Capitolo 7

298 19 2
                                    

Durante il loro gioco di sguardi, Hermione e Draco non capivano più loro stessi: perché si fissavano? Perché non si erano ancora insultati come erano soliti fare? Non immaginavano certo che quell'anno sarebbero cambiate così tante cose...
Il primo a distogliere lo sguardo fu Draco, perché, non potendone più di Pansy, decise di alzarsi e dirigersi verso il suo dormitorio per riposare un po'.
Hermione notò però che tre ragazzi di Serpeverde si alzarono dopo di lui e lo seguirono fuori dalla Sala confabulando tra di loro con aria minacciosa; allora la ragazza, preoccupata, decise di seguire il gruppo senza farsi notare e, appena fuori dalla Sala Grande assistette ad una scena che le fece gelare il sangue: i tre ragazzi stavano insultando Malfoy gridando "Mangiamorte" oppure "Traditore"; il colmo fu quando il più grande di loro sbraitò: "Cosa fai ora? Vai a dirlo a papino? Oh, no aspetta...non c'è più!". Fu la goccia che fece traboccare il vaso: certo, Draco portava rancore nei confronti di suo padre, ma nessuno doveva permettersi di prenderlo in giro in quel modo. Stava per sferrare un pugno sul naso di quel cretino quando vide la Granger dietro ad una colonna e capì che, se avesse iniziato una rissa, quell'impicciona sarebbe immediatamente corsa dalla McGranitt a riferire il tutto e sarebbe finito nei guai.
Respirò profondamente e chiuse gli occhi, come per fare ricorso a tutta la pazienza che aveva in corpo, e disse: "Certo, sono la feccia del mondo magico. Avete ragione. Ora lasciatemi in pace."
Stupiti dalla reazione del ragazzo, i tre aggressori rimasero interdetti e Draco colse l'occasione per andarsene.
Quando tutti se ne furono andati, Hermione si sporse dal luogo dove si era nascosta e decise di seguire Malfoy, incuriosita e spaventata da tutta la rabbia celata che aveva colto nella sua voce. Lo seguì a debita distanza, riuscendo a non farsi scoprire, fino al settimo piano, dove lo vide appoggiarsi sconsolato con la schiena al muro. Era evidente che qualcosa fosse cambiato in lui dopo la guerra: respirava affannosamente e barcollava, restando ricurvo in quel buio corridoio ed Hermione si chiese se fosse per riprendere fiato o per riuscire a mantenere la calma. Poi, con un sospiro di rassegnazione, il Serpeverde fece apparire la Stanza delle Necessità e vi entrò, senza accorgersi di una chioma ricciuta che era riuscita a seguirlo senza farsi vedere.
Si trovavano ora in una piacevole sala con le pareti verdi decorate da intarsi vistosi e il parquet scuro ma lucente. Alle pareti erano presenti vari scaffali, pieni di libri da cui Hermione fu ovviamente subito attratta, e alcune poltrone adornavano la parte più lontana dall'entrata, dove risplendeva un immenso camino che riscaldava l'intero locale. Al centro della stanza si trovava un maestoso pianoforte a coda nero e lucido a cui Draco si era seduto. Dopo essersi scrocchiato lievemente le articolazioni delle mani, le appoggio sui tasti del piano e sospirò sollevato, come se avesse avuto la necessità di trovarsi in quel luogo da molto molto tempo.
Fu Hermione che dovette soffocare il suo stupore quando le giunse una dolce ma malinconica melodia che le inebriò i sensi. Sembrava che le note musicali potessero parlare, che fossero le testimoni dei sentimenti di Malfoy, e la ragazza si illuse per un attimo di poter capire, guidata da quella musica magnifica ma straziante, quello che l'autore stava provando. Deconcentrata da tali pensieri, la ragazza si espose troppo alla vista del Serpeverde che finalmente si accorse della sua presenza. Smise immediatamente di suonare e la squadrò con sguardo disgustato ma stanco: "Dannazione, cosa ci fai tu qui, Mezzosangue?
"Uh...i-io..."
"Immaginavo che mi avresti seguito, ti ho vista dietro la colonna. Hai per caso deciso di seguire la moda di pedinarmi che il tuo amichetto Potter ha lanciato al sesto anno?", insinuò con evidente fastidio.
Hermione scelse di lasciar perdere le sue parole e  invece rispose: "Non ti dà fastidio che ti manchino di rispetto in quel modo?"
"Si, Granger, ovvio che mi dà fastidio, ma ci ho fatto l'abitudine. Da quando è terminata la guerra è difficile trovare un posto dove non sia additato malamente da chiunque mi veda. Ora vattene.", concluse, domandandosi come mai le avesse rivelato ciò. Nonostante non fosse nulla di eccezionalmente personale, quella era stata una delle prime conversazioni tra loro a non terminare con maledizioni o pugni scagliati.
Hermione aveva un'espressione pensierosa sul volto, rattristita al pensiero di quello che le era stato comunicato, e fissava vagamente il fuoco scoppiettante del camino. Non sapeva come rispondere, visto che, da quando la guerra era finita, lei era stata onorata come l'eroina quale era e non si era mai soffermata a pensare cosa ne sarebbe stato di tutte le persone che avevano sostenuto Voldemort ma non erano state rinchiuse ad Azkaban.
Il silenzio calò nella stanza.
"Mi dispiace, Malfoy."
Altro silenzio.
"Non ho bisogno della tua pietà, Mezzosangue, né di quella di nessun altro."
Silenzio.
La Grifondoro dunque, cercando di fare meno rumore possibile, per paura di spezzare quella quiete tra loro, si fece scivolare contro il muro, abbastanza lontana dal ragazzo, chiuse gli occhi e sospirò leggermente. Stare in quella stanza le provocava una strana sensazione di tranquillità, perché le pareva di aver incontrato qualcuno che condivideva parzialmente il suo dolore e che, come lei, non aveva affatto voglia di parlare, ma la sola idea di rimanere di nuovo da sola le faceva rivoltare lo stomaco. Fu allora che il biondo ricominciò a suonare, ed Hermione si lasciò cullare dalla sua musica, tanto che, senza minimamente pensare alle conseguenze, iniziò a cantare:
"You've got the words to change a nation, but you're biting your tongue.
You spent a lifetime stuck in silence afraid you'll say something wrong.
If no one ever hears it, how are we gonna learn your song?
You've got a heart as loud as..."
cessò di cantare appena si accorse di quello che stava facendo e spalancò gli occhi, aspettandosi che il Serpeverde le urlasse contro per aver rovinato la sua melodia. Quello che vide , però, la stupì: Draco non aveva mai smesso di suonare e, ad occhi chiusi, si godeva la voce della ragazza, che non era di certo una cantante professionista, ma non si poteva definire stonata. Per un istante anche Malfoy smise di suonare e aprì gli occhi, volgendo il suo sguardo alla Granger. Come per darle il permesso di continuare, annuì leggermente e riprese a suonare melodiosamente, al che anche Hermione ricominciò:
"...you've got a heart as loud as lions, so why let you're voice be tamed.
Maybe we're a little different, there's no need to be ashamed.
You've got the light to fight the shadows, so stop hiding it away.
I wanna sing, I wanna shout, I wanna scream 'till the words dry out, so put it in all of the papers, i'm not afraid.
They can read all about it,
read all about it..."

