afoso, la pelle continuamente appiccicosa a causa del calore.
Odiava il dover fare più docce al giorno e rirotrovarsi, sempre e comunque, pregna di sudore.
Detestava tutto ciò.
Per questo, in quella mattina calda e soleggiata, se ne stava all'ombra di un albero all'esterno di casa Weasley. Ormai era normale per lei passare quel periodo dell'anno con tutti loro, soprattutto dalla fine della guerra. Dopo aver obliterato i suoi genitori stava compiendo varie ricerche per poter invertire l'incantesimo, erano passati tre anni ormai... "Granger!" sobbalzò nel sentirsi chiamare, nonostante gli anni i gemelli Weasley continuavano a chiamarla per cognome "Che ci fai qui sola soletta?"
"Pensavo" rispose borbottando al ragazzo che le si sedette accanto, era vestito con dei semplici bermuda ed una canotta nello stile babbano.
Si soffermò qualche secondo a fissarlo, constatando che fosse Fred quello a parlarle.
"Dovresti smetterla di pensare, quando lo fai ti si aggrottano le sopracciglia proprio qui..." disse sfiorandole la fronte con l'indice della mano destra, sempre sorridendo "... rischierai di apparire più vecchia di quello che sei se ti spuntano le rughe"
"Ah, ah, ah, che simpatico" rispose a tono, scacciando via con la mano - proprio come si fa con un insetto fastidioso -  la mano del giovane.
"Perché non vieni con noi giù al lago?"
"Non mi piace stare al sole"
"Puoi divertirti anche stando all'ombra"
"Ah, sì? E come?" si sentiva dal suo tono che non era realmente curiosa di saperlo, ma a Fred non fregava: era sempre stato così, capace di fregarsene degli altri pur di mettere davanti il suo egocentrismo.
"Così!" in pochi secondi si ritrovò zuppa dalla testa ai piedi, come se una tempesta l'avesse investita in pieno. L'unica cosa che riuscì a fare fu emettere un verso di puro stupore vista la freddezza dell'acqua.
"Fred Weasley" pronunciò sillabando il nome, furiosa come non mai. Il ragazzo scoppiò a ridere, riempiendo l'ambiente con quel suono piacevole da udire.
"Cosa, Hermione Granger?"
"Sei finito" afferrò la bacchetta e, utilizzando un incantesimo non verbale, colpì il ragazzo bagnandolo dalla testa ai piedi, i capelli appiccicati sulla fronte, la canotta che aderiva completamente sul busto di lui.
Rimase imbambolata qualche secondo a guardarlo, aveva sempre pensato che i gemelli avessero un fascino tutto loro, ma in quel momento la salivazione si azzerò del tutto.
"Hai finito di ammirarmi? So di essere splendido!"
"Taci Weasley" riprese la bacchetta, ma prima che potesse anche solo muoversi questa le venne catapultata via, ritrovandosi del tutto bloccata tra l'albero ed il corpo del ragazzo. Sentì le gote andare a fuoco al solo sentire le sue mani sfiorare la sua pelle umida.
Non capiva se le goccie che scivolavano sul suo viso fossero dovute al gavettone o al caldo che stava provando.
"Granger, promettimi di non arrabbiarti" le soffiò ad un palmo dal viso, facendo sfiorare appena i loro nasi. Hermione avvertiva ogni filo di pensiero logico abbandonarla, così come le sue forze.
"In che senso non dovrei arrabbiarmi?" il ragazzo sorrise, udendo il suo balbettio, continuando a guardarla con il suo solito sguardo curioso.
"Così.... tutta bagnata e con i capelli appiccicati al viso... sembri una..." iniziò, trattenendo a stento le risa e facendo alterare Hermione: si stava beffando di lei, ancora, di nuovo. Sentì il sangue ribollirle nelle vene e affluire sul viso - sia per la rabbia che per l'imbarazzo che stava provando in quella posizione del tutto  equivoca - iniziò a dimenarsi cercando di spingerlo via, ma ogni suo tentativo fu vano dopo che il ragazzo poggiò le sue labbra su quelle di lei.
La lasciò completamente senza parole e forze, non si aspettava una cosa simile.
"Ho appena trovato un modo per zittirti, Granger!" disse furbamente lascinadola andare per poi smaterializzarsi.
Hermione si toccò le labbra incredula, cos'era quel calore che provava al centro del petto?
Qualcosa, nella sua mente, le fece pensare che - tutto sommato - l'estate non era così male.

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