Liam non poté fare a meno di essere un po' confuso quando non fu Theo a svegliarlo. Strinse piano gli occhi, sbattendoli cercando di vedere il paesaggio intorno alla macchina. Era ancora sotto la coperta, la testa sul soffice cuscino a guardare il retro del sedile del guidatore. Aguzzò l'orecchio ma non sentì nessuna auto, anche quella in cui era era silenziosa, il motore spento e la radio morta.
Il soffice tum-tum del cuore di Theo risuonò attraverso il metallo. Liam si alzò lentamente, tenendo la coperta attorno alle sue spalle osservava l'esterno attraverso il finestrino scuro vedendo solo un campo aperto, la strada una sottile striscia a qualche centinaio di metri di lontananza, visibile solo grazie alle strisce bianche dipinte al centro. Liam strisciò fuori dalla macchina, l'aria fredda gli pizzicava la pelle nuda e gli fece venire la pelle d'oca lungo le braccia. Si strinse ancor di più nella coperta quando calpestò la terra dura, che ormai era polvere a causa della mancanza di pioggia.
I piedi di Theo si vedevano spuntare dal cassone del pickup, le converse bianche che scintillavano sotto la luce della luna come facevano anche quelle di Liam. Liam si avviò lentamente lungo la macchina, sbirciando oltre l'angolo. Theo lo stava già guardando, gli occhi socchiusi e stanchi, le labbra distese in un piccolo sorriso.
<I vestiti sono asciutti.> Disse Theo, la voce rauca, indicando con il pollice il borsone che al momento stava usando come cuscino, come se Liam non lo avesse notato dal fatto che erano oramai lontani dalla lavanderia e Theo era completamente vestito. <Li vuoi?> Liam scosse la testa, arrampicandosi poi sul pickup. Theo non si spostò da come era steso in diagonale per fare spazio, lasciando Liam ad accucciarsi in unangolo, le gambe ad infilarsi sotto quelle che Theo teneva piegate. Theo gli passò il thermos.
<Caffè?> Offrì. <È ancora caldo.>
<È tardi. Non dovresti dormire anziché bere caffè?>
<Sono solo ancora un paio di ore fino a Las Vegas. Avevo solo bisogno di una pausa veloce, saremo di nuovo in viaggio presto.> Mormorò Theo sbattendo piano le palpebre.
<Possiamo aspettare fino a domani per arrivare a Las Vegas. Se sei stanco puo->
<Hai ancora fame? Ho preso del cibo.> Theo gli lanciò il sacchetto prima di mettere il braccio sotto la testa. Liam sospirò ma non commentò il palese cambiamento di argomento, dando attenzione al sacchetto del cibo. Bypassò il mezzo hamburger e trovò quello nella scatola piena. <Non ho preso le patatina fritte. Sono orribili da fredde, ma c'è un sacchetto di patatine.>
<Grazie.> Liam mangiò in silenzio guardando Theo che guardava il cielo, gli occhi che si chiudevano ogni due per tre prima che tracannasse altro caffè dal thermos. Quando Liam finì di mangiare, la fame che gli rodeva lo stomaco in qualche modo placata per il momento, seguì lo sguardo di Theo verso il cielo punteggiato di stelle luccicanti e di una luna crescente.
<Conosci alcune costellazioni?> Chiese piano Liam.
<Non proprio.> Ammise Theo. <Alcune ma nulla di impressionante. Tu?>
<Quelle vere? Non ne ho idea. Io e Mason però ci inventiamo le nostre.>
<Come fai a inventare delle costellazioni?>
<Cosa vuol dire come?Semplicemente... cerchi tratti vicini e dici a cosa somiglia o inventi un nome stupido che sembra scientifico. È come guardare le nuvole.>
<Guardare le nuvole?>
<Sai, quando guardi le nuvole che passano e dici a che animale assomigliano.>