Malfoy smise di suonare ed anche Hermione di fermò.
Il silenzio regnava.
Entrambi ad occhi chiusi a sognare una vita che non gli apparteneva.
Vi capita mai di sdraiarvi, chiudere gli occhi e immaginare come sarebbe stata la vostra vita se un piccolo e all'apparenza insignificante evento fosse andato diversamente? Se una persona si fosse rivolta a voi diversamente? Se voi vi foste rivolti a quella persona diversamente? Se voi foste stati... diversi?
Draco stava immaginando come sarebbe stata la sua vita se non fosse mai stato un Mangiamorte, se avesse potuto combattere al fianco del Trio d'Oro o avere una vita normale. Se avesse davvero avuto l'opportunità di scegliere, si sarebbe comunque schierato con Voldemort?
Hermione, invece, stava pensando a come sarebbe stata la sua vita se avesse continuato a credere di essere una normalissima babbana, se non fosse mai avvenuta la Guerra e se Fred, Lupin, Tonks, Piton, Silente ed i suoi genitori fossero stati ancora con lei.
Entrambi i ragazzi si stavano chiedendo "Perché è andata così? Perché il passato mi tormenta?"

Il primo a riaprire gli occhi fu Draco, che si soffermò ad osservare la Granger in quell'angolo lontano nel quale si era accucciata. Il suo volto era tutto fuorché lieto, pareva straziato dai pensieri e Malfoy, pur non sapendo quali essi fossero, era sicuro che non fossero affatto piacevoli.
La luce che giungeva tra una finestra le faceva risplendere i ricci disordinati, adornandoli di un color miele che solitamente non appariva, e le conferiva una lucentezza quasi eterea, in contrasto con la lieve smorfia nella quale la sue labbra erano contorte. Le sopracciglia aggrottate e le mani che si contraevano saltuariamente in pugni, erano le ultime prove nel dolore che, Draco ne era sicuro, stava provando.
Quando dischiuse gli occhi anche la ragazza, i due si scambiarono uno sguardo fugace e tranquillo, spoglio di quella combattività che era stata sempre presente tra loro durante gli anni ad Hogwarts, come se fosse stato normale che la Grifondoro e il Serpeverde d'eccellenza condividessero un momento così privato nella solitudine della Stanza delle Necessità; dopodiché Malfoy si alzò e si diresse verso l'uscita, aprendo la porta e fermandosi per un attimo sulla soglia. Si volse verso di lei un'ultima volta e la guardo nuovamente; "Canti bene, Granger".

Multiplayer - DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora