Capitolo 12: Se o Quando

868 67 18
                                        

Il problema di essere affetto da IED, pensava Liam mentre sedeva completamente vestito sul piccolo fondo bagnato della vasca, non era la parte in cui si arrabbiava, certo, quella era una seccatura, ma il problema era ricordare la parte della rabbia. Quando gli era stato diagnosticato aveva occasionalmente letto sul Disturbo Esplosivo Intermittente, con le luci spente nel mezzo della notte mentre la vergogna cresceva nel suo petto, per poi cancellare la cronologia internet come se avesse guardato del porno.

Era diventata quasi un'ossessione. Andava a letto prima, aspettava di non sentire più i suoi genitori andare avanti e indietro per il corridoi o che la porta davanti venisse chiusa quando il suo patrigno andava a lavoro, e poi tirava fuori il suo portatile girando su google, leggendo articoli su articoli. La piccola bolla di vergogna che diventava sempre più grande quando leggeva la parola "imprevedibile" o "pericoloso", tutte le volte che sua madre e suo padre gli lanciavano occhiate nervose come se si aspettassero che avesse un "episodio".

E odiava il fatto che sapesse il perché, il fatto che ricordasse esattamente ciò che aveva detto o i danni fatti quando esplodeva. Avrebbe voluto che fosse più come uno stato di incoscienza dal quale sarebbe uscito confuso e disorientato, senza ricordarsi una singola cosa. Perché almeno avrebbe potuto provare a togliersi la colpa. Avrebbe potuto dire non sapevo cosa stavo facendo, e non avrebbe sistemato le cose ma pensava che magari il senso di colpa sarebbe stato minore.

Ma non poteva, perché sapeva sempre quello che stava facendo. Si sentiva giustificato, come se dovesse gridare e urlare e rompere qualcosa per fare in modo che il sangue non gli schizzasse fuori dalle vene. Non la sentiva come una reazione esagerata. Non fino a dopo, quando si calmava e riguardava ciò che era successo, e gli sguardi nervosi tornavano ed egli guardava di rimando non con furia giustificata ma con un sapore amaro sulla lingua mentre cercava di fermare il senso di colpa dal divorarlo.

Liam si levò i capelli bagnati dal viso, soffiando un respiro, l'acqua che schizzava dalle sue labbra mentre l'acqua continuava a cadergli addosso.

Non era giusto che si ricordasse come era arrivato a quel punto, che si ricordasse ogni fastidioso piccolo pensiero del suo cervello che si scontrava con gli altri fino a quando doveva gridare per zittirli. Non era giusto che quella che era sembrata una perfettamente ragionevole reazione venti minuti prima gli facesse improvvisamente contrarre lo stomaco quando era costretto a realizzare che per chiunque altro non lo era.

Sentì il suo telefono vibrare nell'altra stanza, ma appoggiò solo la testa sulle sue ginocchia respirando piano e profondamente. Non gli serviva più per calmarsi. Era calmo, dolorosamente calmo. Ma forse, forse se fosse rimasto lì seduto abbastanza a lungo e fosse rimasto in silenzio, l'acqua avrebbe spazzato via l'ultima ora. Forse tra un minuto avrebbe aperto gli occhi e si sarebbe ritrovato di nuovo al fiume ozioso con Theo che galleggiava vicino a lui felice e spensierato e non più la stessa testa di cazzo che Liam aveva incontrato mesi prima.

Se Liam avesse pensato che qualcuno sarebbe finito con l'andarsene furente durante la litigata, avrebbe pensato che sarebbe stato lui. Certamente sarebbe stata una brutta mossa, Theo aveva tutti i loro soldi e lui sarebbe rimasto a girare senza meta a Las Vegas cercando di trovare un modo per farsi alcune miglia e tornare a Beacon Hills ma, beh, avrebbe dovuto essere stato lui. Aveva pensato che sarebbe stato lui.

Ma era stato Theo. Theo che aveva lanciato una mazzetta di banconote prima di farlo perché apparentemente Theo aveva programmato l'andarsene furente meglio di quanto avrebbe fatto lui. Era certo che avrebbe dovuto essere stato contento che Theo gli avesse lasciato dei soldi, di avere un modo per tornare a casa. Lo sarebbe stato se avesse voluto andare a casa, ma non lo voleva.

...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora