Capitolo 13

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"Ma professoressa, non può fare un'eccezione? Le prometto che mi occuperò io di tutto, ma la prego, lasci che rimanga ancora per qualche giorno."
"Signorina Granger, ammiro il suo affetto verso la signorina Diamond, ma non credo che gioverebbe ai suoi voti doversi occupare di una così giovane creatura. L'impegno che comporterebbe sarebbe immenso e costante."
"Professoressa..."
Chi parlava era Hermione, che si era recata nell'ufficio della McGranitt quel pomeriggio ed aveva lasciato Diana con una sua compagna di classe che se ne stava temporaneamente occupando. Era stata riluttante a lasciarla, ma non aveva avuto scelta quando aveva deciso di chiedere alla preside di prolungare la sua permanenza nella scuola, poiché, quando era giunto il momento di salutare i giovani ospiti, Herm non era stata capace di dire addio alla sua piccola. Probabilmente nessuno, così pensava Hermione, aveva sviluppato in così poco tempo un legame stretto come il loro.
Vedendo gli occhi supplichevoli della Granger, la McGranitt sospirò rassegnata e disse: "D'accordo, le do una settimana, non di più, e si dovrà occupare lei di tutto il necessario. Confido nelle sue capacità di controllare i suoi istinti caotici infantili, esigo che non disturbi le lezioni e che i suoi voti rimangano invariati."
"Grazie mille, professoressa! Vedrà che non la deluderò."
Così dicendo la Grifondoro si avviò verso la sua sala comune, dove l'attendevano Diana e Elizabeth, la ragazza che se ne era occupata durante quel breve lasso di tempo. Proprio mentre varcaa la soglia del ritratto della Signora Grassa sentì un forte suono, che le ricordò quello che si sente dopo che ci si smaterializza. Possibile che qualcuno si fosse appena smaterializzato nel bel mezzo della sala comune? Decise di lasciare da parte quel pensiero quando vide Diana completamente sola nella stanza che giocava a carte.
Un momento...giocava a carte...da sola?
'C'è qualquadra che non cosa' pensò Herm mentre si guardava attorno vigile. Fu ricossa da un sonoro "MAMMA!" della bimba che corse ad abbracciarla e si fece poi prendere in braccio.
"Ciao tesoro, ti sei divertita a giocare a carte...da sola(?)"
"MA io non ero sola, mamma, ero con p-"
"Me!" concluse repentina Elizabeth raggiungendole, "Stavamo giocando a carte io e lei, non è vero, piccola?" aggiunse guardando la bambina con uno sguardo che ad Hermione parve proprio dire 'stai zitta nanerottola'. Ancora più sospettosa, la grifona ringraziò quell'improvvisata babysitter, omettendo il rimprovero per averla lasciata sola, e si diresse verso la sua camera, sfinita da quella giornata. Nonostante fosse ancora pomeriggio, decise di rimanere in camera a studiare e poi andare subito a dormire.
Proprio mentre rileggeva le sue 5 pergamene a proposito del Veritaserum, sentí provenire dal cameretta adiacente alla sua delle risatina divertite e degli urletti. Da quanto poteva sentire pareva proprio che qualcuno stesse solleticando senza pietà Diana. Si diresse quindi in camera sua e aprendo la porta senti nuovamente quel suono, quel 'crack' che aveva udito quello stesso pomeriggio, qualche ora prima. Diana era nuovamente sola, ma riportava evidenti segni di movimento: i capelli arruffati, i vestiti scompigliati, le guance arrossate ed il fiato corto.
"Ciaaao mamy" esclamò lei con fare colpevole.
"Diana, cosa stavi facendo, tesoro?"
"Eeehm..." indugiò guardandosi intorno palesemente alla ricerca di una scusa "...le capriole!"
"Mmh... D'accordo, ma stai attenta a non farti male."
Detto ciò, torno alle sue attività e, giunte le 8 di sera, si recò nelle cucine della scuola a recuperare qualcosa per sfamare la sua piccola: rimediò un bel piatto di pasta alla carbonara, un bicchiere di latte caldo e qualche biscotto. Al momento di dormire, assopita dal calore del latte, Diana s'infilò tra le coperte ed abbracciò il suo peluche preferito.
Dopo pochi minuti Hermione sentí la vocina di Dia chiamarla e raggiunse la piccola, che le chiese di rimanere un po' con lei. Insieme, le due si appoggiarlo al davanzale della finestra che sovrastava il letto e guardarono il cielo.
"...e quella è la costellazione Cassiopea." concluse la ragazza.
"Mamma mamma! E quella cos'è?"
"Quella è una stella cadente" rispose mentre questa scompariva sotto i loro occhi "e sei stata molto fortunata a vederla perché ora puoi esprimere un desiderio!"
"E si avvererà?"
"Sì, ma solo se non lo riveli a nessuno."
"D'accordo." Chiuse gli occhi, strinse i pugni e si concentrò per qualche secondo, dopodiché guardò Hermione e notò con sommo stupore che gli occhi della ragazza erano imperlati da lacrime salate, che scivolavano poi sulle guance. Senza neanche bisogno di porre la domanda, Diana le prese al mano tra le sue piccole ed Hermione le spiegò singhiozzante la ragione del suo pianto.
"Vedi, Dia, la mia mamma mi cantava sempre una dolce ninna nanna sulle stelle cadenti prima di andare a dormire e...mi...mi manca tanto. "
"Perché ti manca? Dov'è la tua mamma?"
Herm guardò verso il cielo costellato da miliardi di luci.
"Probabilmente su quella stella cadente..."
Seguì un momento di silenzio, interrotto solo dai lievi, ma sempre più consistenti, singhiozzi della Grifondoro. Dopo poco, la bimba le prese la mano e gliela Poggio sul petto, proprio sul cuore e la ragazza lo sentí battere.
"Non ti preoccupare, la tua mamma non è così tanto lontana. È qui con te, sempre."
"Grazie."
Quando decisero di andare a dormire davvero, Diana chiese ad Hermione se potesse cantare la ninna nanna di sua madre ed Hermione fu felice di accontentarla, anche se con un groppo alla gola. Quando la bimba si fu addormentata, Hermione rimase a guardarla dormire e solo allora notò il suo animaletto di pezza, quel peluche così semplice, ma per Dia così speciale, a giudicare da come lo stringeva nel sonno. Non lo aveva mai notato prima d'ora.
Era un furetto, ma non un furetto qualsiasi.
Un furetto albino.

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