Capitolo 11

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In quel silenzioso, Hermione era appena diventata mamma.
Non che avesse partorito lei stessa, certo. Ma aveva una bambina di cui occuparsi e benché fosse solo una situazione temporanea, era comunque un grosso impegno.
Aveva una bambina.
Come era potuto succedere?
Lei non sapeva nulla di come gestire una figlia! Ogni quanto andava innaffiata?
Si rese conto immediatamente della sua ignoranza in questione, perché mai nella sua vita la sua priorità era stata diventare madre. Considerando che era anche figlia unica e non aveva mai dovuto occuparsi di fratelli o sorelle, capì che l'unica possibilità di non fallire miseramente al compito che la preside le aveva affidato consisteva nell'informarsi il più possibile. Decise dunque di dirigersi in uno dei suoi luoghi preferiti al mondo: la biblioteca. Porse la mano alla bimba che la guardava incuriosita dal suo silenzio improvviso, questa l'afferrò ed insieme si avviarono verso la destinazione.
Arrivate, trovarono il luogo desolato, poiché tutti erano ancora in giardino. Hermione cercò un libro a proposito della maternità e, trovatolo, si immerse nella lettura. Noncurante della bambina, rimase a sfogliare libri per un quarto d'ora, finché fu costretta ad alzare lo sguardo, richiamata da un acuto "Wooow, sei altissimo!". Allarmata, la Grifondoro si guardò intorno e notò la mancanza della sua fanciulla, di cui, se ne rese conto solo allora, non conosceva il nome. Corse perciò verso l'uscita, preoccupata come non mai, e vide un ragazzo alto e biondo con la testa china e lo sguardo fisso negli occhi della piccola.
"Wooow, tu sei bassissima!" rispose il ragazzo ed entrambi ridacchiarono, stupendo Hermione, che li raggiunse e prese per mano la bambina, senza badare a chi fosse il simpatico sconosciuto.
"Vieni...mmh...mi potresti dire il tuo nome?" disse rivolta alla piccola.
"Diana, Diana Diamond, ma tutti mi chiamano Dia."
"Che bel nome! Allora vieni, Diana, non importunare questo ragazzo che... Aspetta un attimo... Malfoy?" La sua espressione fu talmente ridicola, evidentemente, che il Serpeverde, vedendola, ridacchiò. Fu la prima volta che Hermione sentì una sua risata che non fosse di completa malignità e non le dispiacque affatto.
"Ehilà Granger, è bello sapere che, anche dopo 8 anni che ci conosciamo, non mi riconosci."
"Già, non ti avevo riconosciuto senza il tuo ghigno. " rispose la ragazza lanciandogli un occhiata quasi divertita, che però fu subito rimossa dalla domanda di Diana, che mise entrambi i prefetti enormemente a disagio.
"Tu sei il mio nuovo papà?"
"Oh, no, io sono un amico della tua mamma e da oggi anche tuo. " disse, chinandosi e stringendole la manina candida come la propria, "Mi chiamo Draco Malfoy, ma tu puoi chiamarmi solo Draco."
Con un sorriso che Hermione non le aveva ancora mai visto in volto, Diana salutò Draco, prima di correre verso la sezione dei libri riguardanti le fiabe. Mentre la biondina sfogliava caoticamente Le fiabe di Beda il Bardo, Hermione, confusa, ma piacevolmente stupita, si avvicinò a Malfoy prima che questo se ne andasse e gli chiese "Da quando siamo amici noi due, Malfoy?"
Draco, che le stava dando le spalle, non parlò per qualche secondo, infine sospirò e decretò: "Non lo siamo, ma a nessun bambino si insegna l'odio. I bambini a cui lo insegnano crescono...beh...crescono come me." e sparì dalla sua vista.
Hermione giurò di aver sentito un velo di amarezza nelle sue parole e forse, ma non ne fu mai sicura, un leggero senso di rimorso.

Recuperata Diana, Hermione si avviò con lei verso il dormitorio dei prefetti, per mostrarle quella che sarebbe stata, per una sera, la sua camera da letto. Durante il tragitto, la grifona cercò di intraprendere una conversazione con la piccola, ma ogni suo tentativo sembrava vano. "Allora, Dia, ti piace stare qui?"
"Si. "
"Perfetto! E dimmi, dove abiti?"
"Londra. "
"È... bella la tua casa?"
"Si, ci sono tanti bambini. "
"E i tuoi genitori? Ti mancano?"
"No."
***
Arrivate a destinazione, Hermione fece apparire una stanza dove si trovavano un lettino dalle lenzuola profumate e violacee, una grande finestra, una cassettiera con qualche capo d'abbigliamento e qualche giocattolo e una libreria piena di libri per bambini. Estasiata, Diana incominciò ad ambientarsi nella sua casa temporanea, il che diede ad Hermione del tempo da dedicare a sé stessa.
Non fece in tempo a sedersi, che la grifona vide una biglietto adagiato sul suo letto, che la informava di essere richiesta dalla preside il prima possibile.
Fiduciosa, Hermione decise di lasciare per pochi minuti la bimba nella sua stanza e si diresse verso il gargoyle di pietra. Detta la password ed ottenuto il permesso d'entrata dalla McGranitt, vide la docente rabbuiarsi, mentre un'espressione seria le nasceva sul volto.
"Signorina Granger, la ringrazio di cuore di essersi occupata di Diana Diamond. Proprio per questo motivo, mi sento in dovere di fornirle qualche informazione sul suo conto. La signorina Diamond è nata in Inghilterra e attualmente vive in un orfanotrofio a Londra, poiché i suoi genitori l'hanno abbandonata su ordine di Voldemort, del quale sono stati seguaci e dal quale sono stati uccisi durante la guerra per mancato servizio. Inoltre è molto più piccola della maggior parte degli altri bambini che si trovano attualmente ad Hogwarts, quindi potrebbe fare fatica ad ambientarsi. So che se ne prenderà cura al meglio con amore e dedizione, ché nessuno più di lei ne ha bisogno."
Finalmente capiva lo strano comportamento di Diana, capiva come mai non sembrava provare nostalgia dei suoi genitori e comprendeva la sua timidezza.
"Grazie professoressa, ora capisco meglio la situazione."

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